Sostenibilità, ricerca e innovazione: le sfide del pharma in Italia ed Europa

Il 4,4 per cento delle emissioni nette globali. È quanto inquina e quanto impatta sui cambiamenti climatici l'industria sanitaria, secondo i dati messi in evidenza da Licia Soncini, presidente di Nomos nel corso dell'evento 'Pandemie, strategia farmaceutica e transizione ecologica: le sfide dell’Unione della salute e la guerra in Ucraina'

Il 4,4 per cento delle emissioni nette globali. O, anche, la quota dei gas serra prodotta da almeno 514 centrali elettriche a carbone. È quanto inquina e quanto impatta sui cambiamenti climatici l’industria sanitaria, secondo i dati messi in evidenza ieri pomeriggio da Licia Soncini, presidente di Nomos, presentando uno studio sulle best practices in Italia sul fronte farmaceutico in occasione dell’evento ‘Pandemie, strategia farmaceutica e transizione ecologica: le sfide dell’Unione della salute e la guerra in Ucraina‘, organizzato da GEA e Eunews, che si è svolto a Roma. I dati sono tratti da uno studio pubblicato da Healthcare Without Harm, l’unico studio disponibile al momento sull’argomento, che mettono in evidenza quanto l’inquinamento farmaceutico possa far male al pianeta. “Se l’assistenza sanitaria fosse un Paese, sarebbe il quinto più grande emettitore” di CO2, ha sostenuto.

Sebbene sia sempre più evidente quanto “salute umana e salute ambientale siano strettamente collegate” e “il legame diretto tra impatto climatico e spesa sanitaria è chiaro”, Soncini ha messo in evidenza che sono ancora poche le aziende farmaceutiche in Italia che “hanno iniziato il loro percorso” di rinnovamento sostenibile. “Solo il 9 per cento delle aziende italiane è motivato a intraprendere azioni per la sostenibilità del comparto”, pur ammettendo che “qualcosa si muove. Ci sono iniziative e questo è un bene“.

Lo studio presentato da Soncini ha aperto nel pomeriggio il confronto del terzo panel dell’evento dal titolo ‘Nuova strategia farmaceutica Ue: dalla ricerca e sviluppo alla distribuzione dei farmaci, verso un nuovo paradigma di sostenibilità ambientale, sociale ed economica’, che ha affrontato il tema della futura revisione della legislazione farmaceutica da parte dell’Ue. Una revisione che doveva arrivare da parte di Bruxelles entro la fine dell’anno ma è stata rinviata per ora a data da destinarsi (probabilmente nel 2023).

Per l’eurodeputata di Forza Italia (del Partito popolare europeo) Luisa Regimenti a livello europeo è ormai sempre più condivisa tra i cittadini dell’Ue “l’idea che ambiente e sanità siano le sfide su scala globale che l’Unione europea dovrà affrontare in maniera prioritaria”. Regimenti ha preso parola in collegamento dal Parlamento europeo di Bruxelles sottolineando la necessità di una “politica sanitaria comune” e di una nuova strategia farmaceutica per rendere “i medicinali accessibili a tutti. Ha ricordato che il continente “dipende per il 70 per cento da Paesi terzi per i principi attivi” e questo non è sostenibile. Più che dipendere da Stati terzi sulle materie prime “va stimolata produzione di medicinali made in Ue” e con la futura strategia farmaceutica dell’Ue, Bruxelles dovrà garantire “accesso a medicinali a prezzi contenuti; la promozione di competitività dell’industria, e sviluppo di medicinali di qualità elevata, migliorare la preparazione dell’Unione europea alla crisi“.

Sul fronte sanitario come su quello energetico, l’Unione europea sta perdendo la sfida con gli altri competitor globali. È il monito lanciato da Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, secondo cui l’Unione europea “ha perso la sfida dell’innovazione con la Cina e gli Stati Uniti, ma non soltanto nel settore farmaceutico, ma anche sulle fonti (energetiche) alternative e sulla transizione verde”. E ora deve cercare di recuperare. Nel panorama europeo, ha sottolineato ancora, “l’Italia è il Paese che investe di meno in ricerca e sviluppo”. Parlando delle sfide del comparto, per Onofrio Mastandrea, vicepresidente associato e manager generale di INCYTE, prima però è necessario “identificare e garantire l’innovazione, e dopo ci si pone il tema di come renderla sostenibile”. Ma è un fatto che anche l’industria farmaceutica ha “davanti la sfida ambientale, ormai al centro dell’interesse di tutti noi”, ha sottolineato Michele Uda, direttore generale di Egualia, intervenendo al panel. E oggi l’industria deve fare i conti non solo con la regolamentazione italiana ma anche quella europea. E serve un percorso che accompagni le imprese.