
Sostenibilità e social. Sono le parole chiave che nel 2024 hanno guidato le scelte turistiche degli italiani, in uno scenario che pare essere tornato ai livelli pre Covid, dopo la battuta di arresto causata dalla pandemia. E’ un quadro positivo quello che emerge dall’indagine realizzata da Federalberghi e Tecnè in occasione della 75esima assemblea di Federalberghi che si svolge a Merano. Il settore ha dimostrato di saper tenere testa alle avversità e di essere capace di superare fasi di emergenza con un consolidamento strutturale della domanda, ma anche con il mutamento delle abitudini.
“Siamo di fronte ad uno scenario che invita a fare grandi cose. Dopo gli anni della pandemia che hanno colpito duramente il settore, si è tornati ai livelli pre-covid. Il settore si conferma come una infrastruttura economica fondamentale per il Paese”, dice il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. Gli italiani, spiega, “stanno dimostrando di prediligere le strutture alberghiere, in particolare quelle votate alla sostenibilità. L’auspicio è che possano rappresentare una massa critica sempre maggiore”. I dati, in effetti, vanno in quella direzione: il 12,7% degli italiani preferisce una struttura certificata e il 38,8% quelle che adottano pratiche sostenibili. “Posso dire con orgoglio – dice Bocca – che l’ospitalità italiana sposa la modernità: ci siamo adeguati velocemente alle tendenze in atto, senza dare nulla per scontato e lavorando sulla qualità dell’offerta, riqualificando le nostre strutture secondo i canoni dell’era green”.
Ma c’è un altro elemento di novità che condiziona il settore, ed è quello legato all’influenza dei social sulle scelte degli italiani. In particolare, dall’indagine emerge che il 12,1% si dice molto influenzato, il 43,9% abbastanza. I tre quarti verifica le recensioni prima di scegliere la destinazione: il 27,7% lo fa sempre, il 49,8% qualche volta.
I dati, in ogni caso, sono buoni. Nel 2024 le presenze in albergo in Italia sono state 283.566.417 e gli arrivi 89.087.262 per una permanenza media di 3,2 giorni. In particolare, i pernottamenti sono stati maggiori del +3% rispetto al 2023 e del +0,9% rispetto al 2019, anno del precedente record. Questo risultato è la sintesi di due andamenti contrapposti tra loro: i nostri connazionali hanno visto un calo di presenze del -1,2% sul 2023 e del -4,2% sul 2019. Al contrario, gli stranieri sono aumentati rispettivamente del +7,1% e del +6,1%. Nel primo trimestre 2025 le presenze alberghiere hanno sfiorato i 44,5 milioni con un calo del -1,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Secondo l’indagine, quindi, “a fare la differenza è il turismo internazionale: gli stranieri tornano in Italia con maggiore continuità, il che va a compensare la ripresa timida del turismo domestico”. Tanto è vero che lo scorso anno la spesa dei turisti stranieri in Italia è stata pari a 54,2 miliardi di euro, con un aumento del 4,9% rispetto al 2023. Nel primo bimestre è già stata di 5,5 miliardi, in aumento del 6,2% rispetto ai 5,2 miliardi dello stesso periodo del 2024.
Ciò che serve ora, è una spinta in più. “Non si può lavorare in solitaria”, avverte Bocca, ed è necessario “avere i supporti necessari affinché l’offerta possa essere attrattiva fino in fondo”. E sotto questo profilo “siamo ancora carenti in termini di infrastrutture: il turismo vive e si esprime sul territorio. Non si possono fare miracoli se non si è agevolati nella raggiungibilità di una destinazione. Auspico che su questo tema si facciano veloci e risolutivi passi in avanti”.