La firma della lettera d’intenti fra Ansaldo Energia, Ansaldo Nucleare, Edison ed Edf per lo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e in Italia riaccende il dibattito politico. In particolare, a dividere gli schieramenti è la riflessione sul possibile ruolo dell’atomo nella transizione energetica in Italia. Tema, questo, sui cui il governo guidato da Giorgia Meloni, ha mostrato più volte apertura. La viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Vannia Gava, plaude all’iniziativa, definendola “interessante”. I tempi, dice, “sono maturi e non più procrastinabili per tornare a parlare di nucleare di nuova generazione anche in Italia”. “Mi pare ottimo che comincino a studiare nuove tecnologie così complesse insieme”, sottolinea, invece, a Gea l’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Dell’intesa premette di saperne “pochissimo”, ma “è certamente un settore che necessita di tanto studio, ricerca e sviluppo e di sinergie – spiega -. Quindi, ben vengano le alleanze e le masse critiche”.
“Molto soddisfatto” è Paolo Arrigoni, responsabile energia del Carroccio, secondo il quale “molte proposte” della Lega “sono state recepite dentro questa lettera d’intenti”. “Lo sostengo da sempre – dice a Gea – che la tecnologia dell’atomo avrà una seconda vita per gli obiettivi di Green deal, per contrastare cambiamenti climatici”. Insomma, se vogliamo dacarbonizzare entro il 2050 “è fondamentale l’atomo”. Per Arrigoni, poi, è necessario avere “energia programmabile, continua e stabile magari con piccoli reattori” per “agevolare l’elettrificazione della mobilità e, ad esempio, la forte domanda di pompe di calore”. Certo, il nucleare “non si può imporre dalla sera alla mattina serve informazione, cultura e dibattito nell’ottica del Green deal”.
Su questo la maggioranza di governo è compatta. Alessandro Cattaneo e Luca Squeri di Forza Italia hanno presentato una mozione sul nucleare con la quale chiedono al governo “di lavorare affinché la produzione di energia atomica di nuova generazione sia inclusa nella politica energetica europea”. Anche perché “l’obiettivo europeo di zero emissioni nel 2050 sarà difficilmente raggiungibile con il solo utilizzo di energie da fonti rinnovabili diverse dal nucleare”.
“Se esiste una emergenza climatica non possiamo fare a meno del nucleare, le rinnovabili da sole non potranno mai sostituire interamente i fossili, a meno che non vogliamo tornare nel medioevo”, sottolinea Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che a Gea dice: “Abbiamo inventato noi il nucleare con Enrico Fermi. Il premio Nobel, Carlo Rubbia, ha sempre lavorato sulla fisica del nucleo, l’energia è fisica. Questa lettera d’intenti è un primissimo passo che arriva anche tardi, ma che ci proietta verso qualcosa di concreto per dare seguito all’enorme ricerca italiana”. In Italia però si sono votati ben due referendum nel 1987 e nel 2011, che hanno sancito il no degli elettori all’atomo. “I referendum non erano un divieto per l’eternità per fare il nucleare, se il Parlamento decide si può ripartire”, aggiunge Tabarelli.
E in Parlamento, così come nel Paese, non sarà facile far passare una svolta nuclearista. “La parola ‘riflessione’ nella lettera d’intenti è ripetuta più volte. Spero davvero che riflettano a fondo. Questa presunta nuova frontiera non è per niente nuova – spiega a Gea Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) -, non risolve il problema delle scorie, non si sa dove dovrebbero collocarsi queste ipotetiche centrali. Il nuovo nucleare è la fusione, per la quale abbiamo davanti decenni di ricerca. Non si parla di quarta o quinta generazione, qui si parla di terza generazione plus, il vecchio metodo rivisitato, con problemi di sicurezza che permangono e accorgimenti molto costosi”. E poi “abbiamo le praterie aperte per le rinnovabili – evidenza Zanella -, non si capisce perché investire su un fronte che potrebbe essere controproducente anche economicamente. Possiamo spingere sulle rinnovabili senza rischiare buchi di bilancio”.
Rincara la dose il vice capogruppo alla Camera di Avs, Marco Grimaldi, parlando con Gea: “I cialtroni dell’atomo continuano a parlare di nucleare in un Paese che non è stato ancora in grado di individuare il sito del Deposito Nazionale per le scorie radioattive, che ci portiamo dietro (e sarà così per decenni) dal nostro passato nucleare: 27 anni di produzione e già 32 di decommissioning ed eredità di cui non si vede la fine”. Ma poi… “Investiamo nella fusione nucleare? Il sole è il più grande ‘reattore a fusione nucleare’ già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità ha bisogno. La ricerca scientifica – conclude Grimaldi – ha sviluppato le tecnologie necessarie a catturare l’energia solare e conservarla in maniera molto efficiente”.