Rischio estinzione elefanti in Africa: persi 9 esemplari su 10

Nell’ultimo secolo il numero di elefanti in Africa è drasticamente crollato, passando dai 12 milioni stimati circa un secolo fa ai 415.000 riportati nell’ultimo censimento. L’allarme lo lancia il Wwf.

Oggi, nel continente, esistono due specie distinte: l’elefante di savana (Loxodonta africana) è classificato come “in pericolo” e l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) risulta invece inserito tra le specie in “pericolo critico”, ovvero con elevato rischio di estinzione a breve termine. Il bracconaggio resta la causa principale del declino di entrambe le specie.

Si stima che ogni anno vengano uccisi circa 20mila elefanti per il commercio illegale di avorio. A questo si aggiungono le uccisioni generate dai conflitti tra gli elefanti e le comunità locali, purtroppo in crescita a causa della deforestazione (trasformazione di aree di foresta e savana in coltivazioni), carenza di cibo o di acqua.

In Kenya, proprio a causa del conflitto con le attività umane, ogni anno le autorità preposte alla tutela della fauna selvatica sparano a 50-120 elefanti problematici, mentre tra il 2010 e il 2017 circa 200 persone sono morte in conflitti uomo-elefante.

In 100 anni abbiamo già perso oltre il 95% degli elefanti africani, per questo il WWF lancia la campagna “SOS Elefante”, una raccolta fondi con sms o chiamata dall’1 al 21 maggio per la realizzazione del progetto “Una foresta per gli elefanti”.

Gli elefanti hanno un ruolo cruciale nell’ecologia delle savane e delle foreste. In alcune foreste tropicali è possibile incontrare specie di alberi che riescono a riprodursi efficacemente soltanto se i semi sono stati digeriti dallo stomaco di un elefante: i succhi gastrici svolgono un’importante funzione di attivazione della germinazione. Questi grandi pachidermi sono anche dei veri e propri “ingegneri” del loro habitat: aprono radure, camminamenti, determinano la distribuzione degli alberi e della vegetazione in generale, e creano habitat utili ad altre specie animali.

Il Progetto WWF Una foresta per gli elefanti si realizzerà nel territorio del Tridom (Gabon, Camerun, Repubblica del Congo), al cui interno si sviluppa il selvaggio e ricchissimo parco di Ntokou Pikounda, l’ultimo vero avamposto per la conservazione degli elefanti di foresta. Dal 2018 il parco è a tutti gli effetti un’area protetta gestita in collaborazione con il WWF.

Il progetto comprende azioni di studio e monitoraggio tramite foto trappole, analisi genetiche e tagging, rafforzamento del sistema antibracconaggio – vera e propria piaga in quest’area (circa 1.000 elefanti uccisi ogni anno) – aumentando le risorse disponibili per gli uffici che lavorano sul campo, le tecnologie avanzate e la formazione delle guardie. L’impegno prevede inoltre un’intensa attività finalizzata a migliorare la convivenza tra elefanti con le comunità locali, prevenendo i conflitti attraverso un nuovo approccio, denominato SAFE, che punta al raggiungimento di 5 obiettivi misurabili: sicurezza per le persone; sicurezza per la fauna selvatica; protezione dei beni; protezione dell’habitat; monitoraggio efficace. Infine, contribuire alla gestione del Parco Nazionale di Ntokou Pikoumba.

All’asta il più grande allevamento di rinoceronti del mondo. Obiettivo: combattere il bracconaggio

Photo credit: AFP

Dopo 30 anni di lotta al bracconaggio, l’ambientalista sudafricano John Hume getta la spugna e mette all’asta il più grande allevamento al mondo dedicata alla specie in pericolo dei rinoceronti. “Non mi restano che 2.000 rinoceronti e 8.000 ettari di terreno“, ha dichiarato in un’intervista all’AFP l’81enne. Il Sudafrica ospita quasi l’80% della popolazione mondiale di rinoceronti. Ma il Paese è diventato un focolaio di bracconaggio, alimentato dalla domanda proveniente dall’Asia, dove i corni sono utilizzati nella medicina tradizionale per i loro presunti effetti terapeutici e afrodisiaci. L’anno scorso sono stati uccisi quasi 450 rinoceronti. Secondo il governo, il numero è stato solo leggermente inferiore a quello dell’anno precedente, nonostante le drastiche misure anti-bracconaggio nei parchi nazionali come il Kruger. I ladri di corni, il cui prezzo al chilo sul mercato nero rivaleggia con quello dell’oro, raggiungendo i 60.000 dollari, hanno adattato la loro strategia e ora prendono di mira i parchi privati più vulnerabili.

John Hume stima di aver speso, nel corso degli anni, 150 milioni di dollari per il suo ambizioso progetto di salvare i grandi mammiferi terrestri di cui si è innamorato un po’ per caso: pensionato e con il sogno di gestire una riserva, ha acquistato il suo primo esemplare. “Per i rinoceronti ne è valsa la pena“, dice senza rimpianti. “Ci sono molti più rinoceronti sulla terra rispetto a quando ho iniziato il progetto“. Ma “ho speso i risparmi di una vita per cercare di salvare questa popolazione per 30 anni. E ora sto finendo i soldi“, dice l’ex uomo d’affari che ha fatto fortuna nel turismo.

Nel suo allevamento, a meno di 200 km a sud-ovest di Johannesburg, circa 2.000 rinoceronti bianchi sono protetti come meraviglie: chilometri di recinzioni, telecamere, rilevatori di calore e un esercito di guardie. Un centinaio di persone lavorano sul posto. Nella sala di controllo, il capo della sicurezza ha un obiettivo: mostrare ai bracconieri che “qui non hanno alcuna possibilità“. Ma “li stiamo solo distraendo, sapendo bene che prenderanno di mira altre riserve più accessibili dove il rapporto rischio/ricompensa è a loro vantaggio“, ammette Brandon Jones. I dettagli sulle misure di sicurezza e sul numero di ranger, spesso armati, sono tenuti segreti. Ma la sorveglianza 24 ore su 24 è la spesa maggiore.

Forse qualcuno per cui cinque milioni di dollari all’anno sono solo spiccioli prenderà il comando“, spera John Hume. Nel suo tono burbero, dice di voler credere che mercoledì, quando verrà lanciata l’asta online, un “miliardario preferirà salvare i rinoceronti dall’estinzione piuttosto che comprare un super yacht“. L’asta ha come base 10 milioni di dollari. Tutto sarà venduto in un unico lotto: gli animali, la terra, le macchine e, anche queste negoziabili, le dieci tonnellate di corni di rinoceronte. Una strategia per combattere il massacro è quella di tagliare preventivamente le ambite corna, che sono composte da semplice cheratina, come le unghie umane. Secondo Hume, questi corni, tagliati da un veterinario e salvavita, dovrebbero essere venduti su un mercato legale per finanziare la conservazione.

In Sudafrica, il commercio di corni di rinoceronte all’interno del Paese è consentito, anche se in modo controverso, ma l’esportazione è illegale. “Io ho la soluzione. Ma il resto del mondo e le ONG non sono d’accordo e stiamo perdendo la guerra“, lamenta John Hume con rabbia. E “purtroppo, sul mercato nero, il corno di un rinoceronte morto vale sempre di più di uno vivo“.

Elefanti

In Malawi il bracconaggio ha dimezzato gli elefanti

Circa 250 elefanti saranno trasferiti entro la fine di luglio nel Parco nazionale di Kasungu, nel Malawi centrale, dove la specie era quasi scomparsa con soli 50 esemplari rispetto ai 1.200 di circa 50 anni fa, soprattutto a causa del bracconaggio per l’avorio. “Il bracconaggio è diminuito e il numero di elefanti è aumentato, ora ce ne sono 120. Ma la popolazione è ancora troppo piccola per essere sostenibile. L’introduzione di altri 250 elefanti cambierà questo scenario“, afferma Patricio Ndadzela, del Fondo Internazionale per il Benessere Animale (IFAW) in Malawi.

I pachidermi saranno trasferiti dal Parco Nazionale di Liwonde, a più di 350 km a sud, tra il 27 giugno e il 29 luglio. Qui, infatti, il bracconaggio è quasi scomparso e gli elefanti sono ormai sovrappopolati. Verranno introdotti anche altri animali, come bufali, impala e facoceri. Nel 2016 e nel 2017, 520 elefanti sono stati trasferiti dal Parco Liwonde per alleviare la pressione sul loro habitat e ridurre il conflitto con l’uomo. “Il numero di elefanti sta aumentando, mettendo sotto pressione le risorse naturali del parco e creando situazioni di conflitto con le comunità locali“, afferma l’organizzazione per la conservazione African Parks.

Il Malawi ospita circa 2.000 elefanti e l’Africa meridionale conta il 70% della popolazione del continente. Alcuni Paesi della regione, come lo Zimbabwe, dove la popolazione è in crescita e gli incidenti mortali con gli esseri umani sono aumentati, chiedono l’abolizione del divieto globale sul commercio dell’avorio. In altri Paesi africani, tuttavia, la situazione rimane critica dopo decenni di bracconaggio. Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), l’elefante della savana (Loxodonta africana) è “in pericolo di estinzione, mentre il suo cugino più piccolo, l’elefante della foresta (Loxodonta cyclotis), è “in pericolo critico“.

(Photo credits: Yasuyoshi CHIBA / AFP)