Al centro della transizione ecologica c’è l’Internet of Things

L'IoT permetterà di ridurre gradualmente i consumi di energia. Sono previsti dal Pnrr quasi 30 mld di euro per sostenere i progetti basati su queste tecnologie

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Nei prossimi anni siamo chiamati ad una sfida che determinerà il futuro delle prossime generazioni. La transizione ecologica potrà essere supportata da processi più efficienti, strumenti smart che permettano di ridurre i consumi di energia e di prevedere quando un macchinario ha bisogno di manutenzione, prima che questo si guasti. Su tutti questi fronti l’Internet of Things può svolgere un ruolo importante e la riprova di questo sta nei quasi 30 miliardi di euro contenuti nel Pnrr che riguarderanno progetti basati su tecnologie IoT”. Così Angela Tumino, direttrice dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano in occasione della ricerca presentata oggi durante il convegno ‘Guardare oltre la ripresa: strategie e investimenti per l’Internet of Things’. l’Internet of Things, ‘internet degli oggetti’, è il processo di connessione a Internet di oggetti fisici di utilizzo quotidiano, dagli oggetti più familiari usati in casa, come le lampadine, alle risorse in ambito sanitario, come i dispositivi medici, ai dispositivi indossabili, a quelli smart e, per finire, alle smart city.

I dati parlano chiaro: il mercato dell’IoT solo nel 2021 vale 7,3 miliardi di euro, quota ben al di sopra dei livelli pre-Covid (6,2 miliardi nel 2019). Non solo: il valore dei servizi raggiunge quota 3 miliardi di euro, circa il 40% del mercato IoT complessivo, +25% rispetto al 2020. Le opportunità di business sono enormi se si pensa che gli oggetti connessi attivi in Italia sono 110 milioni (poco più di 1,8 per abitante, 37 milioni di connessioni IoT cellulari e 74 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione). La ricerca del PoliMi conferma anche il grande interesse pubblico-privato sul mondo IoT. “Aziende, Pubbliche amministrazioni e consumatori sono sempre più interessati a gestire da remoto asset e dispositivi smart, attivandone servizi e funzionalità avanzate – ha sottolineato Giulio Salvadori, co-direttore dell’Osservatorio IoT -. Si assiste poi al lancio di nuove strategie e modelli di business basati sulla servitizzazione e a un generale incremento delle aspettative per il futuro”. Non può sorprendere dunque che lo sguardo si rivolga ancora una volta al Pnrr anche e soprattutto in ottica di transizione ecologica e decarbonizzazione. Secondo gli esperti dell’Osservatorio IoT, le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza che potranno interessare il settore ammontano a 29,78 miliardi di euro: 14 miliardi per ambiti che riguardano la Smart Factory, 4 miliardi per l’Assisted living (in particolare per la telemedicina), 5,9 miliardi sono dedicati alla Smart City (2,5 miliardi in rigenerazione urbana, 2,5 miliardi per la gestione del rischio idrogeologico e 900 milioni per una rete idrica più efficiente e digitalizzata).

Internet of Things e Pnrr vanno a braccetto anche per quanto riguarda l’ambito Smart Building (efficienza energetica e sostenibilità) e soprattutto le Smart Grid, per cui sono previsti 3,6 miliardi volti a migliorare l’efficienza della rete e aumentarne la capacità. Ulteriori ambiti di intervento riguardano l’infrastruttura abilitante della IoT, (dai 7 miliardi per banda ultra-larga e 5G, agli 8,4 destinati al rinnovo di mezzi di trasporto – treni, autobus e navi – fino ai 4,8 miliardi per la digitalizzazione della logistica). L’Osservatorio del PoliMi ha condotto un’indagine che ha coinvolto 95 grandi imprese e 302 Pmi italiane: ebbene, l’80% delle grandi aziende ha attivato servizi a valore aggiunto basati sull’Internet of Things (+4% sul 2020). “In 2 aziende su 3 – ha rimarcato Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’Osservatorio – il contesto legato al Covid ha avuto ripercussioni sulle decisioni di investimento in nuovi progetti di Industrial IoT. Il 36% delle grandi imprese e il 40% delle PMI ha deciso di aumentare gli investimenti. Una percentuale più bassa, rispettivamente il 31% e il 23%, ha invece ridotto il budget destinato a questi progetti. Il fatto che sia maggiore il numero delle imprese che ha deciso di investire costituisce un segnale incoraggiante, che può essere in parte attribuito anche agli ingenti investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in area Industria 4.0”.

Un ulteriore settore di intervento per cui risulterà cruciale cogliere le opportunità del Pnrr è l’agricoltura 4.0. Sempre secondo gli esperti della School of Management del Politecnico di Milano (ma in questo caso l’Osservatorio Smart Agrifood e il Laboratorio RISE dell’università di Brescia), nonostante la crisi Covid, l’Italia “ha continuato nel percorso di crescita ed evoluzione” e da 1,3 miliardi di fatturato del 2020 si è arrivati a 1,6 miliardi nel 2021, con una crescita del 23% guidata soprattutto dalla spesa per macchine e attrezzature agricole connesse, seguita da quella per sistemi di monitoraggio e controllo applicabili a mezzi e attrezzature agricole post-vendita (35%).

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