Una sola presidenza di commissione al Parlamento europeo per l’Italia. E’ quella di Antonio Decaro, Pd. Nessun incarico per la Lega, che fa parte del gruppo di estrema destra dei Patrioti, nessuna presidenza a Forza Italia, che lascia quella della commissione Affari costituzionali (era di Salvatore De Meo, passa al tedesco Sven Simon).
In compenso, il Partito Popolare Europeo, il gruppo di cui FI fa parte, fa incetta di presidenze, incassandone otto. Gli azzurri, in verità, rivendicano di aver portato a casa due posizioni in più: Massimiliano Salini è diventato vice di Manfred Weber al Ppe e Caterina Chinnici vicepresidente di ‘Cont’ per il controllo del Bilancio. Forza Italia avrà poi la presidenza di due delegazioni: Ue-Nato con Salvatore De Meo e Ue-Asia centrale con Giusi Princi.
Resta, però, il fatto che il partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani non ha più nessuna presidenza di commissione e agli occhi delle opposizioni questa sembra una prima ripercussione del voto contrario dell’Ecr, presieduto da Giorgia Meloni, a Ursula von der Leyen.
Il rischio, che Pd, M5s, Avs, Italia Viva denunciano dal minuto zero è quello di diventare irrilevanti in Europa. “Quando non si sanno rispettare le regole del club, arriva poi il conto da pagare“, tuona Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Iv. “Davvero Giorgia Meloni pensa che si possa tranquillamente votare contro alla nomina della Presidente della Commissione Europea, al Presidente del Consiglio Europeo e all’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza, ponendo nei fatti l’Italia all’opposizione della governance Ue, senza ripercussioni? Per correre appresso a Orban e a Salvini, ci sta consegnando all’irrilevanza“, affonda.
Non la pensa così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ammette di aver apprezzato la coerenza della premier sul voto contrario e minimizza: “Se l’Ue facesse dipendere il ruolo dell’Italia, Paese fondatore, dal voto del partito del presidente del consiglio avrei ragione di criticarla. Se venissimo penalizzati in base a quel voto, potrei criticarla. Ma una cosa è la libertà, in democrazia, di esprimere un voto, un altro il rapporto tra l’istituzione e un Paese”.
Il capo delegazione M5S Pasquale Tridico ottiene intanto un ruolo di peso, la presidenza della sottocommissione per le questioni fiscali.
Al gruppo dei Socialisti e democratici vanno cinque commissioni. Il Pd lascia la commissione Economia (che era di Irene Tinagli), spiegando di aver scelto l’Ambiente per “continuare a dare risposte alle tante emergenze quotidiane legate ai temi di Envi“. In gioco, ribadisce Decaro, “non c’è solo il futuro del nostro continente, ma un nuovo approccio globale alla risorsa pianeta“. Lo scontro sul Green Deal, in questa legislatura, si prospetta ancora più duro: “L’obiettivo di conseguirlo pienamente è certamente una sfida ambiziosa, ma non impossibile”, garantisce l’ex sindaco di Bari.
Furiosa la Lega, totalmente tagliata fuori. Paolo Borchia, capo delegazione della Lega al Parlamento europeo, parla di “furto” e di “attentato alla democrazia”. “Negare incarichi che spettano al gruppo dei Patrioti, come presidenze e vice presidenze delle commissioni parlamentari, che servono anche come ruoli di garanzie al corretto funzionamento del sistema del Parlamento, è un gesto vergognoso che definisce tutta la pochezza politica di forze che insultano non solo rappresentanti eletti, ma soprattutto il voto libero e democratico di milioni di cittadini europei“, lamenta.
Borchia denuncia l’esistenza di un “cordone” in Europa con cui socialisti e popolari hanno “persino dovuto violare il principio di uguaglianza di genere nelle commissioni” e promette battaglia: “La Lega e il gruppo dei Patrioti combatteranno con ogni mezzo e in ogni sede questo abominio istituzionale – assicura -. Il tempo è galantuomo e se ne pentiranno amaramente: si tengano le vice presidenze, noi ci teniamo la dignità”.