Mase al lavoro su nuovo Pniec: rete con altri ministeri per consegna il 30/6

Il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica fa sapere a GEA che non ci saranno ritardi

La versione aggiornata Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, andrà consegnata all’Unione europea entro il 30 giugno. Si tratta dello strumento con cui gli Stati dell’Unione europea identificano politiche e misure per il raggiungimento degli obiettivi energia e clima al 2030, un quadro di misure di attuazione nazionale degli impegni europei di riduzione delle emissioni, presi nell’ambito dell’Accordo di Parigi.

Gli altri Paesi europei ci stanno lavorando da tempo, noi abbiamo appena iniziato“, ha confessato il mese scorso Federico Boschi, capo del Dipartimento Energia presso il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) nel corso di un convegno organizzato dal think tank Ecco. La responsabilità sarebbe del governo e dei ministri precedenti, che non avrebbero messo tra le priorità la riscrittura del Piano, fermo al 2018. Dopo aver recepito eventuali aggiustamenti suggeriti da Bruxelles, il testo dovrà essere approvato entro fine anno.

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica fa sapere a GEA che non ci saranno ritardi. Sulla base degli indirizzi forniti dal ministro Gilberto Pichetto, il documento, viene spiegato, “seguirà tempi e modalità al fine di fornire i nuovi scenari previsti entro il 30 giugno. Il gruppo di lavoro Mase sta già elaborando i testi in accordo anche con gli altri ministeri interessati“.

La versione del Pniec del 2018 non è mai entrata in vigore, ma è totalmente superata. Intanto perché non tiene conto dell’inserimento della tutela dell’ambiente in Costituzione, avvenuta lo scorso anno. Poi non tiene conto della modifica degli obiettivi di taglio alle emissioni da parte dell’Ue: parla di un taglio di emissioni di gas a effetto serra del 40% al 2030, obiettivo poi salito al 55%.

Il Pniec definirà la strategia energetica italiana dell’Italia verso il 2030. L’ultimo documento rilevava come le emissioni di gas a effetto serra (GHG) da usi energetici rappresentassero l’81% del totale nazionale pari, nel 2016, a circa 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente [Mt CO2eq] (inventario nazionale delle emissioni di gas a effetto serra, escluso il saldo emissioni/assorbimenti forestali). La restante quota di emissioni deriva da fonti non energetiche, essenzialmente connesse a processi industriali, gas fluorurati, agricoltura e rifiuti. Da allora, però, la quota di rinnovabili nel mix è aumentata ed è destinata ad aumentare. Mentre al momento i 2/3 di energia in Italia sono prodotti da fonti fossili e 1/3 da rinnovabili, nelle intenzioni del ministro, il rapporto è destinato a invertirsi nel 2030 per arrivare all’azzeramento di emissioni nel 2050.