Industria eolica nel panico: la tedesca Siemens Energy chiede aiuti di Stato

Le banche sarebbero riluttanti ad assumersi ulteriori rischi a causa delle ingenti perdite che il gruppo accumula da anni presso la sua controllata Gamesa

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A giugno la tedesca Siemens Energy aveva comunicato che “a seguito del sostanziale aumento dei tassi di guasto dei componenti delle turbine eoliche, il consiglio di amministrazione ha avviato un’estesa revisione tecnica della flotta installata e dei progetti di prodotti. Lo stato attuale della revisione tecnica suggerisce che per raggiungere la qualità del prodotto mirata di alcune piattaforme onshore, saranno sostenuti costi significativamente più elevati di quanto precedentemente ipotizzato”. E ancora: “È troppo presto per avere una stima esatta del potenziale impatto finanziario dei temi di qualità e per valutare l’impatto della revisione delle nostre ipotesi sui nostri piani aziendali”. Ebbene, in queste ore la stessa Siemens Energy – come anticipato dallo Spiegel – sta chiedendo aiuti di stato al governo federale di Berlino sotto forma di garanzie per diversi miliardi di euro.

Le banche sarebbero attualmente riluttanti ad assumersi ulteriori rischi con Siemens Energy. Ciò è dovuto alle ingenti perdite che il gruppo accumula da anni presso la sua controllata nel settore dell’energia eolica Siemens Gamesa. Nel 2017 Siemens rilevò l’azienda spagnola specializzata in parchi eolici onshore. Nel 2020 il gruppo ha scorporato l’intero business energetico e da allora Siemens Energy è quotata in borsa in modo indipendente. Dopo le rivelazioni dello Spiegel, il titolo ha perso il 35% alla Borsa di Francoforte.

Siemens Energy e i concorrenti come Vestas, General Electric e Nordex si sono impegnati negli ultimi anni in una concorrenza “rovinosa” – scrive Spiegel – e hanno immesso sul mercato in rapida successione turbine eoliche sempre più grandi. A ciò si aggiunge la crescente concorrenza dei fornitori cinesi che entrano nel mercato globale con prezzi notevolmente più bassi, del 20%. Vattenfall e Iberdrola hanno già abbandonato alcuni sviluppi quest’anno e le prospettive fosche minacciano di ostacolare gli sforzi di Xinjiang Goldwind Science & Technology, il più grande produttore di turbine eoliche, e di altri produttori cinesi di espandersi al di fuori del loro mercato interno, evidenzia Bloomberg. Infatti la stessa Xinjiang Goldwind Science & Technology ha comunicato che i profitti sono crollati del 98% a 9,4 milioni di yuan (1,29 milioni di dollari) nel terzo trimestre sebbene le installazioni siano in aumento.

Tornando al Vecchio Continente già durante il WindEurope Annual Event 2023 di Copenaghen che si è tenuto in primavera, i rappresentanti dell’industria eolica hanno lamentato di essere stati colpiti dall’aumento dei prezzi delle materie prime, dall’instabilità globale causata dall’invasione russa dell’Ucraina e dall’aumento dei tassi di interesse. E poi “è tempo di accelerare l’autorizzazione dei progetti eolici. L’autorizzazione è il principale collo di bottiglia per l’espansione dell’energia eolica. Attualmente 80 GW di energia eolica sono bloccati nell’autorizzazione in tutta Europa. REPowerEU ha apportato miglioramenti. Lo sviluppo dell’energia eolica è ora di interesse pubblico prioritario. REPowerEU ha anche proposto utili modifiche ai permessi ambientali e ha definito scadenze chiare per l’autorizzazione. Questi cambiamenti devono ora essere applicati a livello nazionale e locale“, sottolineava WindEurope. “Il Net Zero Industry Act dell’Ue vuole aumentare la capacità produttiva europea di turbine eoliche a 36 GW/anno. Ciò significa investimenti in stabilimenti esistenti e nuovi. Ma significa anche investimenti in infrastrutture di supporto come reti, porti, navi e nella forza lavoro qualificata – concludeva Windeurope – necessaria per garantire che la transizione energetica sia veramente made in Europe“.