“Il nucleare pulito, i rigassificatori, il massiccio impiego di risorse per le energie rinnovabili, sono nel nostro programma. Per anni siamo stati fermi sul fronte delle infrastrutture grazie ai ‘no’ della sinistra. Di questo i cittadini e le imprese pagano un prezzo molto alto”. Questo è un tweet di Silvio Berlusconi del 9 agosto scorso, all’inizio della campagna elettorale per le ultime elezioni politiche. Cavalli di battaglia storici del fondatore di Forza Italia che durante la sua permanenza a Palazzo Chigi tentò in tutti i modi di realizzare.
Sul nucleare, in particolare, nel 2009 l’allora premier del governo di centrodestra firmò a Villa Madama a Roma un accordo con Nicolas Sarkozy, all’epoca presidente della Francia, per avviare una cooperazione tra i due Paesi sulla produzione di energia con l’atomo aprendo la strada alla costruzione in Italia di reattori terza generazione. “Dobbiamo adeguarci e svegliarci da questo sonno che stiamo facendo da decenni – aveva detto in conferenza stampa il Cavaliere – e affrontare la costruzione di centrali nucleari in Italia con al fianco gli amici francesi, che ci mettono a disposizione il loro know how e grazie al quale risparmieremo anni e soldi“. Finora l’ostacolo, secondo l’ex presidente del Consiglio, è stato “il fanatismo ideologico” degli ambientalisti. Il capo dell’Eliseo aveva parlato di un accordo “storico” sostenendo che se l’Italia avesse confermato il suo ritorno al nucleare, la Francia sarebbe stata disponibile a una “partnership illimitata. Siamo pronti a dare un aiuto forte per il ritorno di Roma al nucleare”, concluse il presidente francese. Seguì memorandum tra Enel ed Edf. Il disastro in Giappone di Fukushima e un referendum bloccò però tutto nel 2011.
Andò in porto invece la realizzazione del principale rigassificatore italiano, al largo delle coste venete. Un impianto che ha permesso all’Italia di essere al sicuro – attraverso ingenti arrivi di Gnl – durante la crisi del metano della scorsa estate in seguito all’invasione russa dell’Ucraina con relative sanzioni e ritorsioni. A Rovigo nel 2009, Berlusconi disse: “Siamo tributari di quasi il 100% dell’energia che consumiamo verso i Paesi esteri. Non solo, ma abbiamo anche rischi che potrebbero portarci a blackout perché non abbiamo sufficientemente diversificato le fonti di acquisto di questa energia”, anticipando di 13 anni i rischi vissuti nel 2022. “Noi paghiamo attorno al 35% di più di quello che le altre imprese e le altre famiglie europee pagano l’energia che consumano”, proseguì ancora Berlusconi il quale sottolineò come altri Paesi avevano fatto progressi nella ricerca sul nucleare sicuro, pulito e non inquinante, vedi Francia. Invece “noi, il Paese di Enrico Fermi, siamo a zero”, sottolineò. E ancora: “Diversificazione delle forniture, avvio della produzione di energia con sistema nucleare, sviluppo delle energie rinnovabili e alternative … Per la prima volta, finalmente, l’Italia avrà un suo piano che dovrà, in pochi anni, portare il costo dell’energia per i cittadini e le imprese italiane allo stesso livello che oggi pagano le altre imprese e famiglie europee“.
Nel 2011 però, prima la crisi in Libia e poi le dimissioni sotto i colpi dello spread a 540 punti base, bloccarono ogni piano energetico. Nucleare, rigassificatore e rinnovabili, diceva Berlusconi pochi mesi fa. Anche in questo caso, nonostante una grande polemica scoppiata nel 2011 per la riforma del Conto Energia – “dobbiamo adeguarci agli standard europei”, sosteneva Berlusconi – i numeri hanno dimostrato la spinta verso l’energia pulita sotto i governi di centrodestra. Dal 2005 al 2011 il numero di impianti è sempre raddoppiato rispetto all’anno precedente raggiungendo nell’ultimo anno del governo Berlusconi una consistenza pari a 335.151 impianti. La potenza installata nel 2011 era risultata di 41.399 MW, oltre il doppio dei 18.335 MW del 2000. La crescita è dovuta ai nuovi parchi eolici, agli impianti alimentati con bioenergie e soprattutto ai fotovoltaici che nel 2011 avevano registrato un incremento eccezionale (+466%). La produzione rinnovabile, grazie al contributo delle nuove installazioni aveva segnato un nuovo record raggiungendo 82.961 GWh, l’8% in più rispetto al 2010. E sempre nel 2011 l’Italia aveva superato l’obiettivo nel settore elettrico del 19,6% indicato nel Piano di Azione Nazionale, raggiungendo il 23,5%. Negli anni successivi la percentuale non è sostanzialmente mutata