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Fertilizzanti

Schizza il prezzo dei fertilizzanti e l’Italia punta sulla circular economy

“I problemi maggiori riguardano le evoluzioni del mercato energetico poiché il gas rappresenta un elemento importante per le produzioni”, ha sottolineato Giovanni Toffoli, Presidente di Assofertilizzanti-Federchimica

Periodo nero per i fertilizzanti. Anche prima dello scoppio della guerra in Ucraina, in Italia l’impennata dei costi delle materie prime ha creato scompiglio nel settore, costringendo alcune aziende a fermare la produzione. Il divampare del conflitto ha reso il quadro ancora più critico e il blocco delle importazioni dei fertilizzanti provenienti da Russia e Bielorussia verso l’Unione europea (circa il 30% del totale – dati Eurostat) ha inferto un duro colpo.

Sicuramente questi avvenimenti hanno influito fortemente sulla crescita dei prezzi”, dice Giovanni Toffoli, Presidente di Assofertilizzanti-Federchimica. “Non sono, però, le uniche cause. Si è infatti registrata una costante salita, a partire dall’attenuarsi della crisi pandemica, quando la domanda a livello mondiale è cresciuta notevolmente e, soprattutto, quando il prezzo del gas ha subito un rialzo improvviso, negli ultimi mesi dello scorso anno”. Quali sono le criticità più rilevanti? “I problemi maggiori – puntualizza Toffoli – riguardano le evoluzioni del mercato energetico poiché il gas rappresenta un elemento particolarmente importante per le nostre produzioni”. L’industria dei fertilizzanti, infatti, utilizza il gas non soltanto come fonte di energia, ma anche come materia prima per la produzione di ammoniaca, elemento indispensabile per tutti i concimi azotati. Per via della crisi energetica i costi sono cresciuti anche, in certi casi, del 300%.

Nella catena produttiva l’ascesa dei prezzi dei fertilizzanti ha avuto ricadute notevoli sui costi di produzione delle aziende agricole. “Il forte aumento delle tariffe dei fertilizzanti nel corso dell’ultimo anno ha pesato molto sui bilanci degli agricoltori”, riporta Donato Rotundo, direttore dell’Area Sviluppo Sostenibile e Innovazione di Confagricoltura. Oggi le imprese devono gestire dinamiche nuove che spesso esulano dal loro controllo e che le pongono di fronte alla necessità di innovare i sistemi di fertilizzazione. I concimi organo-minerali, la distribuzione di precisione, l’innovazione tecnologica o l’utilizzo di prodotti a lenta cessione sono tutte strade percorribili. I fertilizzanti chimici, allora, hanno le ore contate? “In Italia, negli ultimi vent’anni abbiamo registrato un trend in discesa nel loro uso”, spiega Rotundo. “Sono ancora indispensabili – aggiunge – per diverse colture, ma occorre comunque farne un utilizzo ‘più preciso’. Il forte aumento dei fertilizzanti organici è anche dovuto alle leggi italiane che ne regolamentano la produzione, e all’impiego del digestato proveniente dalla filiera del biogas e biometano”.

Dal canto loro, i produttori italiani di fertilizzanti si stanno muovendo per diversificare le fonti di approvvigionamento e investire in innovazione. Anche il comparto industriale è fiducioso sui possibili sviluppi dei fertilizzanti organici. “L’industria – sottolinea il Presidente di Assofertilizzanti-Federchimica – è da tempo impegnata nell’individuazione di nuove materie prime e nel recupero di materie prime seconde per la produzione di concimi al fine di sostenere quanto più possibile i principi della circular economy e di garantire, al contempo, una maggiore autonomia produttiva per le imprese”.

Un aiuto arriva anche dall’Europa. “Dallo scorso luglio è entrato in vigore il regolamento europeo sui fertilizzanti che ha recepito la normativa italiana in materia di fertilizzanti organici e ci fa ben sperare per il futuro”, chiarisce Donato Rotundo, di Confagricoltura. In prospettiva, il ruolo delle istituzioni è fondamentale. “Non vedendo all’orizzonte particolari miglioramenti sul prezzo del gas – precisa Giovanni Toffoli di Assofertilizzanti – riteniamo fondamentale richiedere alle istituzioni che le decisioni assunte a livello nazionale ed europeo tengano in considerazione il ruolo strategico dei fertilizzanti nella capacità produttiva delle imprese agricole, già messe a dura prova dall’aumento dei costi energetici e dagli effetti del cambiamento climatico”.

Non tutto quello che si decide a livello di governo europeo, infatti, soddisfa gli agricoltori. “È un periodo difficile”, commenta Gianluca Lelli, Capo area economica di Coldiretti. “Con il blocco imposto da Russia e Bielorussia sull’esportazione dei fertilizzanti, la speculazione non dà tregua. In un contesto così complicato, la Commissione europea ha proposto di adottare per le stalle con 150 capi o più le stesse regole ambientali applicate alle industrie più inquinanti per ridurre le emissioni in atmosfera”. Il rappresentante di Coldiretti non ha dubbi: “La logica di miniaturizzare l’agricoltura europea, in un momento in cui ci sarebbe bisogno di concentrare gli sforzi anche per coordinare e rendere più efficiente la produzione di concimi organici, aggrava la situazione”.

Quale sarà, dunque, il futuro dei fertilizzanti in Italia?La nostra agricoltura ha un valore aggiunto”, afferma Lelli. “Siamo molto competitivi sulle lavorazioni specifiche e innovative, dobbiamo puntare sugli organo-minerali, prodotti attraverso la reazione o la miscela di concimi organici con concimi minerali, sui concimi a lenta cessione, portare avanti la ricerca e lo sviluppo”. La speranza è anche nelle mani dei più giovani. “Tra gli agricoltori, le nuove leve sono naturalmente quelle più portate a sperimentare, a innovare”, chiosa il rappresentante di Coldiretti. Anche per gli industriali il futuro risiede nell’innovazione. “L’industria dei fertilizzanti che opera in Italia sta lavorando duramente per riuscire a soddisfare la domanda in modo sostenibile, proseguendo anche negli sforzi di decarbonizzazione: operiamo affinché non ci siano criticità lungo la catena di approvvigionamento”. Fondamentale, poi, la collaborazione con gli agricoltori. “Non potendo avere la totale certezza sulla disponibilità e sui trend di mercato futuri, crediamo sia basilare che le imprese agricole si adoperino per programmare e gestire con anticipo la prossima campagna agraria”, conclude Giovanni Toffoli.

(Photo credits: Pascvii da Pixabay)