Grave carenza d’acqua in Marocco, peggiore siccità in 40 anni

Con soli 600 metri cubi d’acqua pro capite all’anno, il Paese è sotto la soglia di carenza d’acqua. Negli anni '60, la disponibilità era quattro volte superiore

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Il Marocco è stato colpito duramente dalla sua peggiore siccità in quasi 40 anni: un disastro che ha portato a temere una grave carenza di acqua potabile quest’anno, conseguenza del cambiamento climatico e della gestione inefficiente dell’acqua. “Il paese non viveva una situazione del genere dall’inizio degli anni ’80”, ha detto a Afp Abderrahim Hendouf, specialista di politica idrica.

Se in passato, la siccità – ricorrente in Marocco – ha colpito soprattutto le zone rurali e il settore agricolo, pesa invece attualmente sulla “fornitura di acqua potabile nelle zone urbane”, ha avvertito il ministro dell’Acqua Nizar Baraka. Soggetto alle variazioni climatiche da molto tempo, il Paese ha sofferto un grave deficit di precipitazioni da settembre 2021 e un allarmante calo delle riserve della diga di quasi l’89% rispetto alla media annuale, secondo le statistiche ufficiali. Questo deficit è “un indicatore preoccupante anche se è stato assorbito da misure preventive per evitare la penuria d’acqua”, ha riconosciuto Abdelaziz Zerouali, direttore della ricerca e della pianificazione dell’acqua. Due grandi città, Marrakech, la capitale turistica, e Oujda hanno evitato il peggio ricorrendo all’acqua di falda per garantire il loro approvvigionamento dalla fine di dicembre.

PREPARARSI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Per contenere gli effetti devastanti della siccità, il governo ha rilasciato a metà febbraio un programma di aiuti al settore agricolo – il maggior contribuente al Pil (14%) davanti a turismo e industria e la principale fonte di occupazione nelle zone rurali – di quasi un miliardo di euro. Ma, a lungo termine, è “necessario cambiare la nostra visione sulla questione dell’acqua”. “Il cambiamento climatico è reale e dobbiamo prepararci”, ha avvertito Zerouali durante una conferenza sul diritto all’acqua a Rabat. Con soli 600 metri cubi d’acqua pro capite all’anno, il Marocco è ben al di sotto della soglia di carenza d’acqua. A titolo di paragone, la disponibilità d’acqua era quattro volte superiore, con 2.600 m3, negli anni ’60. Oltre ai fattori ambientali, “l’alta domanda d’acqua” e “lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee” contribuiscono alla pressione sulle risorse idriche, dice il ministro Nizar Baraka. In un articolo per il Moroccan Institute for Policy Analysis (Mipa), il ricercatore Amal Ennabih spiega di ritenere che la scarsità d’acqua è “profondamente legata al modo in cui questa risorsa è utilizzata per l’irrigazione, consumando circa l’80% dell’acqua del Marocco ogni anno”. La situazione è tanto più allarmante se si considera che solo il 10% dei terreni agricoli è irrigato, nota l’esperto Abderrahim Hendouf, che auspica una riduzione del peso eccessivo del settore agricolo nell’economia marocchina.

I RITARDI

Il Marocco si affida principalmente alla desalinizzazione dell’acqua di mare per rimediare al deficit idrico, un processo inquinante a causa della salamoia prodotta. Tuttavia, il programma sta affrontando ritardi. L’impianto di desalinizzazione di Casablanca è ancora in costruzione e la megalopoli economica è minacciata da un deficit d’acqua già nel 2025. Un altro esempio: il ritardo nella consegna dell’impianto di desalinizzazione nella stazione balneare nord-orientale di Saïdia ha “causato una carenza” nelle città circostanti, secondo Baraka. Anche la costruzione di 15 dighe è in ritardo. La minaccia di una carenza di acqua potabile incombeva anche sulla città turistica di Agadir, con il 70% dei suoi bisogni soddisfatti a marzo. Questo rischio è stato evitato grazie al nuovo impianto di desalinizzazione nella capitale della più importante regione agricola del Marocco. Le misure imposte ad Agadir nell’autunno del 2020 – l’acqua nei rubinetti sospesa tagliata di notte – sono ormai solo un brutto ricordo.