Imballaggi, a Eurocamera primo ok alla stretta. Italia protesta, a novembre in plenaria

Cristina Tinelli, responsabile relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura, dice a GEA: "Il nostro settore dell'ortofrutta è preoccupato"

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Un voto teso ma chiaro che conferma una linea dell’Europarlamento sugli imballaggi molto più stringente rispetto alle richieste dell’Italia. La commissione per l’Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento europeo ha adottato con 56 voti a favore, 23 contrari e 5 astensioni la sua posizione negoziale sulla proposta di regolamento della Commissione europea sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio, che ora finirà al voto dell’intera sessione plenaria a novembre.

Nulla ancora è detto, ma gli eurodeputati della commissione competente per il dossier vogliono vietare la vendita di sacchetti di plastica ultra leggere (sotto i 15 micron), a meno che non siano necessarie per motivi igienici o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi per aiutare a prevenire gli sprechi alimentari. Oltre agli obiettivi generali di riduzione degli imballaggi proposti anche dalla Commissione europea, i deputati hanno sostenuto la proposta della relatrice, l’eurodeputata di Renew Europe, Frederique Ries, di introdurre specifici obiettivi di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica (10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040).

Gli eurodeputati sostengono anche limiti minimi di contenuto riciclato a seconda del tipo di imballaggio, con obiettivi specifici fissati per il 2030 e il 2040. Secondo il mandato adottato, entro la fine del 2025, la Commissione dovrebbe valutare la possibilità di proporre obiettivi e criteri di sostenibilità per la plastica di origine biologica, una risorsa chiave per “defossilizzare” l’economia della plastica. Fin dalla presentazione da parte della Commissione europea il 30 novembre 2022, la proposta ha attirato le critiche di industria e politica italiana che hanno contestato principalmente la parte della proposta che riguarda i limiti o divieti di imballaggi considerati ‘non essenziali’ e gli obiettivi di riutilizzo degli imballaggi, con obiettivi minimi per le aziende.

Gli eurodeputati di Envi puntano a distinguere e chiarire i requisiti degli imballaggi da riutilizzare o da riempire. Gli imballaggi riutilizzabili dovrebbero soddisfare una serie di criteri, tra cui un numero minimo di volte in cui possono essere riutilizzati (da definire in una fase successiva nel negoziato con gli Stati membri), mentre distributori finali di bevande e cibi da asporto nel settore di ristorazione e hotel dovrebbero offrire ai consumatori la possibilità di portare il proprio contenitore. Rispetto alla proposta della Commissione, inoltre, i deputati vogliono vietare l’uso delle cosiddette “sostanze chimiche permanenti” aggiunte intenzionalmente (sostanze alchiliche per- e polifluorurate o Pfas) e del bisfenolo A negli imballaggi destinati al contatto con gli alimenti.

Se la delegazione italiana al Parlamento europeo era riuscita a ottenere un ammorbidimento delle regole nelle due commissioni non competenti che hanno espresso un parere (Itre e Imco), altrettanto non si è riuscito a fare in commissione Envi che è competente sul file legislativo. E l’Italia si dice pronta a dare battaglia. “Forte preoccupazione per l’incertezza dello scenario aperto dal voto di oggi in commissione Ambiente (Envi)” è stata espressa in una nota dall’europarlamentare di Forza Italia-Ppe Massimiliano Salini, relatore ombra sul dossier. Come Ppe “presenteremo una serie di emendamenti sulla base del compromesso alternativo che abbiamo sostenuto oggi: è necessario coniugare competitività e sostenibilità, un equilibrio di cui l’Italia è un esempio eccezionale da diffondere in quanto utile all’intera Ue“, ha anticipato. “La nostra battaglia continua: il fatto che sugli emendamenti chiave l’Aula si sia spaccata a metà, ci fa ben sperare in vista del voto finale in plenaria a novembre”, ha dichiarato. Il voto dovrebbe tenersi nella seconda sessione plenaria in programma dal 20 al 23 novembre.

Il voto conferma le nostre preoccupazioni: si continua ad andare verso un sistema che non valorizza il modello vincente italiano, ma che lo mette a rischio”, mette in guardia il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, promettendo che continueremo “la nostra battaglia in tutte le sedi comunitarie per difendere le ragioni di una filiera innovativa, che supera i target Ue con diversi anni di anticipo, che dà lavoro tutelando l’ambiente e affermando i più avanzati principi dell’economia circolare“.

Il nostro settore dell’ortofrutta è sicuramente preoccupato dal voto di oggi sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi e speriamo di riuscire a modificarlo nel voto in plenaria” a novembre, ha spiegato a GEA Cristina Tinelli, responsabile relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura, parlando di “un voto risicato ma questo c’è sul tavolo”. Tinelli ha riconosciuto che il regolamento sugli imballaggi “è sicuramente uno dei dossier che più ci ha tenuti impegnati nell’ultimo periodo. Ci sono parecchi aspetti dirimenti”, ha detto, citando l’obbligo proposto dalla Commissione europea “di utilizzare sacchetti monouso superiori a 1,5 kg per gli imballaggi dell’ortofrutta, che per noi voleva dire perdere tutto il settore della quarta gamma”, ha puntualizzato. Nella posizione adottata in commissione per l’Ambiente, la proposta “passa da 1,5 a 1 kg, però sappiamo bene che anche 1 kg è un risultato che non ci soddisfa per niente, soprattutto perché le altre due commissioni” che hanno adottato pareri sul dossier (Itre e Imco) “avevano completamente tolto questo vincolo”. Per Confagricoltura “è un grosso problema, come l’emendamento passato sulle etichette compostabili su frutta e verdura”. Tinelli ha riconosciuto l’aiuto “da parte degli eurodeputati italiani sul dossier però è necessario abbassare questo limite o addirittura toglierlo”.