Chi la chiama tempesta perfetta forse non ha tutti i torti. Prima la pandemia, con lo stop alla produzione e le conseguenze legate alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e la scoperta che lavorare in un altro modo è possibile, conciliando al meglio vita privata e quella professionale. Poi la guerra in Ucraina, che ha portato alla luce la dipendenza del nostro Paese dai combustibili fossili, rendendo necessario spingere sulle energie rinnovabili. E, ancora, gli eventi meteo estremi, frutto di un cambiamento climatico che ha messo – finalmente – l’ambiente al centro dell’agenda politica nazionale e globale. Nel mezzo ci sono le persone, le imprese, le aziende di servizi, e un concetto – non certo nuovo, ma finora sottovalutato, che è quello della sostenibilità. Non solo un’idea, ma una visione che sempre di più sta modellando il sistema economico. Ecco allora che concetti come working balance e well being diventano il fulcro di un nuovo modo di intendere il lavoro.
E poi c’è un coccodrillo, uno dei personaggi de ‘Il libro della giungla’, un ‘mostro’ contro cui Mowgli combatte per una notte intera, che ha ispirato Matteo de Brabant (che nei boy scout aveva proprio questo nome) a dare vita nel 2000 a Jakala, la prima azienda a combinare marketing e tecnologia applicati al mondo dell’engagement e della fidelizzazione. E che oggi, a distanza di 23 anni, è diventata un impero che punta a chiudere il 2023 non solo con 500 milioni di fatturato, ma anche con una vision – e una mission – che sventolano la bandiera della sostenibilità a 360 gradi, integrando e rafforzando quella sociale e quella ambientale.
TREMILA MANGROVIE IN MADAGASCAR. In che modo? In occasione della Giornata degli Alberi, Jakala rafforza la sua green experience, con due iniziative dedicate all’ambiente. La prima è realizzata in collaborazione con Green Future Project, una climate tech certificata e B Corp che supporta le organizzazioni nell’implementazione di strategie sostenibili, con cui, dice a GEA Gioia Ferrario, direttrice HR dell’azienda, “portiamo avanti alcuni progetti di compensazione, come iniziative di riforestazione, protezione e produzione di energia rinnovabile”. Lo scorso anno erano state piantate 1600 mangrovie, come il numero dei dipendenti del gruppo. “Quest’anno – spiega Ferrario – ne pianteremo 2962, perché il team è cresciuto. La piantumazione avverrà sulla costa nord-occidentale del Madagascar, nel sito di Marovolavo”.
Le mangrovie, oltre ad essere essenziali per l’ecosistema marino, poiché forniscono un habitat per moltissime specie, fungono da foreste costiere, estremamente efficaci nel filtrare l’acqua, prevenire l’erosione del suolo e immagazzinare il carbonio. Ma non solo, perché, spiega la responsabile delle risorse umane di Jakala, “hanno un ruolo determinante anche per gli insediamenti umani, fornendo fonti alimentari e servizi ecosistemici”. La realizzazione della messa a dimora viene fatta dal climate partner Eden Reforestation Projects.
UNA DRIVER EXPERIENCE GREEN. Ma c’è di più, perché Jakala punta ad anticipare gli obiettivi europei per diventare una compagnia a zero emissioni entro il 2028, eliminando dal proprio parco auto tutte quelle con motori a combustione, per i quali Bruxelles ha stabilito lo stop dal 2035. “E’ la nostra driver experience – dice Ferrario – che nasce da una decisione coraggiosa, quella di anticipare di sette anni i target europei. Per tutti i neopromossi e i neoassunti, che hanno diritto all’auto, la car list sarà completamente composta da mezzi full electric. E il passaggio all’elettrico è previsto per tutti gli altri al momento della scadenza dei contratti di leasing”. Un progetto a cui si aggiungono colonnine per la ricarica elettrica presso le sedi di Nichelino (To) e Montecassiano (Mc), una policy di guida sicura ed ecosostenibile e l’introduzione di una piattaforma online con indicazione dei distributori più convenienti. E se un dipendente fa rifornimento al prezzo più basso di mercato in quel giorno, Jakala pianta un albero.
IL WELFARE SARTORIALE. E se qualcuno non desidera un’auto aziendale? “Chi rinuncia pur avendone diritto – dice Ferrario – in sostituzione può usufruire di ulteriori servizi di welfare, il cui valore economico cresce di anno in anno, per premiare il dipendente che resta in Jakala e rafforzare così la nostra forza lavoro”. Un sistema che punta tutto sul working balance: “abbiamo un approccio di grande attenzione, di riconoscimento del tipo di valore che ciascuno porta in azienda”, spiega, tanto è vero che le iniziative in questa direzione “sono costruite sulle esigenze di ciascuno”. Così, ad esempio, se un dipendente ha in programma una trasferta all’estero ma svolge il ruolo di caregiver per un familiare, l’azienda può aiutarlo a gestire la situazione in sua assenza, magari cercando soluzioni di assistenza domiciliare o agevolazioni per le visite mediche. O, ancora, è previsto l’allargamento della formazione alla famiglia dei dipendenti: così, figli o nipoti, possono partecipare a summer school che, magari, normalmente sarebbero inaccessibili per ragioni economiche.
FOCUS SULLA SALUTE MENTALE. La sostenibilità, quindi, si fa anche sociale e non solo ambientale. Basti pensare che in Jakala la questione della salute mentale è determinante. “Ovunque, ma soprattutto in un’azienda come la nostra – dice Ferrario – le attività sono intense e quindi offriamo ai dipendenti la possibilità di prendersi cura della loro salute mentale, grazie ad attività di supporto psicologico”. Un benessere che, naturalmente, viene rafforzato anche dall’hybrid working – un po’ a casa e un po’ in ufficio – a seconda delle esigenze personali e di quelle dell’azienda.
PARITA’ DI GENERE E INCLUSIVITA’. Niente, ricorda la responsabile delle risorse umane di Jakala, viene lasciato al caso. Si va dall’attenzione alla parità di genere – “ci assicuriamo di averla anche dal punto di vista salariale” – al tema dell’inclusione. “Il fatto di inserire nelle aziende persone appartenenti alle categorie protette – spiega Ferrario – passa attraverso una progettualità, ma non è l’obbligo di legge che ci deve spingere in questa direzione”, quanto piuttosto un’idea che fa dell’inclusione un punto di forza. “Prepariamo molto bene chi si occupa della selezione perché vogliamo aiutare i nostri dipendenti a sviluppare al meglio le loro competenze e a trovare mansioni adatte a loro”.
Da qui, non si può tornare indietro. Lo chiedono l’ambiente e il clima, lo chiedono le persone. “Rispondiamo alle richieste dei singoli – conclude Ferrario – favorendo una cultura di maggiore responsabilità personale e di rispetto sia dell’ambiente sia della salute e sicurezza”.