Sempre meno neve sulle Alpi. E in Austria è boom di mountain bike

Con l’inevitabile scioglimento dei ghiacciai, l’Austria sta cercando di reinventarsi come regina della mountain bike alpina e sta accelerando la sua transizione: nella terra dello sci, il turismo estivo è ora più importante degli sport invernali e di altri piaceri della stagione più fredda.

Dopo la pandemia di Covid-19, la stagione estiva, da maggio a ottobre, ha soppiantato la stagione invernale in termini economici, generando 15 miliardi di euro dei 29,5 di entrate annuali dello scorso anno. Dopo le escursioni, secondo un recente sondaggio governativo, più di un quarto dei turisti va in Austria in estate per andare in bicicletta. E all’interno del Paese le vendite stanno esplodendo: nel 2022 sono state acquistate più di 500.000 due ruote, quasi la metà delle quali mountain bike, con un aumento del 15% rispetto al 2019. Nella terra delle leggende Marcel Hirscher e Hermann Maier, dove si impara a camminare con un paio di sci, è una rivoluzione.

A Leogang-Saalbach, le stesse funivie e gli stessi impianti di risalita vengono utilizzati per issare la bicicletta in cima ai 90 km di piste. E in risposta alla popolarità della mountain bike, all’inizio dell’anno il governo ha lanciato un piano ad hoc. L’obiettivo? Aiutare le località turistiche ad aumentare il numero di circuiti dedicati esclusivamente alle due ruote, stipulando un maggior numero di contratti con i proprietari dei terreni, che attualmente limitano l’accesso. Esistono, infatti, ben oltre venti parchi adattati, ma l’offerta è poco sviluppata rispetto alla domanda.

Con il “cambiamento climatico” e le stagioni sciistiche sempre più brevi a causa della mancanza di neve, “i professionisti del turismo devono ripensare le loro attività e cogliere le nuove tendenze”, spiega Martin Schnitzer, economista dello sport presso l’Università di Innsbruck. Ed è “giunto il momento” che Vienna si occupi seriamente dell’argomento. La legge del 1975 sulle foreste consente di attraversarle a piedi, ma vieta le biciclette a meno che il proprietario non abbia dato un’autorizzazione scritta nero su bianco.

Rene Sendlhofer-Schag del Club Alpino Austriaco ritiene che “nessun altro Paese alpino esclude uno sport in modo così radicale”, deplorando la legislazione “obsoleta”. Fuori dal circuito, c’è persino il rischio di una multa salata – 730 euro – per “sconfinamento”, che a volte può arrivare a “diverse migliaia di euro”.

Gli escursionisti non sono abituati a condividere il territorio e ci sono molti potenziali conflitti. Il Parco di Leogang è stato un pioniere nel trovare soluzioni per diversificare le attività fin dalla sua creazione nel 2001, firmando accordi per disinnescare le controversie. Questo successo ha dato i suoi frutti: in dieci anni, il numero di nuovi visitatori estivi è aumentato del 70%, raggiungendo i 260.000 l’anno scorso, e il numero di pernottamenti è ora superiore a quello della stagione invernale, dice Kornel Grundne. Qui si svolgono regolarmente anche le gare della Coppa del Mondo di Mountain Bike.

Altrove, invece, la convivenza tra locali, escursionisti e mountain biker rimane “difficile”, dice Isabella Hummel, 33 anni, arrivata dalla Svizzera, dove in “certi cantoni” gli amanti della natura in cerca di tranquillità non vedono di buon occhio i mountain biker. Per non parlare dei cacciatori, che temono che questi nuovi ‘invasori’ con i loro abiti dai colori sgargianti possano spaventare la loro selvaggina. Questa deve essere la priorità del governo, insiste l’economista Oliver Fritz, dell’istituto di riferimento Wifo: “assicurare una coesistenza pacifica” tra le varie parti.

Da domenica tornano freddo e neve in montagna. Temperature in ribasso

Dopo settimane di temperature anomale e sopra la media, torna l’inverno. Da domenica aria più fredda e instabile potrebbe guadagnare terreno verso il Mediterraneo riportando condizioni meteo più tipiche della stagione.
Dopo qualche pioggia, Lorenzo Tedici, meteorologo del Meteo.it, conferma infatti che la rimonta dell’anticiclone avrà vita breve. Da domenica è probabile un cambio di stagione con nevicate non solo sulle Alpi ma anche sugli Appennini: una buona notizia per il comparto turistico sciistico delle regioni centro-meridionali.

La situazione sinottica del weekend vedrà il ritiro dell’Anticiclone delle Azzorre verso il proprio luogo di origine, quindi verso le Isole Azzorre in pieno Atlantico. Non proteggendo più il Mediterraneo, correnti polari marittime dal Mare del Nord potrebbero affondare il colpo verso Sud. Da domenica sono attese precipitazioni, nevose localmente anche a bassa quota a inizio della nuova settimana in Pianura Padana e a quote collinari sulla dorsale appenninica con temperature verso la media del periodo. Le temperature andranno verso la media del periodo, non sarà una bordata gelida artica, ma questo è già una notizia: rientrare nella media di gennaio dopo settimane di caldo anomalo ci ricorda che siamo nel mese più freddo dell’anno, insieme con febbraio.

Nell’attesa del cambio di stagione, ci aspettano ancora giornate con massime oltre i 15°C, che ricorderanno più l’autunno che l’inverno. Data la velocità di questa blanda perturbazione atlantica, il sole tornerà tra venerdì e sabato ma da domenica 15 gennaio potremo assistere a un generale cambiamento: sono attese precipitazioni prima su Liguria e Nord-Est e da lunedì anche lungo il versante tirrenico; da martedì infine il maltempo potrebbe colpire in modo diffuso gran parte dell’Italia con possibile neve a bassa quota in Piemonte.

Dopo la Befana, il ciclone canadese porta neve su Alpi e Appenini

Dopo 20 giorni di calma piatta con l’Anticiclone Africano e con temperature anomale, caldissime per il periodo, qualcosa si sblocca. In queste ore un ciclone colmo di aria fredda si è messo in moto dal Canada verso Est e ha già raggiunto la Groenlandia. Questo vortice raggiungerà l’Italia nel weekend riportando la neve sulle Alpi, anche abbondante. Qualche fiocco finalmente scenderà anche sulla dorsale appenninica. Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, indica nella perturbazione canadese groenlandese la responsabile del peggioramento italiano del prossimo fine settimana. Dopo 4 giorni di lungo ma veloce viaggio, questa perturbazione infatti raggiungerà il settore occidentale italiano tra sabato e domenica, scivolando in seguito anche verso le regioni meridionali. Sono attese piogge diffuse, nevicate oltre i 900 metri sulle Alpi, qualche fiocco a quote medio-alte anche sulla dorsale appenninica ma soprattutto tanto vento che ripulirà l’aria dall’inquinamento opprimente di fine 2022 e inizio 2023.

Nel dettaglio, nelle prossime ore l’Anticiclone Africano porterà ancora condizioni stagnanti, con pochi sussulti meteo: nubi basse e nebbie stazioneranno in Val Padana, cieli grigi si presenteranno anche al Centro e al Sud a tratti, mentre la qualità dell’aria peggiorerà ancora. La giornata festiva dell’Epifania vedrà una situazione simile, con cieli grigi, più probabili in Pianura Padana, tra Toscana, Umbria, Lazio e in Sardegna dove non sono esclusi dei piovaschi. Dal weekend 7-8 gennaio cambierà tutto, il ciclone canadese groenlandese penetrerà nel Mediterraneo causando un drastico crollo della pressione in Italia, dagli attuali 1030 hPa (o millibar che è equivalente) ai previsti 1005 hPa. Questa variazione significativa sarà associata al peggioramento suddetto con piogge diffuse, neve e vento.

Per sabato le piogge si concentreranno tra Toscana, Liguria e Lombardia come successo negli ultimi giorni; domenica 8 gennaio il maltempo raggiungerà tutto il Nord, il settore tirrenico dalla Toscana alla Campania e la Sardegna. Il resto della Penisola vedrà arrivare la pioggia nella giornata di lunedì: entro la prossima settimana le temperature torneranno intorno ai valori medi del periodo con la neve che farà la sua comparsa anche sugli Appennini.
Nel dettaglio, venerdì 6, nebbia o nubi basse in pianura, soleggiato in montagna per quanto riguarda il Nord; al centro cielo molto nuvoloso, a tratti coperto, mentre al Sud il cielo sarà a tratti nuvoloso. Sabato 7, prime piogge al Nord-Ovest; al Centro, cielo a tratti nuvoloso, specie sulle tirreniche con piogge in arrivo e soleggiato al Sud.
Tendenza. Prima perturbazione atlantica da domenica con piogge diffuse, neve sulle Alpi.

rifiuti

Progetto CleanAlp, sentieri montani alpini ripuliti dai rifiuti. Da marzo raccolti 90 chili

Quanto inquina la plastica in montagna? È la domanda che sta alla base del progetto CleanAlp, finanziato da The North Face Explore Fund attraverso Eoca_European Outdoor Conservation Association e realizzato da European Research Institute di Torino. Si tratta del primo al mondo a occuparsi di questa tematica. I dati vengono raccolti su un’area vasta – tutte le Alpi nord-occidentali italiane, ovvero tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta – con un lavoro capillare che si completerà a fine 2023: saranno 45-50 le escursioni al termine dei due anni; durante ogni escursione, aperta a tutti coloro che vogliano partecipare insieme ai coordinatori del progetto, vengono raccolti i rifiuti presenti su un sentiero alpino sempre diverso. Ogni ‘raccolto’ viene poi pesato e ogni singolo frammento raccolto viene censito, andando a comporre quello che sarà un quadro che ritrarrà la situazione e permetterà di lavorare sulla prevenzione. Ogni escursione, inoltre, è l’occasione per conoscere e ammirare luoghi e particolarità naturalistiche, culturali e antropologiche straordinarie, anche grazie alla presenza costante di guide escursionistiche ambientali.

Le 21 escursioni realizzate da marzo fino a novembre hanno fornito un quadro parziale della situazione: 90,115 kg di rifiuti raccolti su 198,6 km di sentieri percorsi in 13 diverse valli, 11.070 i metri di dislivello affrontati complessivamente, 337 i volontari-partecipanti. L’inquinamento da plastica è normalmente associato al mare e alle aree urbane, pochissimo si è indagato sulle aree montane: generalmente si ritiene che queste siano esenti. Sbagliando. In base alle esperienze maturate in ogni habitat del Pianeta, dall’Artico al Mediterraneo ai fiumi, European Research Institute ha pensato che fosse il momento di passare a un’azione di sistema anche per le Alpi, già duramente colpite dal cambiamento climatico. Ecco perché ha promosso il progetto ‘Stop the Alps becoming plastic mountains’ nel 2021, che ha prodotto una importante ricerca sulle microplastiche nella neve su un’area vasta e lungo l’intera stagione invernale. Durante lo svolgimento di questo progetto è stata anche raccolta una media di mezzo chilo di rifiuti di plastica per ogni chilometro lungo 197 km di sentieri in alta montagna.

Da questa esperienza è nato il progetto CleanAlp che, oltre all’azione su diversi livelli come sensibilizzazione, educazione, formazione e prevenzione, agisce sulla ricerca documentando la tipologia e i marchi degli oggetti (laddove riconoscibili) dispersi in ambiente alpino. Lo scopo del progetto CleanAlp è quello di salvaguardare l’habitat alpino di bassa, media e alta quota, uno degli ultimi ambienti parzialmente incontaminati dell’Europa meridionale, straordinariamente prezioso per tutta l’area, dal punto di vista ecologico, culturale, sanitario, economico. Le persone hanno visto e vedranno e toccheranno la quantità di rifiuti presenti anche nei luoghi più selvaggi delle Alpi nord-occidentali: questa esperienza personale, concreta e reale sarà un fattore chiave per un cambiamento di vita. Inoltre, svilupperemo la conoscenza del problema dell’inquinamento da plastica e la possibile prevenzione da parte dei professionisti della montagna e del turismo, dei giovani e degli appassionati di outdoor.

inquinamento

Neve mista a plastica: anche la montagna grida di dolore

Una montagna di plastica: un gioco di parole quanto mai azzeccato. È il dato che emerge dalle prime ricerche effettuate per questo genere di inquinamento sulle Alpi. European Research Institute, una onlus torinese già impegnata da anni nella ricerca scientifica su questo tema in Artico, in Mediterraneo e sul Po, ha avviato da tre anni una serie di collaborazioni per fare luce anche sulle Alpi, finora quasi completamente trascurate per quello che riguarda l’inquinamento da plastica.

STUDIO PILOTA

Nel settembre 2019 con Aica e Università di Milano è stato effettuato un primo studio pilota: quattro prelievi di neve effettuati in contemporanea con lo svolgimento del Tor de Geants hanno rivelato la presenza di microplastiche anche a quelle altitudini. A quel punto, i ricercatori di European Research Institute hanno pensato di proporre un progetto più ampio, come area di studio e come varietà di interventi. Nel 2021 è nato così ‘Stop the ALPs becoming plastic mountains’ il primo progetto con focus sull’inquinamento da plastica in montagna a svilupparsi su un’area vasta (tutte le Alpi occidentali) e su diversi livelli di intervento: ricerca, sensibilizzazione, educazione, formazione, prevenzione. E gli importanti risultati ottenuti hanno permesso di rilanciare ancora con un nuovo progetto – in partenza con i primi rilievi di citizen science, ricerca partecipata, nel weekend del 25 aprile – denominato CleanAlp. Il progetto proseguirà fino a luglio 2023, con nuovi obiettivi, anche scientifici.

inquinamentoRIFUGI ALPINI

Entriamo nei dettagli. European Research Institute ha pensato ‘Stop the Alps becoming plastic mountains’ due anni fa partecipando, in piena prima ondata della pandemia, a un bando internazionale promosso da European Outdoor Conservation Association (EOCA) che ha premiato la proposta – insieme ad altre 5, in Brasile, Colombia, Spagna e Gran Bretagna – al termine di una selezione tra 180 idee da tutto il mondo. La proposta aveva tra i propri cardini la valorizzazione dei rifugi alpini, quali luoghi di divulgazione, di condivisione della conoscenza tra i frequentatori della montagna che prima o poi in quei locali transitano. Ma i rifugi alpini sono anche esercizi turistici-commerciali che operano in luoghi logisticamente complessi: ridurre la plastica nelle loro attività, impegno preso dai quattro ‘rifugi pilota’ coinvolti nel progetto, non è semplice. Dimostrare che sia possibile, quindi, assume un valore educativo e sociale altissimo. I quattro coinvolti nelle azioni pilota sono stati: il rifugio Guido Muzio, in valle Orco sul versante piemontese del Gran Paradiso; il rifugio Les Montagnards a Balme, in val d’Ala-valli di Lanzo; il Selleries, in val Chisone; il Pagarì, in valle Gesso, nel Parco delle Alpi Marittime, ai piedi del ghiacciaio più meridionale dell’arco alpino. I risultati sono stati eccellenti: non solo per l’eliminazione delle plastiche monouso, ma anche per avere testato con successo, ad esempio, spugne vegetali sottoposte alla dura prova di una cucina professionale e alla pulizia degli ambienti dedicati all’accoglienza.

SOSTENIBILITA’

Un altro apporto fondamentale è stato quello portato dal Dipartimento di Scienze Applicate e Tecnologia del Politecnico di Torino, che ha effettuato tutto il lavoro di analisi sui campioni di neve prelevati nell’inverno 2020-2021, così come preziosissimo è stato il contributo attivo del Parco delle Alpi Marittime. I risultati hanno svelato la presenza di microplastiche nella neve e mezzo chilo di plastica a chilometro (in oggetti e grossi frammenti di ogni genere) sui sentieri oltre 1600 metri di altitudine, in aree già messe a dura prova dal cambiamento climatico. Questi dati vanno messi in relazione con il valore assoluto per l’intera area del centro-sud Europa che è rappresentato dalle Alpi. I dati non vanno letti, quindi, come ulteriori fonti di angoscia e turbamento in un periodo già difficile e complesso, ma come stimoli e indicazioni sulla strada da intraprendere. Anche perché la sostenibilità è una straordinaria potenziale fonte di benessere in ogni campo: salute, lavoro (sì, anche il lavoro, come dimostrano le ricerche in campo economico, trarrebbe giovamento dall’intraprendere politiche volte alla sostenibilità), sicurezza, benessere generale, giustizia sociale (i poveri e deboli pagano per primi e più duramente le conseguenze delle problematiche ambientali).

MICROPLASTICHE

Il Politecnico ha lavorato sulle analisi della neve alla ricerca di microplastiche. La conclusione dei ricercatori coordinati da Debora Fino e Camilla Galletti è stata che “la quantità e la natura delle particelle trovate nella neve è in linea con la letteratura scientifica riguardante le microplastiche presenti in atmosfera. Nonostante la poca affluenza di turismo dovuta alla pandemia, particelle di plastica sono state trovate in ogni zona, a conferma del fatto che la presenza di microplastiche è dovuta non solo alla presenza umana nel luogo interessato ma le particelle, ridotte in piccole dimensioni, sono trasportate in atmosfera e posso ricadere ovunque”.

BOSCHI E PASCOLI

Oltre alla ricerca, come premesso, il progetto ha agito anche su altri fronti: escursioni con pulizia dei sentieri, prevenzione, formazione, educazione. Le attività di pulizia hanno riguardato 15 escursioni nel corso delle quali sono stati percorsi e ripuliti 197 km di sentieri, sempre oltre i 1650 metri e in mezzo alla natura selvaggia, facendo conoscere biodiversità e straordinaria ricchezza di quei luoghi in contrasto con l’inquinamento trovato. Il totale dei rifiuti di plastica raccolti è ammontato a 98 kg, circa mezzo chilo a km – e come sappiamo per esperienza diretta la plastica è estremamente leggera – in mezzo a boschi, pascoli, laghetti alpini e panorami mozzafiato.

SCUOLE

Durante il progetto ‘CleanAlp’, in partenza in questi giorni e che durerà fino a luglio 2023, il lavoro di pulizia diventerà anch’esso ricerca scientifica. Un programma enorme e assolutamente innovativo: nel corso di 40 escursioni, i rifiuti raccolti verranno anche censiti per tipologia e marca. Questi dati saranno i primi disponibili in assoluto per l’ambiente montano e forniranno indicazioni molto preziose per le attività di prevenzione e le nuove norme e regole a livello locale, continentale e globale. Chiunque potrà partecipare, sotto la guida degli esperti di E.R.I.: basterà contattare i responsabili del progetto tramite la pagina facebook dedicata. CleanAlp proporrà anche attività di educazione e formazione, iniziative che nel 2021 con ‘Stop the Alps becoming plastic mountains’ hanno già prodotto grandi numeri: 8 scuole coinvolte, 33 classi, 660 studenti (dalle elementari alle scuole superiori); 19 eventi di formazione per professionisti della montagna, 56 ore, 380 partecipanti.