Gozzi lancia l’allarme: “Sarà un autunno molto complesso”

Il presidente di Federacciai preoccupato: "L'economia è più fragile, c'è un rallentamento degli investimenti. Il vero problema è l'Europa"

E’ un grido di allarme quello lanciato da Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e del gruppo Duferco. Un grido di allarme che mette tutti davanti a una cruda realtà: “Sarà una stagione complessa perché siamo davanti ad un rallentamento della congiuntura. Non possiamo nasconderci. Questo momento arriva dopo due anni molto forti in cui l’Italia dal punto di vista economico ha performato più di tutti in Europa. Il Paese oggi è più fragile, i tassi di interesse sono alti e ad un livello a cui gli italiani non erano più abituati e quindi c’è un rallentamento degli investimenti“, la considerazione in un colloquio con il Giornale di Brescia. “Oltre ad un calo dell’inflazione più lento rispetto a quello che ci si aspettava. Dobbiamo poi tenere presente il rallentamento della Germania, ben superiore al nostro, che inciderà anche sull’economia italiana. Inflazione e guerra sono i due dati di incertezza che pesano sulle previsioni“, continua Gozzi. Parlando del mondo siderurgico, il presidente di Federacciai non nasconde anche qui la sua preoccupazione: “Le aziende energivore francesi pagano l’energia 42 euro a m W/h, quelle tedesche 60 euro, mentre quelle italiane quasi 120 euro. Vale a dire il doppio dei tedeschi e il triplo dei francesi e non è ammissibile. Con questi costi siamo davanti ad un handicap pesante che rischia di generare fermate della produzione e quindi cassa integrazione. Non ci sono molte alternative”.
Gozzi non vede uno spiraglio in fondo al tunnel anche perché le politiche di Bruxelles sollevano molte perplessità: “Il Governo è al corrente e abbiamo rappresentato a Roma la situazione. Il vero problema è l’Europa che ha dimostrato l’incapacità a fare una politica energetica comune. Non si riesce a trovare una sintesi che serve per evitare asimmetrie tra Stati ed ognuno va perla propria strada. L’Italia soffre perché non ha disponibilità economiche come altri. Il nostro governo deve rimarcare questo aspetto ai tavoli europei. Un altro dato che è drammatico: 750 miliardi di aiuti di Stato approvati dalla commissione europea nel 2021 e nel 2022. La Germania ne ha presi il 55%, la Francia il 27% e l’Italia solo il 7%. Non si può andare avanti così“.
Rimediare? Si può per il numero uno della siderurgia italiana: “Siamo il 18esinno Paese in Europa per digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Questo Paese è stato in piedi in questi anni per le aziende manifatturiere che generarono mille miliardi di fatturato. E il nostro biglietto da visita in Europa. E di certo non possono essere i tempi della pubblica amministrazione il nostro vanto. Qualcosa va corretto e la modernizzazione del Paese deve essere al centro dei fondi del Pnrr“. E ancora sulla decarbonizzazione del settore acciaio: “In questo campo siamo campioni europei di decarbonizzazione. Non c’è un paese europeo come noi in cui la produzione sia più dell’80% da forno elettrico. Avremo la leadership nell’acciaio green al 2030, lavorando su ‘scope 1’, ovvero emissioni derivanti dalla combustione diretta e ‘scope 2’, ovvero emissioni indirette. La siderurgia bresciana sta investendo molto nella decarbonizzazione dei processi produttivi. Come consorzio di aziende bresciane stiamo lavorando per acquistare biometano da mischiare con il gas metano per ridurre quel residuo di scope 1 che abbiamo nelle nostre produzioni. Il biogas va incentivato nell’industria e non solo nei trasporti come da normativa. In una produzione annua delle ottomila ore di esercizio complessivo, solo duemila sono coperte da rinnovabili; per coprire il resto delle ore, le soluzioni sono turbogas con carbon capture e energia nucleare”.