Bozza Manovra: caro energia neutralizzato fino a marzo, poi servono altri soldi

Dal 31 marzo bisognerà trovare altre risorse e il Pil non sarà quello del 2022

montecitorio

Oltre 5,5 miliardi per il credito d’imposta – che va dal 35 al 45 per cento – per l’acquisto di energia da parte delle aziende, circa 4,5 miliardi di credito d’imposta per accaparrarsi il gas, un miliardo per abbattere gli oneri di sistema in bolletta, sempre per la bolletta quasi 900 milioni per ridurre l’Iva al 5%. E ancora 2,5 miliardi di bonus sociale per far fronte alle tariffe energetiche delle famiglie con Isee basso, 400 milioni in più a Comuni e Province per non lasciare al freddo scuole o altri edifici pubblici. L’elenco contenuto nella nuova bozza della manovra, che oggi inizia il suo iter parlamentare alla Camera in vista dell’approvazione entro fine anno, è una lista di provvedimenti tampone, quasi obbligati, contro il caro-energia.

Anche altre voci, come ad esempio l’incremento dei fondi per i cantieri (una decina di miliardi entro il 2027) e per le opere legate al Pnrr alla fine è una risposta al boom dei prezzi delle materie prime. I bonus si sprecano: legati ai carburanti per agricoltori, pescatori e trasportatori. Ce né poi uno da mezzo miliardo per aiutare i meno abbienti a fare la spesa. E pure la rivalutazione delle pensioni, al 100 per cento per chi ha un trattamento fino a 4 volte il minimo, è una risposta quasi automatica – per legge – all’incremento dell’inflazione.

La manovra dunque sfrutta al massimo il deficit, grazie anche al buon andamento del Pil degli ultimi mesi e allo scostamento di bilancio votato poche settimane fa, per cercare di garantire la tenuta del sistema economico-sociale di fronte a rincari energetici mai visti. Anche la famosa tassa sugli extra-profitti delle società energetiche, che nei piani del governo Draghi inizialmente avrebbe dovuto portare 10 miliardi nelle casse dello Stato, si ridimensiona. L’incasso previsto, forse più realistico visto il flop del precedente provvedimento, è di appena 2,5 miliardi. Diventa infatti per il 2023 un “contributo di solidarietà” che toccherà 7000 aziende, in linea con le regole Ue. Il prelievo sarà del 50% sul reddito 2022 che eccede per almeno il 10% la media dei redditi 2018-21, con il limite del 25% del patrimonio netto al primo gennaio 2022.

Gran parte dei provvedimenti tuttavia, specie quelli che riducono l’impatto sulla bolletta per famiglie e imprese, sono coperti fino al primo trimestre 2023. Dal 31 marzo bisognerà trovare altre risorse e il Pil non sarà più quello del 2022 che garantirà margini di manovra in bilancio. Il vero banco di prova del governo sarà in primavera.