Ucraina, Zelensky: “Mosca vuole espandere guerra”. Von der Leyen apre a dazi su petrolio russo

Irritazione del Cremlino dopo le parole di Trump, che ha definito la Russia "una tigre di carta". Oggi bilaterale Lavrov-Rubio a margine dell'Assemblea dell'Onu

La guerra in Ucraina è al centro della seconda giornata di lavori all’Assemblea generale dell’Onu. A New York è infatti il giorno di Volodymyr Zelensky che, rinfrancato da un rinnovato sostegno a Kiev del presidente americano Donald Trump, ha esortato la comunità internazionale a fare di più in difesa dell’Ucraina. “A causa della debolezza delle istituzioni internazionali, questa follia continua, e anche far parte di un’alleanza militare di lunga data (come la Nato, ndr), non significa automaticamente essere al sicuro”, ha dichiarato lanciando un appello. “La Russia vuole espandere la guerra. Nessuno se non noi stessi possiamo garantire la sicurezza. Solo forti alleanze, forti alleati e solo le nostre armi”.

Intanto, sempre sulla scia delle dichiarazioni di Trump, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ammesso di stare lavorando a dazi sulle forniture di petrolio “che continuano ad arrivare in Ue dalla Russia”. “Il presidente Trump ha assolutamente ragione. Ci stiamo lavorando. Abbiamo già ridotto in modo massiccio la fornitura di gas dalla Russia, abbiamo completamente eliminato il carbone russo e abbiamo ridotto drasticamente anche l’approvvigionamento di petrolio”, ha detto in un punto stampa con il presidente degli Stati Uniti, a margine dei lavori dell’Assemblea.

Gli Stati Uniti hanno escluso qualsiasi possibile adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica, uno dei cui principi fondanti è che un attacco a uno dei suoi membri è un attacco a tutti. Il leader ucraino ha nuovamente espresso soddisfazione per l’incontro di martedì a margine dell’Assemblea Generale con il presidente americano. “Abbiamo avuto un buon incontro con il presidente Trump e ho parlato anche con molti altri leader influenti. Insieme possiamo cambiare molto”, ha affermato. “Certo, stiamo facendo tutto il possibile per garantire che l’Europa fornisca un’assistenza concreta e, naturalmente, contiamo sugli Stati Uniti“, ha aggiunto.

Ieri, dallo stesso pulpito, Trump ha affermato che Kiev potrebbe “riconquistare il suo territorio nella sua forma originale e forse anche spingersi oltre” contro la Russia, cambiando completamente il suo approccio al conflitto dopo mesi in cui aveva affermato che l’Ucraina, al contrario, avrebbe probabilmente dovuto cedere territorio. Anzi, il presidente americano ha definito la Russia “una tigre di carta“, che “combatte senza scopo da tre anni e mezzo una guerra che una vera potenza militare avrebbe dovuto vincere in meno di una settimana” assicurando che “dopo aver conosciuto e compreso appieno la situazione militare ed economica” tra i due Paesi “con il sostegno dell’Unione Europea, l’Ucraina sia in grado di combattere e riconquistare l’intero Paese nella sua forma originale. Con il tempo, la pazienza e il sostegno finanziario dell’Europa e, in particolare, della Nato, i confini originali da cui è iniziata questa guerra sono un’opzione concreta”.

Dichiarazioni che non sono affatto piaciute al Cremlino. “Continuiamo la nostra operazione militare speciale per garantire i nostri interessi e raggiungere gli obiettivi che (…) il presidente del nostro Paese ha stabilito fin dall’inizio. E agiamo così per il presente e il futuro del nostro Paese, per le numerose generazioni a venire. Non abbiamo quindi altra alternativa”, dice il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, secondo il quale il riavvicinamento tra Washington e Mosca avviato da Trump è stato infruttuoso. “Nelle nostre relazioni (russo-americane), una linea di condotta mira ad eliminare i fattori di irritazione (…). Ma questa linea di condotta procede lentamente. I suoi risultati sono vicini allo zero”, spiega durante un’intervista alla radio russa. L’appellativo di ‘tigre di carta’ non è piaciuto alla Federazione Russa, che ha ribattuto: il Paese “mantiene la sua stabilità economica”, dice Peskov, aggiungendo tuttavia che “la Russia sta affrontando tensioni e problemi in diversi settori dell’economia”. “La Russia non è una tigre. La Russia è più simile a un orso. E gli orsi di carta non esistono”, dice Peskov. Da New York Zelensky ha accusato la Russia “di non volere il cessate il fuoco” e ha anche lanciato l’allarme sullo sviluppo di droni autonomi e velivoli senza pilota in grado di abbattere altri droni e di colpire infrastrutture critiche. “Stiamo vivendo la corsa agli armamenti più distruttiva della storia dell’umanità, perché questa volta include l’intelligenza artificiale”, ha sostenuto. “Se il mondo non riesce a rispondere a tutte le minacce e se non esiste una solida piattaforma per la sicurezza internazionale, ci sarà ancora pace sulla Terra?”, ha esclamato