Non ha dubbi, Edoardo Rixi. Il Ponte sullo Stretto di farà: “Da parte nostra usciremo con un decreto nelle prossime settimane che individuerà il percorso per la realizzazione”, dice nell’intervista a GEA. Ma c’è un ma. “Il problema vero è che ci deve credere tutto il Paese, non basta che ci creda solo un ministro”, che nello specifico è Matteo Salvini, il tenutario del Mit. “Noi italiani abbiamo realizzato i viadotti, i ponti, le dighe più importanti a livello mondiale. Per il Ponte sullo Stretto ci deve credere il governo, ci devono credere le imprese, ci deve credere il tessuto industriale”.
Per l’uomo che è stato uno degli artefici della nascita del ponte San Giorgio a Genova, la costruzione del ponte sullo Stretto non è complicata: “I tempi per la costruzione del Ponte sullo Stretto saranno relativamente brevi, soprattutto se faremo rivivere quell’opera che si era fermata nel 2012 a cantieri aperti”. Una considerazione che si porta dietro pensieri aciduli: “Questo è uno dei Paesi più folli del mondo, dove si ferma un’opera simbolica di rilancio di un sistema industriale e produttivo a livello italiano, ma direi a livello europeo”. Adesso, però, pare davvero che non si possa più fare a meno di collegare la Sicilia al resto d’Italia: “Il ponte è decisivo perché porta di nuovo la centralità del Mediterraneo: all’Italia serve moltissimo, ma serve anche all’Europa”, spiega. “L’Europa che guarda sempre a Nord e che ha la testa a Nord rischia di marginalizzare i Paesi mediterranei, abbandonati a se stessi”.
Due anni per l’inizio dei lavori, altri tre o quattro per fare in maniera che il ponte sia percorribile. La teoria di Rixi è basata sulla praticità: “Evidentemente è molto più facile costruire il Ponte sullo Stretto che l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, dove abbiamo da affrontare tratti montagnosi e da fare opere in galleria assolutamente importanti”. Poi sulle proteste degli ambientalisti la riflessione è molto asciutta: “Definirli ambientalisti secondo me significa dar loro troppa importanza. Ci sono delle persone che vivono per il non fare, come c’è chi vive per non lavorare. C’è chi vive dicendo che difende l’ambiente, invece l’ambiente lo distrugge. Perché il Ponte sullo Stretto sarebbe una delle opere ambientalmente più rispettose, Ma è chiaro che esiste il fronte del no, cioè il fronte di chi magari, anche a volte a ragione, teme cantieri infiniti”.
Il Ponte collegherà la Sicilia all’Europa. E proprio l’Europa (“attenta alla forma ma non alla sostanza”) inquieta Rixi. L’ultima controversia è quella relativa alla norma che dal 2035 vieterà la produzione di auto a motore endotermico: “Una cosa è certa: puntare esclusivamente sull’elettrico è un errore. E non lo dice un Paese. Lo dicono i dati a livello mondiale. Paesi evoluti come gli Stati Uniti hanno spesso dei black out anche in grandi città… Che nel sistema italiano vorrebbe dire la parcellizzazione in caso di elettrificazione totale di tutto il sistema logistico nazionale che per l’88% va su gomma”. L’auspicio del viceministro è che si trovi una soluzione di compromesso con Bruxelles: “E’ ovvio che ci sarà in futuro un mix. Ci saranno sicuramente motori, anche termici, con caratteristiche molto migliorate dal punto di vista di qualità delle emissioni. Ci sarà l’idrogeno, ci sarà una compagine elettrica, soprattutto sulle brevi medie percorrenze“. E, aggiunge, “ci saranno probabilmente anche il biometano e i biocarburanti. Questi sono tutti elementi che insieme creeranno la mobilità del futuro”.