Price cap, vittoria italiana ma non bisogna abbassare la guardia

L'accordo trovato a Bruxelles è un successo per il nostro Paese e ha restituito compattezza all'Europa. Che ora dovrà essere solida di fronte alle ripicche di Mosca

Finalmente, dopo più di sei mesi di tira e molla, il price cap è realtà. Sopra il 180 euro a megawattora, scatterà (da febbraio) un meccanismo protettivo in grado di mettere al riparo imprese e famiglie da ulteriori sacrifici e creare un argine alla crisi energetica. La ratifica a livello europeo è stata salutata dal governo di Giorgia Meloni come una battaglia vinta perché, in effetti, tante sono state le resistenze da piegare tra i 27 che alloggiano a Bruxelles, in particolare Germania e Olanda, i meno teneri con noi e con gli altri.

Un successo italiano che porta anche la ‘griffe’ di Mario Draghi. L’ex premier, infatti, è stato il primo a insistere – assieme all’allora ministro Roberto Cingolani – sulla necessità di fissare un tetto al prezzo del gas. Non stupisce che al Cremlino l’abbiano presa malissimo e non dovrà stupire se, nelle prossime settimane, Vladimir Putin metterà in atto delle strategie ritorsive. Fa tutto parte di una storia abbastanza prevedibile. L’angosciante vicenda del gasdotto Nord Stream deve essere di insegnamento. Aver vinto, per citare la presidente del Consiglio e il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, non significa abbassare la guardia sul gas e, più in generale, sulla situazione energetica. Che resta ad altissimo rischio per una serie di congiunture negative. O, comunque, non positive.

Senza esagerare, la medaglietta del successo in chiave europea va giustamente appuntata al petto: è stato un braccio di ferro, quello italiano. E’ stata la goccia che, alla fine, ha scavato la pietra. Da un rinvio all’altro, da un proposito all’altro, da un discorso all’altro della presidente Ursula von der Leyen, si era persa la speranza che davvero potesse accadere qualcosa di positivo. L’Europa è stata sorda per tanti mesi, incapace di trovare un punto di gravità permanente, scossa dai ricatti della Russia e dagli interessi di ciascuno. Poi però ha ritrovato il senno e il senso di un operare comune. Così Bruxelles ha ritrovato la sua compattezza, così Bruxelles ha ritrovato la sua credibilità. Ma adesso dovrà trovare pari solidità per non prendere paura di fronte alle ripicche di Mosca. Facile a dirsi, più difficile a farsi.

Nel caso, dovrà essere di nuovo l’Italia la capofila del buonsenso. L’abbiamo fatto, possiamo eventualmente rifarlo.

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