Maltempo flagella il Nord Italia. Musumeci: Aziende si assicurino. Nel 2023 record 6 mld danni

Per il ministro: "La strada per Cogne non percorribile in un mese". Per Ania nel 2023 l’industria assicurativa nel mondo ha pagato quasi 100 miliardi di euro per sinistri legati a catastrofi naturali.

Novanta centimetri di pioggia in seri ore, Cogne sommersa dall’acqua. Dopo il nubifragio che nel fine settimana ha travolto la Valle d’Aosta e il Piemonte – dove alcune valli sono ancora isolate a causa delle frane – è iniziata la conta dei danni in tutto il Nord Italia. Almeno 25 milioni di euro, secondo una prima stima del governatore Alberto Cirio. Nel frattempo, a distanza di 48 ore, la cittadina valdostana Cogne è senza collegamenti: “La strada che collega anche Valnontey, che è strategica e importante, temo che non possa essere resa percorribile in un mese“, annuncia il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci. “Sono intervenuti in questi giorni tutti i soggetti chiamati all’emergenza, dai vigili del fuoco alle forze dell’ordine, quindi tutti dobbiamo augurarci che Cogne e quella area vengano sottratti all’isolamento fisico e guardare all’immediato futuro”, spiega il ministro.

Grandinate, frane e smottamenti sono stati registrati anche in Piemonte, in particolare Torino e le zone del Canavese, Vercellese occidentale e basso Biellese. Prosegue oggi la rimozione di fango dagli edifici a Macugnaga (nel Verbano Cusio Ossola), mentre per una nuova perturbazione a Torino ieri sera sono stati oltre 50 gli interventi dei vigili del fuoco per alberi caduti e tetti divelti. Pioggia record anche in Veneto: 77 millimetri di acqua è caduta su Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. In generale, la morsa del maltempo non si allenta: “Oggi il fronte temporalesco che ieri ha raggiunto l’Italia muoverà il suo raggio d’azione verso le regioni del centro e raggiungerà poi entro la serata anche il sud peninsulare”, annuncia Lorenzo Tedici, meteorologo de ‘iLMeteo.it’. Le temperature scenderanno ancora, poi da giovedì, l’anticiclone delle Azzorre riuscirà a riportare condizioni atmosferiche più stabili per tutti.

In generale, sono troppe emergenze dovute al cambiamento climatico: il ministro Musumeci è della stessa idea del governatore veneto Luca Zaia: “La nuova strada che bisogna imboccare è quella delle assicurazioni”. I fondi non bastano più a ripianare i danni causati da alluvioni e maltempo. È necessaria una strategia diversa. “Dobbiamo ricorrere alle polizze assicurative per le aziende – conferma il ministro – non possiamo pensare che lo Stato possa intervenire sempre e per tutti. Non ci sono più le risorse necessarie per un’emergenza che è diventata pressoché quotidiana”.

Nel 2023, l’industria assicurativa nel mondo ha pagato quasi 100 miliardi di euro per sinistri legati a catastrofi naturali, secondo i dati diffusi da Ania. In Italia si è registrato il massimo storico dei danni assicurati: oltre 6 miliardi, di cui 5,5 miliardi causati da eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana. “Il cambiamento climatico è una sfida cruciale – spiega la presidente Maria Bianca Farini – Assistiamo a catastrofi naturali sempre più estreme, frequenti e distruttive, che mettono a rischio un numero sempre maggiore di persone e beni materiali“. Per Ania, gli italiani si proteggono ancora poco, dal punto di vista assicurativo, contro le calamità naturali: solo il 6% delle abitazioni è coperto contro i rischi di terremoto e alluvione e solo il 4% delle piccole imprese possiede una polizza contro tali rischi. Secondo il ministro non è più tempo di eventi eccezionali, ma ordinari con i quali si è chiamati a fare i conti come cittadini e come istituzioni. “E bisogna mettere mano a una seria e concreta campagna di prevenzione per le strutture e anche di comunicazione per chi vive in quelle aree”, aggiunge Musumeci. La priorità in Italia – sottolinea – è mettere in sicurezza il territorio. Ma manca, a suo giudizio, una “seria programmazione” che non è stata fatta perché gli interventi contro il dissesto idrogeologico non sono considerati prioritari. “E’ un problema culturale -spiega – dobbiamo accelerare il processo di cambiamento“.