Torna il tempo delle mele: dalle bucce alle eco-sneakers

Bucce e scarti diventano scarpe green: alcuni brand vegani sperimentano ed emergono negli ultimi anni. Gli esempi di Acbc, Womsh e Id.Eight. 

Moda e sostenibilità, ci prova anche il mondo del calzaturificio italiano. Alcuni brand vegani sperimentano ed emergono negli ultimi anni: Acbc, Womsh e Id.Eight.

Bucce di mela, uva, foglie d’ananas. Così gli scarti diventano eco-sneakers. I brand coinvolgono gli influencer, che le indossano e creano un bisogno indotto sì, ma sostenibile.

Per le Id.Eight, dal design ricercato che richiama gli anni ‘90, vengono utilizzati solo residui e scarti della frutta non commestibili. Materiali che derivano dalla polimerizzazione di bucce e raspi d’uva, foglie dell’ananas, cotone, poliestere riciclato e la similpelle di Frumat, ricavata dagli scarti delle mele attraverso un processo innovativo. Nessun materiale poliuretanico. Ogni componente della scarpa è realizzato con materiali a basso impatto ambientale, a partire da tomaia, suola, lacci, fodera ed etichetta, fino alla scatola che contiene le sneakers ed alla busta che usiamo per l’imballaggio. Id sta per Identità e Eight incarna l’infinito, la capacità di rigenerarsi e quindi l’eco-sostenibilità. Id.Eight è il progetto di sneakers ecosostenibili, realizzate con scarti dell’industria alimentare e materiali di riciclo. Il progetto nasce dall’unione tra il designer coreano Dong Seon Lee e la product manager italiana Giuliana Borzillo. I due sono una coppia anche nella vita:  la passione per le calzature li fa incontrare nel 2017 durante una fiera, ed è amore a prima vista.

Crediamo nel ‘cambiamento in meglio’, è per questo che viviamo“, spiegano i fondatori di Acbc, che sta per ‘Anythig can be changed’. Il team affianca le aziende per produrre calzature econologiche e lavora non solo su processi, prodotti e analisi, ma aiuta le imprese a “cambiare mentalità“. “Abbiamo un approccio scientifico alla sostenibilità. Partiamo dall’LCA o dall’analisi della CO2 per avere dati reali da cui partire“. L’obiettivo è la trasformazione profonda del modello di business: “I nostri clienti sono seriamente intenzionati a ridurre il loro impatto ambientale e a catalizzare il cambiamento nei loro settori. Insieme, definiamo un’ambizione e una strategia coraggiose che trasformano l’impegno in azione e producono risultati reali e duraturi“.

Womsh parte nel 2014. E’ l’acronimo di word of mouth shoes: il nome racconta di scarpe che “sanno parlare e che hanno un messaggio, che usano il passaparola per diffondere il rispetto per l’ambiente“. Progetta, fabbrica e confeziona scarpe in Italia selezionando i materiali e le aziende partner: “Cerchiamo soluzioni che possano lasciare un segno positivo.
Abbiamo occhi grandi per scambiarceli, per immaginare più vita, per trovare nuovi punti di vista. Siamo appassionati, entusiasti, curiosi: dalla diversità e dal rispetto abbiamo imparato tutto quello che sappiamo oggi“. Anni di prove, test, ricerche, mestiere, fino ad arrivare a un prodotto “in cui crediamo molto perché ben fatto, bello e amico dell’ambiente, pronti a comunicare quello che per noi conta di più: la bellezza sostenibile.

 

(Photo credits: id-eight)