La crisi sfila anche in passerella e investe il comparto moda, uno degli asset portanti del Made in Italy, chiamato come gli altri a rispondere alle nuove esigenze delle transizioni green e digitale.
Che esista una difficoltà di mercato per molte imprese lo conferma il ministro Adolfo Urso: “Ci hanno chiesto alcune misure, come la moratoria di un anno dei mutui, la sospensione di alcuni pagamenti, l’allungamento del rimborso dei finanziamenti garantiti da Sace e da Simest e poi altri interventi sul credito di imposta per l’innovazione“, fa sapere dal Fashion & Luxury Talk di Rcs Academy.
Il confronto con il Mef è in corso e allo studio c’è un pacchetto di aiuti per le imprese in “questa fase temporanea, nella certezza che la moda italiana ha un grande futuro davanti a sé“, scandisce. Le misure che, con il collega Giancarlo Giorgetti, Urso sarà in condizione di realizzare e le altre in programma per la seconda parte della legislatura saranno discusse nel tavolo della moda convocato per il 6 agosto.
Come il ministro ricorda sui social, l’industria della moda italiana si è fatta largo nel mondo, diventando “sinonimo di perfezione” nei dettagli, nella ricerca, nella raffinatezza, nell’eleganza e nello stile. Molti marchi stranieri vengono realizzati in Italia perché “tutti ci riconoscono questa capacità di creazione“, rivendica l’inquilino di palazzo Piacentini.
La contrazione del mercato è iniziata con la pandemia, ma le guerre alle porte dell’Europa l’hanno esacerbata. Nonostante questo, l’industria fashion italiana è la prima in Europa e rappresenta il 50% del fatturato europeo, spesso realizzato da piccole e micro imprese, impiegando circa 600mila lavoratori.
La doppia transizione richiede comunque investimenti importanti in innovazione e ammodernamento. Una delle sfide del settore è l’integrazione dell’Ia, per ridurre sprechi e ottimizzare i processi di produzione, oltre che un evidente adeguamento delle competenze. Per il comparto, il governo ha già predisposto un ‘Fondo speciale‘ previsto dal Ddl Made in Italy, con uno stanziamento di 5 milioni di euro per il 2023 e 10 milioni per il 2024. Il Piano Transizione 5.0 stanzia 13 miliardi a favore dei processi di digitalizzazione finalizzati alla sostenibilità green e di efficientamento energetico. Per formare nuove generazioni di lavoratori, è stato istituito il Liceo del Made in Italy e istituita la Fondazione imprese e competenze per ridurre il mismatch tra domanda e offerta.