Ridurre il costo delle bollette e puntare all’indipendenza energetica dell’Europa. Sono questi alcuni degli obiettivi principali della revisione, recentemente adottata, della direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, la cosiddetta Case Green, che si concentra in particolare sugli edifici e le famiglie con le peggiori prestazioni. Lo ha ricordato la direzione generale per l’Energia della Commissione europea in un documento di sintesi dove ha evidenziato che “gli edifici, in quanto maggiori consumatori di energia in Europa, responsabili di oltre il 40% dell’energia che utilizziamo e di un terzo delle nostre emissioni di gas serra, offrono un potenziale significativo per guadagni di efficienza energetica e l’integrazione delle energie rinnovabili”. Inoltre, “per i cittadini e le aziende, migliorare le prestazioni energetiche degli edifici renderà più facile ed economico riscaldarli o raffreddarli al livello desiderato”, riducendo gli sprechi e le spese.
“Con il 9,3% dei cittadini dell’Ue che non è in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde nel 2022, le ristrutturazioni energetiche offrono una soluzione concreta e duratura per far uscire molte di queste persone dalla povertà energetica. Nel settore delle costruzioni, le piccole e medie imprese traggono particolare vantaggio da un mercato delle ristrutturazioni potenziato, poiché rappresentano il 99% delle aziende edili dell’Ue e il 90% dell’occupazione nel settore”, ha precisato la Dg. “Migliorare le prestazioni energetiche degli edifici è fondamentale per raggiungere la nostra ambizione di neutralità climatica e porterà benefici concreti ai nostri cittadini. Le ristrutturazioni sono investimenti in un futuro migliore.”, ha dichiarato la commissaria europea all’Enegia Kadri Simson.
In base alla legislazione rivista, i Paesi dell’Ue si sono impegnati ad adottare misure nazionali per ridurre il consumo energetico medio degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Ogni Paese deciderà come raggiungere questo obiettivo e su quali edifici concentrarsi, tenendo conto di fattori quali il patrimonio edilizio esistente e il clima locale. I governi possono anche scegliere di esentare completamente dalla legislazione alcune categorie di edifici, come le case vacanze o gli edifici storici. “Per garantire che i cittadini vulnerabili e le famiglie a basso reddito beneficino di questi miglioramenti delle prestazioni energetiche, i Paesi dell’Ue hanno concordato che almeno il 55% dei risparmi energetici nel settore residenziale venga ottenuto tramite ristrutturazioni di edifici con le prestazioni energetiche più basse. Inoltre, saranno necessarie misure di finanziamento per incentivare e accompagnare le ristrutturazioni e dovranno concentrarsi in particolare sulle persone vulnerabili. I governi dovranno garantire adeguate tutele per gli inquilini, come tramite il sostegno all’affitto o limiti agli aumenti dell’affitto che potrebbero altrimenti derivare dai miglioramenti delle prestazioni energetiche”, ha puntualizzato la Dg.
Per gli edifici non residenziali, saranno gradualmente introdotti standard minimi di prestazione energetica: “Ciò innescherà miglioramenti nelle prestazioni energetiche del 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni in ogni paese entro il 2030 e del 26% degli edifici con le peggiori prestazioni in questa categoria entro il 2033”. Infine, tutti i nuovi edifici residenziali e non residenziali dovranno avere zero emissioni in loco da combustibili fossili, a partire dal primo gennaio 2028 per gli edifici di proprietà pubblica e a partire dal primo gennaio 2030 per tutti gli altri nuovi edifici. “Per supportare ulteriormente il raggiungimento delle zero emissioni, gli impianti solari diventeranno la norma per i nuovi edifici e saranno gradualmente realizzati negli edifici pubblici e in altri edifici non residenziali”. Mentre “infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici e sufficienti parcheggi per biciclette dovranno essere forniti anche nei nuovi edifici”.