Logistica, Confetra: Serve piano per decarbonizzare movimentazione urbana merci
L'assemblea della Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica indica la rotta per la sostenibilità: "Serve un progetto nazionale per la transizione verde". Salvini: "L'elettrico è solo una componente"
La parola d’ordine è “decarbonizzazione della movimentazione urbana delle merci“. L’assemblea pubblica 2023 di Confetra, la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, dedicata alla sostenibilità, indica la rotta per un settore che ha bisogno di una “transizione verde che parta da un progetto nazionale“. I numeri indicano il sentiero, perché “ci sono forti motivazioni per concentrare l’attenzione sulla decarbonizzazione del trasporto urbano e, in particolare, di merci, per la forte concentrazione di emissioni“. A livello nazionale, rispetto al complessivo trasporto stradale, “secondo i dati del Cluster Trasporti, quello urbano presenta una quota del 23,1% di veicoli/km e del 30,7% di emissioni di gas serra. Se si guarda al solo trasporto urbano, quello riguardante le merci ha una quota di veicoli/km del 17,3% e di emissioni del 32,5%“.
Inoltre, va considerato che “ci sono anche favorevoli condizioni di contesto“, per cui “lanciare un progetto nazionale di sperimentazione nei centri urbani e metropolitani di decarbonizzazione della distribuzione delle merci sarebbe certamente utile e propedeutica alla complessiva politica di transizione energetica“, spiega Confetra. “A patto che tutto non si risolva solo con l’allargamento delle Ztl o l’aumento delle tariffe di accesso – spiega il presidente, Carlo De Ruvo – serve anche una trasformazione tecnologica e un quadro coerente e compatibile con i flussi di merci a monte e la distribuzione a valle. Bisogna stabilire dei principi fondamentali sui quali poi costruire una politica dedicata e ridurre la disomogeneità di regolamentazione (criteri tecnici, tariffazione, orari di accesso per il carico e lo scarico) della mobilità delle merci nei centri urbani“. Ma il messaggio principale che esce dall’assemblea 2023 è che occorre “fare molta chiarezza“, come dice il direttore generale, Giuseppe Mele. Perché “Molte aziende non sanno ancora esattamente come orientarsi sulla sostenibilità, mentre c’è l’esigenza di capire quali tecnologie utilizzare e quali costi dover sostenere. E le istituzioni dovrebbero cercare di rendere più chiaro il quadro, approfondire, su settori molto complessi come il trasporto e la logistica, gli elementi di base per poter procedere ad una effettiva decarbonizzazione delle loro attività”.
In questo contesto, uno dei punti su cui il governo ripone le maggiori aspettative è il piano Industria 5.0: “Nella legge di Bilancio ci sono le risorse“, sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Intendiamo incrementarle con la riprogrammazione dei fondi del Pnrr, così da giungere a una dotazione, nel 2024 e 2025, di 6 miliardi l’anno, tra risorse nazionali e quelle del Pnrr provenienti dal RePowerEu“. Fondi che “riteniamo possano essere decisivi per supportare e incentivare le imprese nell’ammodernamento tecnologico e nella formazione del proprio personale, quello che abbiamo definito Transizione 5.0“.
Poi c’è la sfida della tecnologia, di cui parla il vicepremier, Matteo Salvini. “Io sto finanziando l’installazione delle colonnine per la ricarica delle auto, l’anno prossimo in Lombardia ci sarà il primo treno a idrogeno, ma se mi domandano ‘possiamo trasformare tutta la logistica in elettrico o idrogeno?’ rispondo che è una fesseria: l’elettrico può essere una delle componenti“, avverte il responsabile del Mit. Secondo valutazioni della Confetra su scenari possibili di immatricolazione di nuovi veicoli elettrici di trasporto merci (Motus E), nel periodo 2024-2030 potrebbero entrare in esercizio poco meno di mezzo milione di veicoli leggeri e poco meno di centomila veicoli pesanti, con un investimento complessivo, in termini di Tco (Total Cost of Ownership per tipologia di veicolo), stimato in oltre 45 miliardi di euro, la cui sostenibilità richiederebbe, ipotizzando un’incidenza media del 20-25% degli incentivi diretti e indiretti, sui costi di acquisto ed esercizio dei veicoli, per circa 9-11 miliardi di euro. “Cifre significative, anche se da verificare, sulle quali occorre riflettere attentamente sui relativi impatti sul bilancio pubblico e soprattutto su quelli aziendali“, mette in chiaro la Confederazione.
C’è poi un altro nodo da sciogliere, che riguarda i valichi alpini. “Un tema per noi importantissimo – avvisa De Ruvo -. Ogni limitazione al transito delle merci risulta davvero critico. Oggi, con la crisi climatica e l’aumento delle frane, stanno aumentando in modo esponenziale le chiusure, anche parziali o temporanee, e questo sta ulteriormente aggravando la situazione. Almeno per il contenzioso con l’Austria sul Brennero andrebbe risolto da un’iniziativa dell’Ue che deve poter garantire il libero accesso delle merci nel mercato unico europeo“.