C’è chi la chiama legge storica e chi ne denuncia i limiti. Ad ogni modo, sembra certo che la proposta di Legge sul ripristino della natura, la prima in trent’anni di vita dell’Ue, avrà un futuro che prenderà forma dopo i negoziati interistituzionali. L’Europarlamento riunito in plenaria a Strasburgo ha adottato con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni il suo mandato politico sulla legge ed è pronto ad avviare i negoziati con gli Stati membri. Il primo via libera a Strasburgo è arrivato dopo un voto serratissimo e dopo che gli eurodeputati hanno bocciato (con 312 voti a favore, 324 contrari e 12 astenuti) la mozione per rigettare l’intero provvedimento.
La Legge è diventata nei mesi scorsi il simbolo di uno scontro politico nella storica maggioranza che nel 2019 ha sostenuto la Commissione a guida Ursula von der Leyen e l’anticipazione di come potrebbe cambiare l’equilibrio politico alle prossime elezioni di giugno 2024, con il Ppe spostato più a destra. Come previsto, il Partito popolare europeo (Ppe) ha votato a maggioranza contro il testo, con soli 21 eurodeputati dissidenti (nessun italiano) che hanno votato a favore e due astenuti. Il Ppe ha votato contro insieme alle destre dei Conservatori e riformisti (di cui fa parte la delegazione di Fratelli d’Italia) di cui soli 5 deputati hanno votato a favore e di Identità e Democrazia (di cui fa parte la Lega) che ha votato compatta contro. A sostenere la proposta i Socialdemocratici, i Verdi, la sinistra radicale e la maggioranza dei liberali di Renew Europe, di cui solo 20 eurodeputati (nessun italiano) ha votato contro.
Il testo adottato ricalca nei fatti la posizione negoziale che ha adattato il Consiglio Ue lo scorso 20 giugno, che a sua volta ha ammorbidito la proposta della Commissione Ue di giugno 2022. I deputati hanno sostenuto la proposta della Commissione di mettere in atto misure di ripristino entro il 2030 che coprano almeno il 20 per cento di tutte le aree terrestri e marittime dell’Unione europea, ma che la legge si applicherà solo quando la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e quando i paesi dell’Ue avranno quantificato l’area che deve essere ripristinata per raggiungere gli obiettivi di ripristino per ciascun tipo di habitat. Il Parlamento prevede inoltre la possibilità di posticipare gli obiettivi in presenza di conseguenze socioeconomiche eccezionali.
Come nella posizione degli Stati membri Ue, entro 12 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrebbe valutare l’eventuale divario tra le esigenze finanziarie per il ripristino e i finanziamenti dell’UE disponibili e proporre eventualmente una soluzione con uno strumento finanziario dedicato. La Commissione europea “è pronta ad aiutare a trovare un compromesso” tra co-legislatori sulla legge sul ripristino della natura. “Dobbiamo lavorare insieme sul contenuto della proposta”, ha dichiarato il vicepresidente per il Green Deal, Frans Timmermans, subito dopo il voto, dichiarandosi disponibile a lavorare a un compromesso anche con il Ppe. Riguardo al contenuto della proposta, ha assicurato “abbiamo preso in considerazione le grandi differenze dei vari Stati membri e permettiamo ai vari Paesi di prendere misure per aiutare il ripristino della natura. Quello che chiediamo agli Stati è di fare davvero uno sforzo per andare in questa direzione e credo che questo sia il modo giusto di andare avanti, trovare la giusta combinazione per il ripristino della natura e tutelare le attività economiche in queste aree da ripristinare”. La proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea nel quadro del suo Green Deal europeo a giugno 2022 combina un obiettivo generale per il ripristino a lungo termine della natura nelle zone terrestri e marine dell’Ue con obiettivi di ripristino vincolanti per habitat e specie specifici, andando a coprire almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell’Unione entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.
Con l’adozione del mandato negoziale da parte dell’Eurocamera, ora possono iniziare i negoziati tra Parlamento e Consiglio. Gli Stati membri Ue hanno adottato la loro posizione lo scorso 20 giugno: 20 Stati membri su 27 hanno sostenuto il mandato, con Italia, Finlandia, Polonia, Paesi Bassi e Svezia che hanno votato contro e Austria e Belgio che hanno deciso di astenersi. “Siamo delusi dall’esito del voto sulla Legge sul ripristino della natura, nonostante le obiezioni e le perplessità di tre commissioni parlamentari. Temiamo che questa legge sia controproducente e abbia conseguenze sociali ed economiche significative”, ha commentato in un tweet il Partito popolare europeo (Ppe) dopo l’adozione in plenaria e dopo aver trasformato il voto di oggi in uno scontro politico con i gruppi con cui ha costruito la maggioranza Ursula. In conferenza stampa dopo il voto il leader Ppe, Manfred Weber, ha avvertito del fatto che per il via libera definitivo, una volta che sarà trovato l’accordo, servirà anche l’ok del Ppe. “Il risultato finale ha bisogno di una maggioranza quindi è bene che ora tutti facciano attenzione al contenuto”, ha detto. Durante il negoziato interparlamentare il Ppe si era ritirato dai colloqui con gli altri gruppi. “La democrazia si è espressa e quindi il Ppe tornerà al tavolo dei negoziati e contribuirà al risultato finale. Bisogna guardare al contenuto uscito oggi ed è quello che dovrà essere difeso dal team negoziale del Parlamento”, ha assicurato.