“La Repubblica vive della partecipazione di tutti. È questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia”. Nella conclusione dell’intervento di Capodanno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella c’è il filo conduttore del suo breve ma intenso saluto agli italiani. Ed è proprio al concetto di partecipazione che anche la Presidente del Consiglio si rifà nel suo videomessaggio di auguri sui social: “Dobbiamo farlo insieme”, è l’appello di Giorgia Meloni nell’augurare al Paese un 2023 di ripartenza.
All’alba del 75° anno di vita della Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, Mattarella e Meloni convergono sulla ricetta che consentì al Paese di costruire le basi della ripartenza. All’indomani della fine della Seconda guerra mondiale l’Italia scelse la via della partecipazione per costruire le fondamenta della vita comune. Il referendum del 2 giugno del ’46 avviò l’Italia sulla strada della Repubblica; nella stessa tornata elettorale, poi, si definì la composizione dell’Assemblea Costituente: votò l’89% degli aventi diritto, e tra questi – per la prima volta – c’erano anche le donne. Oggi alla guida del Paese – per la prima volta, come ricordato da Mattarella – c’è una donna: ma il tasso d’affluenza delle politiche che hanno visto il suo schieramento conquistare la maggioranza è stato il più basso della storia repubblicana, il 63%.
Tra il 1946 e il 1948, in 18 mesi, tutti i partiti riuniti in Assemblea Costituente parteciparono a costruire la Carta fondamentale, la stessa che ancora oggi Mattarella definisce “la nostra bussola”. Il Paese usciva allora da vent’anni di regime e da un conflitto mondiale che aveva nuovamente dilaniato l’Europa. Oggi la guerra bussa insistentemente alle porte del Vecchio Continente: da un anno imperversa in Ucraina e rischia di estendersi ai Balcani, con la questione ‘kosovara’ che vive una recrudescenza inattesa. Nato e Ue hanno sollecitato il dilago tra Belgrado e Pristina, dopo aver faticosamente convinto la popolazione serba a rimuovere i blocchi stradali, ma la tensione resta alta.
Non è casuale che il primo gennaio 2023 abbia visto l’ingresso della Croazia nell’Euro e nell’area Schengen; non è un caso che il 6 dicembre scorso si sia tenuto a Tirana il primo vertice Ue-Balcani Occidentali. Il summit europeo, che ha visto l’esordio come premier di Giorgia Meloni, ha avuto al centro del confronto gli stessi temi toccati da Mattarella: condanna all’aggressione russa, rinnovo convinto degli sforzi per agenda verde e digitale, attenzione ai giovani (“L’Ue sta già gradualmente associando i partner a programmi dell’UE quali Erasmus+, il corpo europeo di solidarietà e l’iniziativa delle università europee”, si legge tra l’altro nella dichiarazione di Tirana).
Ripartire dalla partecipazione come architrave della democrazia, della Repubblica e quindi della libertà non è scontato; non sarà di facile attuazione. Le sofferenze di molta parte della popolazione hanno contribuito ad alimentare la sfiducia nelle istituzioni e a fiaccare di pari passo la volontà di concorrere a determinare la politica nazionale attraverso il voto. Mattarella, fiducioso, conta sui partiti tutti e su una “democrazia matura, compiuta”, anche grazie alla “esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese”, sottolineando come ci si trovi di fronte ad una situazione nuova, in cui “nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in diverse coalizioni parlamentari”.
Nel 2024 si terranno le elezioni Europee: l’affluenza è sempre stata più bassa rispetto alle politiche (quasi il 73% alle politiche del 2018, appena il 56% alle europee dell’anno successivo); se il trend fosse confermato, ci troveremmo a dover fare i conti con un “quorum” insufficiente a incarnare il concetto di democrazia rappresentativa. Questa volta, dunque, la partecipazione al voto, più ancora della preferenza a uno dei partiti, potrebbe essere essenziale per la salute della democrazia europea e italiana. In ossequio alla legge di Murphy, la fine del 2022 ha consegnato alle cronache quello che potrebbe sembrare l’embrione di una nuova Tangentopoli di dimensioni comunitarie. Il Qatar dei petroldollari e dei diritti umani fondamentali negati ha provato a comprarsi la benevolenza di un’Europa che dovrà scegliere tra mere dichiarazioni d’intenti e politiche concrete. Si tratta di “riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali”, per dirla con le parole del Capo dello Stato. Si tratta di scegliere se limitarsi a condannare formalmente gli Stati che negano i diritti o se puntare concretamente a renderli operanti: “Ci guida ancora la Costituzione – ha ricordato Mattarella – , laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni”. Si tratta di scegliere anche e soprattutto nel campo della transizione ecologica: “Mettere al sicuro il pianeta, e quindi il nostro futuro, il futuro dell’umanità, significa affrontare anzitutto con concretezza la questione della transizione energetica”, ha ribadito il Presidente Mattarella. Significa, quindi, decidere se questa rivoluzione verde debba essere reale e in quanto tale sostenibile anche socialmente ed economicamente; se debba essere imposta e subita o partecipata.
Per favorire la consapevolezza e partecipazione attraverso l’informazione è nata il 4 aprile 2022 GEA, Green Economy Agency: tenendo fede all’invito che il Presidente della Repubblica ci ha rivolto nell’incontro al Quirinale del luglio scorso, lavoreremo alla diffusione di un’informazione puntuale, esaustiva, plurale. Per conseguire i medesimi obiettivi con diversi strumenti, Withub ha dato vita alla Fondazione Articolo 49, veicolo di attuazione della responsabilità sociale di un gruppo che della partecipazione tra aziende, istituzioni, media e cittadini ha fatto il suo oggetto sociale. Da fine gennaio oltre 2.000 studenti saranno coinvolti dalla Fondazione Articolo 49 nel progetto educativo sulla transizione ecologica che ha recentemente ottenuto l’alto patrocinio del MASE, ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “Lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro”; nella scuola “prepariamo i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate, che oggi non sempre riusciamo a garantire”.
Grazie Presidente, ci riconosciamo profondamente nelle sue parole: “La Repubblica siamo tutti noi. Insieme. La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune. La Repubblica è nella fatica di chi lavora e nell’ansia di chi cerca il lavoro. Nell’impegno di chi studia. Nello spirito di solidarietà di chi si cura del prossimo. Nell’iniziativa di chi fa impresa e crea occupazione”. Withub e la Fondazione Articolo 49 intendono partecipare e divenire catalizzatore di una sempre più ampia partecipazione, con l’ottimismo e l’orgoglio a cui ci ha richiamato anche la Presidente del Consiglio.