Polvere di grillo, il via libera Ue e la polemica tutta italiana

La società Cricket One Co. Ltd sarà l'unica a godere dell'apertura del mercato Ue alla farina di grillo per 5 anni, avendo chiesto l'autorizzazione a Bruxelles nel 2019. Coldiretti: "Chiarezza sui metodi di produzione".

Dal 24 gennaio la polvere di grillo domestico (Acheta domesticus) si potrà trovare sugli scaffali dei supermercati italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e di tutti i 27 Stati membri dell’Ue. Nessuna imposizione sulle tavole degli europei, la decisione della Commissione è semplicemente un’autorizzazione all’immissione nel Mercato unico della polvere parzialmente sgrassata di grillo domestico, secondo l’elenco degli alimenti commerciabili nell’Unione.

L’autorizzazione è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale dell’Ue il 4 gennaio, con la firma della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Dopo l’entrata in vigore – prevista dopo 20 giorni – la società Cricket One Co. Ltd sarà l’unica a godere dell’apertura del mercato Ue alla farina di grillo per 5 anni. Il motivo è semplice: proprio l’azienda vietnamita aveva presentato la domanda di autorizzazione a Bruxelles nel luglio 2019, per consentire l’uso della polvere animale come alimento. La richiesta è stata accompagnata da una descrizione dettagliata del processo di produzione e dei risultati delle analisi sui contaminanti, sui parametri microbiologici e sulla digeribilità delle proteine.

La questione dell’autorizzazione non è una novità, né lo è l’esito della procedura. Il 23 marzo dello scorso anno l’Autorità per la sicurezza alimentare – interpellata dalla Commissione – ha adottato un parere scientifico positivo sull’utilizzo della farina di grillo. “La polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) è sicura alle condizioni e ai livelli d’uso proposti”, si legge nelle conclusioni, che elencano gli utilizzi consentiti in diversi prodotti: pane e panini multicereali, cracker e grissini, barrette ai cereali, premiscele secche per prodotti da forno, biscotti, prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, salse, prodotti trasformati a base di patate, piatti a base di leguminose e di verdure, pizza, prodotti a base di pasta, siero di latte in polvere, prodotti sostitutivi della carne, minestre concentrate o in polvere, snack a base di farina di granturco, bevande tipo birra, prodotti a base di cioccolato, frutta a guscio e semi oleosi, snack diversi dalle patatine e preparati a base di carne.

La pubblicazione dell’autorizzazione in Gazzetta ufficiale dell’Ue ha creato però un’ondata di polemiche in particolare in Italia, con gli attacchi di Coldiretti, Filiera Italia e anche del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini: “Se qualcuno in Europa ha piacere a mangiare insetti faccia pure, per i miei figli preferisco i sapori e i profumi della nostra terra e li difendo”, ha attaccato il segretario federale della Lega. “L’arrivo sulle tavole degli insetti solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte”, scrive invece Coldiretti: “Bisogna fare chiarezza sui metodi di produzione, sulla provenienza e tracciabilità, considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra-Ue come Vietnam, Thailandia e Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”. Più duro il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia: “Mangi pure gli insetti chi ha voglia di esotico, ma è un gioco in malafede promuoverli per una dieta sostenibile in alternativa alla nostra”.