Sostegno umanitario in Medioriente e militare all’Ucraina, ma non solo. Si apre oggi e proseguirà fino a venerdì a Bruxelles il Vertice dei capi di stato e governo dell’Ue, con una agenda totalmente stravolta dalle conseguenze del conflitto tra Hamas e Israele, che ancora una volta ha restituito l’immagine di un’Unione europea poco unita di fronte alla politica estera e di sicurezza. Non più solo guerra in Ucraina, competitività dell’industria europea e EuroSummit. “Il nostro incontro avviene in un momento di grande instabilità e insicurezza globale, esacerbata più recentemente dagli sviluppi in Medioriente”, ammette il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella tradizionale lettera di invito ai capi di stato e governo dell’Ue pubblicata ieri mattina. E non è difficile da immaginare che le tensioni in Medioriente saranno dominanti nelle discussioni tra i leader, anche se non è l’unico dossier caldo sul tavolo.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sarà connesso in video-collegamento con i leader Ue nel corso delle discussioni sul sostegno all’Ucraina, in cui i leader dovrebbero riaffermare il pieno sostegno militare, finanziario, umanitario a Kiev di fronte all’aggressione dell’Ucraina. In agenda per la prima giornata di Vertice europeo anche la revisione del bilancio pluriennale (2021-2027). Più di una fonte vede nel vertice un Consiglio prettamente di transizione, per cercare di arrivare a un accordo il “prima possibile”, possibilmente al Vertice europeo di dicembre, l’ultimo prima della fine dell’anno. Sarà l’occasione per i leader di mettere a fuoco quali e quante dovranno essere le priorità per la revisione intermedia del bilancio comunitario, sulla base della proposta della Commissione che ha dato priorità a Ucraina (50 miliardi), migrazione (15 miliardi) e competitività industriale.
Proprio sul tema della competitività dell’industria europea, a quanto si apprende, l’Italia starebbe insistendo per includere nel testo delle conclusioni un riferimento al ‘level playing field’, ovvero alla necessità di garantire parità di condizioni economiche non solo nel rapporto con Stati terzi (in particolare, spiegano fonti, la concorrenza con i sussidi a pioggia della Cina sulle tecnologie verdi e degli Stati Uniti attraverso l’Inflation Reduction Act) ma anche internamente, a causa del rilassamento delle regole sugli aiuti di stato.
In vista della 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, i leader inseriranno all’interno delle conclusioni anche un riferimento alla necessità di raggiungere il picco delle emissioni “al più tardi entro il 2025” per limitare il riscaldamento a circa 1,5 C°, come si legge nell’ultima versione della bozza di conclusioni domani sul tavolo dei leader. Fissando la data per il picco di emissioni nel 2025 i leader Ue si spingono oltre rispetto al mandato dell’Unione europea adottato lo scorso 16 ottobre dai ministri europei dell’ambiente che si sono limitati a dire che il picco massimo nel consumo di combustibili fossili sia registrato “in questo decennio”.