Verso la catastrofe climatica. Onu in allerta: Addio obiettivo di 1,5°C

Guterres: La dipendenza delle economie mondiali dai combustibili fossili è una follia, la guerra in Ucraina potrebbe far deragliare ulteriormente l’azione sul clima

scioglimento ghiacciai

Mentre la guerra in Ucraina mette sotto i riflettori le economie dipendenti dagli idrocarburi, il mondo sta guardando a possibili scenari che potrebbero aiutare a limitare il riscaldamento globale ed evitare di andare verso una catastrofe climatica. Dopo più di un secolo e mezzo di sviluppo dei combustibili fossili, il pianeta ha visto un aumento in media di 1,1°C rispetto all’era preindustriale, e sta già sperimentando devastanti ondate di calore, siccità, tempeste e inondazioni. L’avvertimento lanciato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, poco prima dell’apertura di due settimane di negoziati da parte degli esperti del clima dell’Onu (Ipcc) è più sorprendente che mai: “Stiamo camminando alla cieca verso la catastrofe climatica” e “se continuiamo così, possiamo dire addio all’obiettivo di 1,5°C”. Ma “anche l’obiettivo dei 2°C potrebbe essere fuori portata”, ha detto Guterres, riferendosi agli obiettivi dell’accordo di Parigi. La dipendenza delle economie mondiali dai combustibili fossili è “una follia”, ha insistito in un video messaggio inviato ad una conferenza organizzata da ‘The Economist’.

Circa 200 paesi hanno iniziato lunedì a rivedere il nuovo rapporto dell’Ipcc sulle soluzioni per ridurre le emissioni, che sarà pubblicato il 4 aprile dopo due settimane di intense discussioni online e a porte chiuse. Nella prima parte del suo rapporto, pubblicato nell’agosto 2021, l’Ipcc ha indicato l’accelerazione del riscaldamento, prevedendo che la soglia di +1,5°C rispetto all’era preindustriale – l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi – potrebbe essere raggiunto già intorno al 2030. La terza sessione esaminerà i possibili modi di frenare il riscaldamento globale, suddividendo le possibilità per grandi settori (energia, trasporti, industria, agricoltura, ecc.) senza dimenticare le questioni di consenso sociale e il posto delle tecnologie nella cattura e nello stoccaggio del carbonio.

Stiamo parlando di una trasformazione su larga scala di tutti i principali sistemi: energia, trasporti, infrastrutture, edifici, agricoltura e cibo”, ha detto all’Afp l’economista esperta di clima Céline Guivarch, una delle autrici del rapporto. Trasformazioni importanti che devono “iniziare ora” se vogliamo raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050, ha aggiunto.

Queste questioni, che riguardano l’organizzazione stessa dei nostri stili di vita, dei nostri modelli di consumo e di produzione, porteranno probabilmente a discussioni vivaci durante le due settimane in cui i 195 Stati passeranno al setaccio la ‘sintesi per i decisori’, una sorta di riassunto delle migliaia di pagine del rapporto scientifico, riga per riga, parola per parola. In un contesto reso ancora più “infiammato” dall’invasione russa dell’Ucraina, nota Alden Meyer, analista del think tank E3G, che si aspetta di sentire molto parlare del conflitto. Sul fronte del clima, spera che “a lungo termine”, questa guerra “darà più slancio e impulso alla necessità di abbandonare il gas e il petrolio in generale”. “Questo è un rapporto fondamentale pubblicato in un momento cruciale in cui governi, aziende e investitori stanno ricalibrando i loro piani per accelerare la rapida uscita dai combustibili fossili e la transizione verso sistemi alimentari più resilienti e sostenibili”, ha commentato Kaisa Kosonen di Greenpeace.

Mentre secondo l’Onu gli attuali impegni degli Stati, se rispettati, porterebbero a un riscaldamento “catastrofico” di +2,7°C, i firmatari dell’Accordo di Parigi sono chiamati a rafforzare le loro ambizioni di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro la conferenza sul clima COP27 dell’Onu prevista in Egitto a novembre. Ma dopo una COP26 finita in un “ingenuo ottimismo”, per Antonio Guterres la guerra in Ucraina potrebbe invece far deragliare ulteriormente l’azione sul clima. Con politiche di sostituzione degli idrocarburi russi che rischiano di “creare una dipendenza a lungo termine dai combustibili fossili, e rendere impossibile limitare il riscaldamento a +1,5°”, un obiettivo che ora è “in una situazione critica”.