Protestare vandalizzando i monumenti ha un costo. Il Consiglio dei ministri licenzia il disegno di legge che prevede multe da 20mila a 60mila euro per chi “distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili” beni culturali o paesaggistici. Chi poi deturpa o imbratta è punito con una sanzione che va da 10mila ai 40mila euro. Somme che si aggiungono a quelle cui verranno eventualmente condannati a pagare i trasgressori in sede penale o civile. Si tratta, infatti, di sanzioni amministrative immediatamente irrogabili dal prefetto del luogo dove il fatto è commesso, sulla base delle denunce dei pubblici ufficiali.
Nel mirino del governo ci sono gli attivisti ambientalisti, in particolare quelli di Ultima generazione, che il primo aprile hanno ‘colorato’ di nero la Barcaccia di piazza di Spagna, a Roma, versando del carbone vegetale nella fontana, per denunciare l’emergenza climatica e energetica. Un blitz parte della campagna ‘Non paghiamo il fossile‘, uno dei tanti che il movimento organizza periodicamente.
“Super multe per vandali e imbrattatori: una proposta di legge che la Lega aveva depositato a novembre“, rivendica il vicepremier Matteo Salvini sui social. “Gli attacchi ai monumenti e ai siti artistici producono danni economici alla collettività“, spiega il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Per ripulire occorrono “l’intervento di personale altamente specializzato e l’utilizzo di macchinari molto costosi. Chi compie questi atti deve assumersi la responsabilità anche patrimoniale“, denuncia. Secondo i dati della Soprintendenza Speciale di Roma, il ripristino della facciata del Senato, imbrattata di vernice rossa il 2 gennaio, è costato 40mila euro. “Ebbene, chi danneggia deve pagare in prima persona“, sentenzia il ministro.
Di “giustizia distorta” parla il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. Riflette su come in poco tempo il governo abbia “partorito un nuovo reato contro gli attivisti per il clima“, ma “contro la speculazione edilizia e il consumo di suolo, i grandi inquinatori o chi sversa veleni nell’ambiente” non abbia fatto nulla. E ricorda l’introduzione di un “salvacondotto” per le grandi aziende, “responsabili della stragrande maggioranza delle emissioni, per concordare le tasse da pagare“: “In pratica, se devasti l’ambiente o evadi milioni non ti fanno nulla, se manifesti con della vernice vegetale che non lascia segni ti sbattono in cella. Una follia. Un governo di climafreghisti tutto chiacchiere e distintivo“. I giovani “vanno ascoltati, non puniti“, gli fa eco Ilaria Cucchi, che fa riferimento al reato contro i Rave di inizio legislatura, prima della stretta per chi compie atti contro opere d’arte e beni monumentali: “Un freno, secondo il governo e la maggioranza, ai blitz degli attivisti ambientalisti che risponde solo alla sicurezza e al decoro ma non ai problemi posti da queste ragazze e ragazzi. Un grido d’allarme verso le sorti del Pianeta che non può essere criminalizzato. Saranno sicuramente iniziative estreme ma è estrema la crisi climatica in corso, e devono essere estreme le risposte. E invece un governo negazionista dei cambiamenti climatici pensa di risolvere tutto aumentando le pene o mettendo in carcere gli attivisti“.
Per Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, “un governo incapace, che mostra ogni giorno che passa la propria inadeguatezza ad affrontare i problemi del Paese, continua ad affidarsi a provvedimenti il cui unico scopo è distrarre l’attenzione agitando le bandiere della propaganda“. Una legge, ricorda, esiste già ed è entrata in vigore lo scorso anno: “prevede pene molto severe per chi danneggia i beni artistici, legge che abbiamo voluto a tutela del nostro straordinario patrimonio artistico e culturale e che venne votata da tutto il Parlamento, maggioranza e opposizione. Basta, anche in questo caso, applicarla. Ma evidentemente questo non importa al governo. Ciò che conta è nascondere i propri fallimenti“.
E’ d’accordo il Movimento 5 Stelle, che accusa Palazzo Chigi di “distrazione di massa” per coprire “l’evidente incapacità di affrontare i dossier più importanti“. Le leggi e le sanzioni esistono già, ribadiscono: nel 2022 è stata introdotta una disciplina dei reati contro i beni culturali, il M5S ha contribuito concretamente alla definizione di quelle norme. L’intervento del governo Meloni, sottolinea il M5S, è “superfluo ma in fondo coerente con la sua assurda linea di contrasto alla transizione ecologica“.
Photo credit: Ultima Generazione (Instagram)