Dal Primo gennaio addio agli incentivi per le nuove caldaie a combustibili fossili

Sono vietati dal primo gennaio 2025 gli incentivi finanziari per l’installazione di impianti autonomi a combustibile fossile: una delle tappe della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd) verso l’eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040. Lo scorso ottobre, la Commissione europea aveva pubblicato il primo di una serie di documenti di orientamento per supportare i Paesi dell’Unione nel recepimento e nell’attuazione della direttiva nel diritto nazionale e per chiarire il requisito di interrompere, al più tardi dal primo gennaio 2025, qualsiasi incentivo finanziario per l’installazione di nuove caldaie autonome alimentate da combustibili fossili.

In particolare, il documento specifica le nozioni di “caldaia autonome alimentata da combustibili fossili” e di “sistema di riscaldamento ibrido”, nonché di “installazione” e “incentivi finanziari”. Ad esempio, “non possono essere forniti sussidi, prestiti agevolati o incentivi fiscali, come aliquote fiscali ridotte, per l’acquisto, l’assemblaggio e la messa in funzione di nuove caldaie autonome alimentate a gas naturale, petrolio o carbone, indipendentemente dal fatto che l’installazione faccia parte o meno di un progetto di ristrutturazione. Nessun ente pubblico a livello nazionale, regionale o locale fornirà sostegno economico e/o sostegno tramite risorse pubbliche ad acquirenti, installatori e terze parti per l’installazione di tali caldaie”, si legge. Per la Direzione generale per l’Energia della Commissione europea lo stop agli incentivi agli impianti autonomi a combustibile fossile è una misura della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia che “avvicina l’Ue al raggiungimento di un parco immobiliare completamente decarbonizzato entro il 2050”.

Oltre allo stop a questo tipo di sostegni, però, il documento di guida della Commissione delinea anche forme di incentivi che possono continuare. Ad esempio, “i sistemi di riscaldamento ibridi che combinano una caldaia con un generatore di calore che utilizza energia rinnovabile possono essere incentivati ​​solo se la quota di energia rinnovabile è considerevole; e l’incentivo fornito dovrebbe essere proporzionato alla quota rinnovabile. Inoltre, qualsiasi incentivo già approvato nell’ambito dei fondi Ue, il finanziamento dei costi aggiuntivi relativi alla transizione all’uso di gas rinnovabili in una caldaia, il sostegno per la manutenzione, la riparazione o la dismissione di caldaie a combustibili fossili o il sostegno al reddito per il riscaldamento con combustibili fossili possono essere mantenuti. Allo stesso modo, gli incentivi che sono già stati concessi a livello nazionale, regionale e/o locale e comunicati a un singolo beneficiario possono ancora essere erogati”, precisa la Dg Energia.

Allargando il campo, la direttiva Epbd stabilisce come l’Ue può raggiungere un parco immobiliare completamente decarbonizzato entro il 2050 tramite una serie di misure e, “quindi, ridurre le bollette energetiche per i cittadini europei potenziando strutturalmente la prestazione energetica degli edifici”. È entrata in vigore il 28 maggio 2024 con una scadenza di recepimento del 29 maggio 2026 per la maggior parte delle disposizioni anche se l’articolo (il 17(15)) sugli impianti autonomi a combustibili fossili aveva una scadenza di recepimento anticipata del primo gennaio 2025. “La Commissione sta lavorando a una serie di documenti di orientamento su altri elementi della direttiva Epbd aggiornata, con l’obiettivo di adottarli l’anno prossimo”, ha precisato l’esecutivo Ue.

Energia, Santoriello (Cnpr): Entro 31/12 richieste per bonus caldaie

Come ogni anno, l’autunno vede la politica impegnata nella stesura della Legge di Bilancio. Tra i temi più caldi di quest’anno il Bonus caldaie che potrebbe essere ridimensionato o scomparire dal 1° dicembre del 2025. Il bonus è legato alla direttiva Ue sulle ‘Case Green’ che impone di privilegiare le misure che possano aiutare a ridurre il consumo energetico negli edifici residenziali. “Nonostante non sia indicato espressamente che le caldaie a condensazione spariscano, i futuri incentivi potrebbero riguardare solo i sistemi ibridi che combinano la caldaia con una pompa di calore, unendo gas ed elettricità per un uso più efficiente. Per esempio – sostiene Rosa Santoriello, consigliera d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – la vita utile delle caldaie a condensazione è assicurata fino al 2040, quindi c’è tempo fino al 31 dicembre per sostituire le vecchie caldaie, sfruttando le agevolazioni ancora disponibili”.

Il Bonus Caldaie non è un incentivo all’acquisto, ma rientra tra i bonus edilizi che offrono detrazioni dal 50 al 70% a seconda del tipo di intervento. È fondamentale però usare pagamenti tracciabili e inviare la documentazione all’Enea entro 90 giorni.

“Coloro che desiderano approfittare del Bonus prima di eventuali cambiamenti, hanno due opzioni. L’ecobonus al 65% gestito dall’ENEA per interventi di efficienza energetica o – conclude Santoriello – il Conto Termico 2 gestito dal GSE, che prevede un contributo del 65% per l’installazione di impianti ad alta efficienza”. L’agevolazione verrà erogata in una sola soluzione, purché la caldaia rientri fra gli impianti certificati e presenti nel catalogo del gestore.

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Accordo Ue sulle Case Green: stop alle caldaie a gas slitta al 2040

Poco più di due ore sono bastate a Parlamento e Consiglio Ue per trovare la quadra politica sulla revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (Energy Performance of Building Directive), la cosiddetta direttiva case green tanto criticata in Italia e proposta dall’Esecutivo comunitario a dicembre 2021 per alzare gli standard energetici del parco immobiliare dell’Ue. Nell’accordo finale i negoziatori hanno ammorbidito parte delle richieste iniziali della Commissione europea.

Al centro della proposta dell’Esecutivo comunitario ci sono gli standard minimi di prestazione energetica – contenuti nell’articolo 9 – con cui Bruxelles aveva proposto di inserire un obbligo di ristrutturare almeno il 15% degli edifici con le peggiori prestazioni in ciascun paese dell’Ue. I negoziatori hanno confermato di volersi lasciare alle spalle l’idea di inserire requisiti di ristrutturazione dell’Ue per i singoli edifici basati su classi energetiche armonizzate, preferendo un approccio in cui vengono stabilite le medie di riferimento per ciascun Paese sull’intero patrimonio edilizio.

STANDARD MINIMI DI PRESTAZIONE. Per gli edifici non residenziali, i negoziatori hanno stabilito che almeno il 16% di quelli con le peggiori prestazioni sarà destinato alla ristrutturazione entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Quanto a quelli residenziali, le case, si applicherà un obiettivo medio settoriale di riduzione dell’energia, con un minor consumo energetico del 16% nel 2030 e del 20-22% entro il 2035. L’impianto generale della proposta della Commissione europea viene conservato e dunque a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero. Per gli edifici pubblici, questo standard si applicherà a partire dal 2028. Entro il 2050 l’intero patrimonio edilizio esistente dovrà essere a emissioni zero. Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo ed è prevista, apprende GEA da fonti vicine al negoziato, una clausola aggiuntiva che mira a premiare “gli sforzi iniziali”.

STOP ALLE CALDAIE DAL 2040. Tra i dettagli stabiliti nel corso del negoziato, iniziato intorno alle 16.30 di venerdì, è stato posticipato dal 2035 al 2040 l’obbligo di abbandonare le caldaie alimentate da combustibili fossili per il raffrescamento e riscaldamento nelle abitazioni. I colegislatori hanno inoltre concordato di porre fine a tutti i sussidi per le caldaie autonome entro il 2025. Quanto all’obbligo per gli Stati di installare pannelli solari sui tetti, riguarderà solo i nuovi edifici, gli edifici pubblici e non residenziali a partire rispettivamente dal 2026 al 2030. Ma gli Stati membri dovranno anche attuare strategie, politiche e misure nazionali per l’installazione di impianti solari anche negli edifici residenziali. A detta del relatore per l’Eurocamera, l’eurodeputato dei Verdi Ciarán Cuffe, il voto del Parlamento europeo per confermare l’accordo dovrebbe svolgersi a febbraio. E, una volta approvato, l’attuazione dovrebbe iniziare nel 2026. Gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico europeo e del 36% delle sue emissioni di CO2.