
Donald Trump non ha affatto concluso sui dazi. Già dalla prossima settimana il presidente americano potrebbe annunciare nuove tariffe su chip e semiconduttori mentre i prodotti farmaceutici importati in Usa rischiano di esser tassati fino al 250%. E se la Cina al momento resta in standby, perché i negoziati “stanno andando molto bene” e l’amministrazione Usa è vicina a trovare un accordo con Pechino, Unione europea e India non possono ancora tirare un sospiro di sollievo.
In un’intervista al programma ‘Squawk Box’ della Cnbc Trump ha avvertito Bruxelles che, se non rispetterà l’impegno di investire in beni americani gli Stati Uniti imporranno dazi del 35%. “L’Ue ci ha assicurato 600 miliardi di dollari per farci quello che vogliamo“, ha ribadito. Per quanto riguarda l’India, il presidente aveva già espresso la sua insoddisfazione nei confronti di Nuova Delhi, criticandola in particolare per aver acquistato petrolio russo e non aver fatto quanto necessario per aprire l’economia indiana ai prodotti americani. Queste accuse potrebbero spingerlo ad andare oltre il già annunciato sovrapprezzo del 25%, previsto per il 7 agosto. “L’India non è stata un buon partner commerciale perché fa molti affari con noi, ma noi non facciamo affari con loro. Quindi abbiamo concordato il 25%, ma penso che aumenterò significativamente questa cifra nelle prossime 24 ore perché stanno comprando petrolio russo”, ha insistito.
Ciò che desta maggior preoccupazione è l’annuncio di dazi previsti sui prodotti farmaceutici importati negli Stati Uniti fino al 250%, il tasso più alto minacciato finora da Trump. Inizialmente “imporrò un piccolo dazio”, ha detto alla Cnbc, ma poi, entro un anno o un anno e mezzo, “al massimo”, “aumenterò tale aliquota al 150% e poi al 250% perché vogliamo che i medicinali siano prodotti nel nostro Paese”. Già all’inizio di luglio, Trump aveva lasciato intendere di voler imporre una sovrapprezzo del 200% sui prodotti farmaceutici importati negli Stati Uniti se la produzione non fosse tornata rapidamente sul suolo americano. L’annuncio dovrebbe essere fatto, come quelli previsti per i semiconduttori e per i chip, “nel corso della prossima settimana”, ha specificato. Negli ultimi sei mesi, aziende come Eli Lilly e Johnson & Johnson erano corse ai ripari annunciando nuovi investimenti negli States per costruire un rapporto di fiducia con il presidente.
L’obiettivo del tycoon è abbassare i prezzi dei medicinali, che sono più costosi negli Stati Uniti che nella stragrande maggioranza degli altri Paesi industrializzati. Nelle lettere inviate la scorsa settimana a 17 aziende del settore, ha chiesto loro di abbassare i prezzi dei loro prodotti o di affrontare ritorsioni entro il 29 settembre.
Si prevede che i dazi doganali sull’industria farmaceutica saranno all’ordine del giorno dei colloqui tra Svizzera e Stati Uniti, dato che la presidente Karin Keller-Sutter e il suo ministro dell’Economia, Guy Parmelin, arriveranno nel tardo pomeriggio americano di oggi a Washington. I due sperano di ottenere una riduzione del sovrapprezzo del 39% sui prodotti svizzeri che enterà in vigore il 7 agosto, un livello ben superiore a quello applicato a quelli provenienti dall’Unione Europea (15%). Resta da vedere se Trump sarà ricettivo, poiché ha ritenuto infruttuose le precedenti discussioni. “Keller-Sutter è molto gentile, ma non ha voluto ascoltare. Finora non hanno pagato quasi nessun dazio doganale. Abbiamo un deficit di 41 miliardi di dollari e loro vogliono pagare l’1%”, ha insistito alla CNBC.
Intanto tra gli aumenti tariffari previsti, quello sui prodotti brasiliani entrerà in vigore alle 00:01 di mercoledì (06:01 in Italia), con i dazi doganali che ora raggiungono il 50%. Tuttavia, molti settori, come l’aviazione, l’energia e il succo d’arancia, saranno esentati. In totale, secondo Brasilia, il 36% delle esportazioni brasiliane verso gli Stati Uniti sarà interessato da queste tasse.