C’è l’intermodalità nel percorso (sostenibile) dei trasporti, ma non solo. Ne è convinto il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Pino Musolino, che al convegno ‘Vie del mare e intermodalità per l’integrazione e la sostenibilità dei trasporti europei‘, promosso da Connact in collaborazione con gli uffici italiani di Parlamento e Commissione Ue, ci tiene a puntualizzare che “il futuro dei trasporti non riguarda solo l’Italia e l’Europa, ma tutto il mondo e il commercio mondiale“. Perché “se non muovi le merci, visto che il 90% passa attraverso quello marittimo, non hai commercio internazionale, né stabilità, ricchezza e sviluppo“.
L’importante è capire lo scenario. “È evidente che siamo in una fase di ‘cuspide‘: transizione ecologica, transizione energetica transizione di processo, cambio di mentalità, forti elementi di innovazione tecnologica“, spiega il manager, che cita alcuni esempi come “l’impatto dell’intelligenza artificiale, ma non solo, il 5G, il 6G, la realtà aumentata“. Dunque, tantissimi elementi su cui far leva, tra i quali “sicuramente il passaggio anche dello shift modale, che è la cosa più semplice“. Musolino, però, ha un’idea differente: “Prima di inventarci nuove tecnologie, andiamo a ottimizzare ed efficientare quello che abbiamo. Il ché significa fare lo stesso con meno o andare a spostare il momento inquinante delle emissioni in una modalità di trasporto che sia meno impattante“. Ergo, “l’intermodalità è uno degli elementi che ci permettono di andare nella direzione della decarbonizzazione dei trasporti“. Nella visione del manager, infatti, prima “va fatta una ricognizione delle necessità“.
In questo quadro ci deve stare tutto, a 360 gradi. Anche il discorso che riguarda i carburanti, dunque. “L’idrogeno è uno degli elementi, perché ci sono alcuni carburanti alternativi per lo shipping che dureranno 10-15 anni“, spiega, aprendo la riflessione anche ad altre possibilità, come “perché no, la propulsione nucleare, che è già realtà in Usa e Cina“. Quello che Musolino chiede è di seguire il normale iter dello sviluppo del pensiero accademico e scientifico, quello del “confronto franco“. Dunque, “se la priorità è l’abbattimento delle emissioni climalteranti, dobbiamo chiederci se abbiamo tecnologie per riuscire a centrare l’obiettivo, sebbene questo non voglia dire abbracciarla ma verificare laicamente le opportunità“. E’ anche una questione di costi, del resto: “La transizione ecologica costerà molto, soprattutto in fase di startup. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire“. Ecco perché all’intervento dei privati dice: “Siamo apertissimi“, senza nulla togliere al ruolo cruciale che dovrà comunque avere il pubblico.
Il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, infine, solleva un altro problema, che riguarda più in generale il sistema delle valutazioni. “Il 40% dei container gestiti nel mondo sono vuoti, non portano ricchezza, e il 60-70% di questi si trovano in Asia e Cina“, dice. Corroborando il concetto: “Si muovono scatoloni vuoti, dunque non sono soldi ma inquinamento“. Da qui l’avviso ai ‘naviganti’: “Se continuiamo a basare le valutazioni su questo, rischiamo di trarre conclusioni sbagliate. Perché il presupposto dell’analisi è sbagliato“.
Al convegno c’è spazio pure per la riforma dei porti prossima ventura, nonostante Musolino confermi il ‘fioretto’ di provare a non parlarne. “La prima risposta credo sia cosa vogliamo ottenere, qual è il fine ultimo e, sulla base di questo, verificare se gli strumenti esistenti potrebbero o possono, magari adeguatamente implementati, rispondere a quelle esigenza e nell’eventualità che questa esigenza non sia risposta o risposta solo in parte andare a riformare“. Altrimenti “è proprio un processo logico che che non torna – sottolinea -, perché abbiamo fatto una riforma di sistema nel 2016, un correttivo nel 2017 e oggi nel 2024 forse bisogna fare un pit stop, come in Formula 1, per verificare se effettivamente quello che abbiamo per le mani ha la necessità di essere riformato o forse bastano solo interventi di ‘make-up’“. Sul punto, però, si ferma qui, perché “non sono legislatore“. Anzi, assicura di attendere “che il governo presenti una bozza di legge di riforma proprio per leggere. Però – conclude – direi che, idealmente, la cosa più importante sarebbe forse individuare dove vogliamo andare. Perché tracciando la rotta, la nave va“.