
La grande ritirata dell’Aletsch, il più grande ghiacciaio delle Alpi: -40 metri all’anno
“Vengono i brividi al pensiero che una meraviglia naturale unica come l’Aletsch possa scomparire, nel silenzio più totale, nel giro di pochi decenni”. A dichiararlo è Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia, in occasione della presentazione dei primi risultati della ‘Carovana dei ghiacciai 2025‘, campagna che Legambiente ha organizzato in collaborazione con Cipra e con la partnership scientifica della Fondazione Glaciologica Italiana. L’Aletsch è il ghiacciaio più grande delle Alpi, lungo oltre 20 km: le ultime testimonianze degli esperti lo definiscono “in grande sofferenza”, “annerito ai lati e in regressione”, “sempre più fragile e instabile, di anno in anno”. Secondo Glamos, rete di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri, dal 2000 al 2023 l’Aletsch è arretrato in media di 40 metri l’anno, perdendo spessore soprattutto nella sua lingua terminale. A questo ritmo, senza sostanziali cambiamenti nel tasso di riscaldamento climatico, nel 2100 la lunghezza del ghiacciaio sarà più che dimezzata rispetto all’attuale, per ridursi a sole placche di ghiaccio alle quote più elevate in caso di incremento del riscaldamento.
“Questi straordinari patrimoni della natura, troppo spesso relegati a ‘periferie’ geografiche, proprio nell’Anno internazionale della conservazione dei ghiacciai, dovrebbero diventare il centro simbolico e strategico di una nuova politica europea – rimarca Bonardo -. Le Alpi, i Pirenei, i Carpazi, le Highlands scozzesi, i ghiacciai norvegesi non sono soltanto luoghi da proteggere, ma territori da cui può nascere una nuova governance climatica multilivello, fondata sulla prossimità ai territori, sulla co-produzione delle conoscenze e sull’integrazione delle dimensioni scientifiche, culturali e politiche”. È questo l’appello contenuto nel Manifesto per una “governance dei ghiacciai e delle risorse connesse”, che ‘Carovana dei ghiacciai’ rilancia dall’Aletsch, uno dei simboli “più alti e luminosi di questo mondo fragile e prezioso”. Un messaggio che la campagna di Legambiente-Cipra ha rilanciato martedì con il flash mob organizzato di fronte al villaggio alpino di Blatten, distrutto tre mesi fa dal collasso del ghiacciaio Birch dopo il crollo della sovrastante parete del Kleines Nesthorn. Qui, grazie ai rigorosi monitoraggi avviati negli anni dal servizio cantonale dei rischi naturali, è stato possibile seguire passo dopo passo l’evoluzione dell’area di rischio, ed evacuare il villaggio nove giorni prima del crollo, salvando così per tempo vite umane.
Sull’Aletsch, ad aumentare le preoccupazioni degli scienziati è anche la presenza di morene instabili, fratture aperte e deformazioni attive lungo i versanti soprastanti il ghiacciaio. Pesa in particolare l’accelerazione della crisi climatica, con un aumento delle temperature che si fa sentire anche sulle Alpi svizzere: secondo il Servizio Climatico Federale Svizzero, il riscaldamento medio dall’epoca pre-industriale ha raggiunto i 2,9°C, ossia il doppio della media globale.
“Sull’Aletsch – dichiara Marco Giardino, vicepresidente della Fondazione Glaciologia Italiana e docente di Geografia fisica e Geomorfologia dell’Università di Torino – abbiamo constatato come la salute del ghiacciaio influisca anche sulla stabilità dei versanti. Infatti, la diminuzione progressiva del volume di questo ghiacciaio ha attivato una serie di deformazioni sul versante sinistro della valle: fratture con dimensione crescente verso il basso e con velocità di evoluzione che si è incrementata nel tempo, fino a generare frane di volume crescente, come dimostrano i dati degli ultimi 60 anni raccolti del Politecnico Federale di Zurigo“. Come nel caso di Blatten, conclude Giardino, “solo attraverso uno studio rigoroso delle relazioni fra riscaldamento climatico e instabilità naturali è possibile prevedere l’evoluzione dell’ambiente alpino e pianificare una migliore gestione del patrimonio naturale e del territorio”.