Piano sicurezza Campi Flegrei. Musumeci: “Prima prevenzione strutturale in Italia”

Nello Musumeci presenta a Pozzuoli la “prima massiccia operazione di prevenzione strutturale mai compiuta in Italia”. Si tratta del Piano di messa in sicurezza dei Campi Flegrei elaborato dal commissario straordinario Fulvio Soccodato, che, spiega il ministro della Protezione Civile, il governo ha scelto per “la sua nota competenza e il suo noto pragmatismo”.

Il programma è articolato, impegna quasi mezzo miliardo di euro messo a disposizione del governo e punta a mettere in sicurezza le infrastrutture pubbliche, non solo quelle viarie, ma anche le caserme, gli edifici scolastici, le infrastrutture portuali. Tra le scelte strategiche, c’è anche un capitolo sulla sostenibilità, per programmare interventi socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibili, di miglioramento dell’esistente, curando la cantierizzazione e contenendo il disturbo alla popolazione.

Il piano è stato illustrato nel Centro operativo comunale della Protezione civile di Pozzuoli da Soccodato, Musumeci, alla presenza del capo dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano, del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e dei sindaci dei Comuni della zona interessata dal fenomeno del bradisismo.

Per la prima fase sono stati stanziati 260 milioni sui 630 complessivi, per la realizzazione di 56 interventi da concludere entro 36 mesi. “Mi auguro che questo possa costituire un primo esempio, un laboratorio, per guardare anche ad altri territori, altrettanto fragili”, scandisce il ministro. Il clima tra istituzioni e territori, assicura, è di “assoluta collaborazione e reciproco rispetto”.

Si tratta di continuare a lavorare sugli obiettivi strutturati con la Regione e con i Comuni di Napoli, Pozzuoli e Bacoli. “Abbiamo coinvolto anche l’aeronautica militare, la giustizia, per le infrastrutture di loro pertinenza”, riferisce Musumeci, che si dice “ottimista”, e propone di riproporre l’incontro ogni sei mesi perché “il territorio possa essere costantemente informato dei progressi che si realizzano giorno per giorno con l’apertura dei cantieri, dove la gente deve recuperare il diritto a una convivenza vigile“.

Nel frattempo, le istituzioni presenti continueranno a lavorare per la prevenzione non strutturale che, chiede il ministro, “deve coinvolgere anche le scuole e deve andare avanti“. Per il prossimo anno sono in programma altre esercitazioni soprattutto nelle scuole, a partire dai bambini delle prime classi, perché, chiosa Musumeci, “serve una nuova consapevolezza della fragilità del territorio e quindi un approccio più consapevole, più responsabile alla cultura del rischio. Andiamo avanti animati da grande buona volontà“.

Campi Flegrei, nuovo Dl in cdm. Musumeci: “Gravissime responsabilità sindaci e Regione”

Quasi mezzo miliardo, 442 milioni di euro per la precisione, è il nuovo stanziamento del governo per gli interventi pubblici sui Campi Flegrei. Arriverà anche un commissario straordinario e scatterà da subito il divieto di nuove costruzioni a uso abitativo civile nel perimetro soggetto a rischio bradisismico.
Lo stabilisce il nuovo decreto legge licenziato in consiglio dei ministri. Urgente, ancora di più perché, con l’inizio della stagione turistica, sembra che le amministrazioni locali stiano rallentando le esercitazioni. La denuncia del ministro per la protezione civile, Nello Musumeci, dopo il cdm è pesante.
Più il lavoro propedeutico e istruttorio va avanti, più emergono “gravissime responsabilità”, remote e meno remote, affonda. Parla di responsabilità “omissive e commissive”, che coinvolgono la Regione Campania e i comuni interessati dal bradisismo, quindi una parte del comune di Napoli, Pozzuoli e Bacoli. Lo sviluppo urbanistico che è stato autorizzato negli anni, appare secondo l’ex governatore della Sicilia “sempre più irragionevole, caotico e disordinato”. In altre parole, dei pericoli incombenti su quell’area non si è mai tenuto conto. L’abusivismo edilizio è “diffuso”, chi doveva vigilare “non lo ha fatto e si è voltato dall’altra parte” e persistono “gravi carenze nei piani comunali di prevenzione di protezione civile”.
La situazione, insomma, non è buona. Ma il governo, rivendica Musumeci, “sta dando più di quanto non abbia il dovere di dare”, anche perché sui Campi Flegrei, precisa, “non esiste una norma, neppure in Costituzione, che preveda che lo Stato debba intervenire nel patrimonio privato”. I soldi pubblici “non ci sono per tutti e per sempre”, insiste, soprattutto quando gli eventi calamitosi diventano sempre più frequenti e devastanti.
Su un punto il ministro è fermissimo: “Il governo non intende tirare fuori un quattrino per le case abusive o per le seconde case. Questo per essere assolutamente chiari ed evitare di alimentare facili attese”.
In questa situazione, le esercitazioni rallentate per la presenza dei turisti non agevolano il lavoro: “E’ una grave scelta, perché le due cose debbono essere rese compatibili”, spiega Musumeci, chiedendo che la stagione non prescinda da iniziative di prevenzione richiamate espressamente dalla Commissione Grandi Rischi.
Per ora, dunque, lo stanziamento per fare fronte all’intervento sulle strutture pubbliche è di 442 milioni di euro. Una parte viene dalla quota afferente alle amministrazioni centrali del Fondo di sviluppo e coesione, l’altra parte, più o meno il 50%, per la quota afferente alla regione Campania che sempre sull’Fondo Sviluppo e Coesione aveva previsto un apposito intervento per i Campi Flegrei.
Per l’edilizia privata che è stata compromessa dal sisma del 20 maggio scorso, e che ha determinato l’inagibilità di circa 350-400 edifici, portando un migliaio di persone fuori dalla propria casa, l’intervento previsto si aggira intorno ai 20 milioni di euro.

Campi Flegrei, vertice a P.Chigi: più risorse a edilizia pubblica, apertura a quella privata

Photo credit: ufficio stampa Comune di Napoli

 

Un nuovo piano di interventi per i Campi Flegrei. Lo ha presentato il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, ai sindaci di Napoli, Gaetano Manfredi, di Pozzuoli, Luigi Manzoni, e di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, in una riunione convocata a Palazzo Chigi alla presenza anche del vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, e dei capi dipartimento di Protezione civile e Casa Italia. “Più celeri e approfondite verifiche dei livelli di vulnerabilità del patrimonio immobiliare pubblico e privato ricadente nell’area ristretta del bradisismo, interventi di rafforzamento antisismico delle infrastrutture strategiche pubbliche, a cominciare dalle scuole e contributi per l’adeguamento antisismico delle abitazioni private ricadenti nelle zone di elevato rischio, esclusi gli edifici abusivi e le seconde case“, spiega Musumeci sintetizzando i punti chiave del piano. Che vedrà anche “l’intensificazione della prevenzione non strutturale, con informazioni ed esercitazioni che coinvolgano quanti più abitanti” e “possibili incentivi finanziari per le famiglie che intendano delocalizzare da aree ad elevato rischio in aree esterne al perimetro del rischio bradisismico e vulcanico“.

Il ministro anticipa che ci sarà “il divieto di costruzione di nuove unità abitative, fino a quando la Regione Campania non avrà legiferato sulla materia“. Assicurando che “nei prossimi giorni, verificata la risorsa finanziaria necessaria complessiva e per i primi interventi, porterò le proposte all’esame del Consiglio dei ministri“. E’ positiva la reazione degli amministratori locali, che chiedevano di proseguire sulla rotta tracciata dal dl Campi Flegrei. “C’è stata disponibilità e apertura da parte del governo per ulteriori risorse per gli interventi sull’edilizia pubblica, con priorità sulle scuole e sulle carceri, per fare interventi soprattutto nella zona di maggiore interesse e attenzione bradisismica“, spiega Manfredi al termine della riunione. La stima attuale del fabbisogno si aggira “dai 500 ai 700 milioni di euro e riguarda strade, servizi, reti di fognature, la parte idrica e anche quegli interventi previsti in passato ma che non sono mai stati realizzati“. Inoltre, “c’è stata anche una lunga discussione, positiva, sullo studio di opportunità di finanziamento e sostegno per interventi anche sull’edilizia privata, partendo da quegli edifici che saranno caratterizzati da maggiore vulnerabilità”, aggiunge il sindaco di Napoli. Spiegando che prima andranno completate “le prime analisi di vulnerabilità sul comparto, che arriveranno per la fine del mese di giugno” e solo dopo si potrà fare una quantificazione degli interventi.

Sull’ipotesi che, tra le misure per fronteggiare l’emergenza, ci sia anche quella di sostenere economicamente chi vuole abbandonare i territori dei Campi Flegrei intervengono anche i primi cittadini dell’area flegrea. “L’ipotesi di abbandonare i territori non c’era“, dice Manzoni lasciando Palazzo Chigi. Ancora più diretto il collega sindaco di Bacoli: “Quando, purtroppo, ci sono state disgrazie in altre parti d’Italia non ho mai sentito parlare di spostare la popolazione. Ma poi, che facciamo, spostiamo i Campi Flegrei, le aree vesuviane, Napoli? Spostiamo tre milioni di persone? Possiamo convivere in questa parte di mondo, ci vuole solo grande responsabilità da parte dello Stato, che agisca come un buon padre di famiglia“.

Intanto, sul piano pratico, l’Istituto nazionale di Vulcanologia fa sapere che alla rete di monitoraggio geofisico multiparametrico ‘Medusa‘, che tiene sotto controllo la caldera dei Campi Flegrei (che si estende anche nell’area marina nel Golfo di Pozzuoli), nel settore sommerso, è stato installato un nuovo osservatorio multiparametrico per lo studio del processo di degassamento idrotermale sottomarino. Un intervento che si è reso necessario, precisa l’Ingv, per potenziare l’infrastruttura di ricerca e monitoraggio geochimico.

Tremano ancora i Campi Flegrei e cresce la paura. L’esperto: “Serve prevenzione”

Photo credit: INGV

Non si ferma lo sciame sismico dei Campi Flegrei. Alle 20.10 di lunedì 20 maggio, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato una scossa di magnitudo 4.4 con epicentro all’interno della Solfatara ad una profondità di 2.6 km, preceduta e seguita complessivamente da oltre 150 scosse. Dopo quello dello scorso ottobre si tratta del sisma più forte mai registrato nella zona negli ultimi 40 anni. Al momento, assicura l’Ingv, non si registra un aumento della velocità di sollevamento che è di 2 centimetri al mese nemmeno variazioni di andamento nelle deformazioni orizzontali o deformazioni locali del suolo diverse rispetto all’andamento precedente.

Lo sciame ha scatenato il panico tra la popolazione: centinaia di persone sono scese in strada e molte hanno trascorso la notte in auto. Sono alcune decine gli interventi svolti dai vigili del fuoco per le verifiche di stabilità sugli edifici, rimozione e messa in sicurezza di cornicioni pericolanti, la maggior parte di queste tra i comuni di Bacoli e Pozzuoli. Inviati a Napoli, in rinforzo dai comandi della Campania, team di tecnici esperti nella valutazione di dissesti statici.

La protezione civile ha attivato l’unità di crisi in collegamento con i comuni di Napoli, Pozzuoli e Bacoli, la prefettura di Napoli, la Regione Campania, il Centro operativo nazionale e il comando regionale dei vigili del fuoco. Nella notte sono state allestite cinque aree di attesa a Pozzuoli e un’area di accoglienza al Palatrincone di Monterusciello, dove hanno dormito 80 persone. I sopralluoghi hanno portato allo sgombero di 18 edifici e all’evacuazione di 39 famiglie. E’ stato evacuato per precauzione anche il carcere femminile di Pozzuoli e sono state chiuse le scuole.

Come conferma il sindaco, Gaetano Manfredi, a Napoli non si sono registrati danni alle infrastrutture e “bisogna evitare che la normale paura e la preoccupazione reale si trasformino in panico. Per farlo dobbiamo informare i cittadini, fare una comunicazione corretta e non allarmistica e fare in modo che si riesca a rafforzare la convivenza con il bradisismo”. Un aspetto, questo, condiviso anche dal primo cittadino di Pozzuoli, Luigi Manzoni, secondo il quale è necessario “prevenire e mitigare i rischi”.

Per Antonello Fiore, presidente di Sigea (Società italiana geologia ambientale), è proprio sulla prevenzione che bisogna puntare. “Purtroppo – dice – per quanto riguarda i terremoti sappiamo dove si verificheranno, ma non sappiamo quando e con quale energia. Non è scientificamente prevedibile. Per questo è necessario fare in modo che le infrastrutture siano tutte adeguate, perché quando arriverà il sisma gli edifici devono essere in grado di resistere. Ci vogliono interventi strutturali che necessitano di una programmazione lunga”.

Campi Flegrei, sciame sismico nella notte: scossa di magnitudo 3.9 in mattinata

Photo credit: Ingv

 

Uno sciame sismico intenso accende la paura nella notte tra venerdì 26 e sabato 27 aprile ai Campi Flegrei, nel Napoletano.

Dalle ore 3.38 è in corso uno sciame sismico nell’area dei Campi Flegrei. Sono i dati diffusi dall’Ingv, spiegando che “all’orario di emissione del comunicato sono stati rilevati in via preliminare 47 terremoti con magnitudo durata uguale o superiore a 0.0 (47 localizzati) e una magnitudo massima di 3.9“. L’evento maggiore è avvenuto alle ore 5.44. “La scossa di questa mattina è stata forte, 3.9 la magnitudo registrata dai sismografi dell’Osservatorio Vesuviano“, scrive sui suoi canali social il sindaco di Pozzuoli, Luigi Mazoni. Che prosegue: “Come accade in queste occasioni ci siamo attivati subito con i volontari della Protezione Civile e la Polizia Municipale. Al momento non si segnalano danni“. La conferma arriva anche dalla Protezione civile, che su Facebook avverte: “Dalle verifiche non risultano danni“.

C’è pure il commento del sindaco di Bacoli, altro comune dell’area. “È stata molto forte. L’abbiamo sentita tutti. Ed in tanti hanno avuto paura“, scrive suoi canali social Josi Gerardo Della Ragione. “Magnitudo 3.9. Ore 5.44. Con epicentro in mare, nel nostro golfo, davanti la costa di Bacoli. Voglio rassicurarvi, subito – avverte -. Non registriamo danni a cose e persone. Abbiamo ben percepito una nuova scossa legata al bradisismo dei Campi flegrei. Tra le più forti da quando stiamo rivivendo la recrudescenza del fenomeno sismico. Sono in contatto con l‘Osservatorio Vesuviano e la Protezione Civile Nazionale. Ho convocato il Centro Operativo Comunale e stiamo operando in sinergia con la Prefettura di Napoli. La situazione è sotto monitoraggio costante. Mi rendo conto delle preoccupazioni. Ma vi invito a mantenere la calma“.

Paura nella notte anche in Toscana. “Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.0 è stata avvertita dalla popolazione tra Barberino di Mugello e la Val di Bisenzio“, scrive sui social il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. “Sono circa 50 le scosse registrate nello sciame sismico, al momento non sono segnalate criticità“.

Campi Flegrei, l’allerta resta gialla. Musumeci: Emergenza rientrata

Il pericolo c’è, ma non è imminente e la zona rossa del bradisismo nei Campi Flegrei resta gialla. Il ministro della protezione civile, Nello Musumeci, alza e abbassa l’allerta su una possibile eruzione del Vesuvio in due ore. “L’emergenza è rientrata“, garantisce. Il magma, intanto, lavora nel sottosuolo.

In un primo momento, in audizione davanti alla commissione Ambiente della Camera Musumeci riporta l’ultimo verbale di riunione degli esperti, tenuta a fine ottobre, riferendo che la commissione Grandi rischi “chiede di prepararsi alla necessità di passare dall’allerta gialla verso un livello di allerta superiore“.

Passare allo scenario arancione significherebbe, tra le altre cose, evacuare i pazienti di quattro ospedali, di cinque Rsa e sei case di cura private, i detenuti delle carceri di Nisida e Pozzuoli.

Nel pomeriggio, dopo un incontro con i sette sindaci dei Comuni coinvolti, con l’Ingv, il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e la Commissione Grandi Rischi, Musumeci torna sui suoi passi. La Commissione, comunica, ha stabilito di mantenere l’alleata gialla intensificando le esercitazioni, perché al momento “non si evincono nuovi sollevamenti di suolo”. Il sollevamento medio di un centimetro e mezzo al mese, legato alla sismicità, “nell’ultima settimana ha avuto un rallentamento, anche se è difficile pensare che non riprenda a sollevarsi nei prossimi mesi”, precisa Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv.

Il sisma si sta evolvendo, “l’unico al mondo così popolato“, e il mondo scientifico “non ha una conoscenza perfetta, nessuno ha certezza assoluta di fronte agli eventi della natura“, motiva il ministro. Dal 2019 il ritmo del sollevamento del suolo si è più che raddoppiato, ma “questo non comporta una condizione di allarme, va detto in maniera chiara“, scandisce. Insieme allo sciame sismico, però, ogni giorno vengono emesse migliaia di tonnellate di gas Co2. L’Arpa dovrà quindi intensificare il monitoraggio.

La zona rossa legata al rischio bradisismo è stata definita tenuto conto di una media di 10 centimetri di sollevamento del suolo registrata negli ultimi 8 anni: si tratta di 85mila persone e 15mila edifici. I comuni coinvolti sono parte di Pozzuoli, di Bacoli e della città metropolitana di Napoli. Il piano di emergenza del rischio bradisismico (diverso dal piano d’emergenza sismico) non è mai esistito e sarà realizzato dopo il decreto approvato in consiglio dei ministri.

Alla Campania il decreto legge ha affidato il compito di redigere il piano di comunicazione destinato a chi vive su quei territori, che sarà pronto il 27 di novembre. La comunicazione deve coinvolgere essenzialmente la popolazione scolastica, con 125 istituti presenti sulla zona.

Il bradisismo è ricorrente tra Pozzuoli, Bacoli e Napoli dal 1950 e alterna fasi di innalzamento a fasi di subsidenza. Due le più importanti, negli anni: quella del 1970-72, che portò a un sollevamento complessivo del suolo di oltre 170 centimetri, accompagnato da sciami sismici, e quella del periodo 1983-84, che portò centinaia di terremoti al giorno, con un sollevamento complessivo del suolo di oltre 180 centimetri. Il 24 agosto 1983 scattò il piano di emergenza sismico e gli abitanti del rione Terra di Pozzuoli vennero evacuati. “Anche all’epoca la comunità scientifica dibatté a lungo sulla possibilità che il bradisismo evolvesse verso una eruzione. Ciò premesso, l’incertezza su eventi estremi rende particolarmente complicata l’attuazione di misure di prevenzione e mitigazione nel breve periodo“, spiega Musumeci. Quanto al futuro, “quando programmiamo lo sviluppo dei territori investiamo risorse in opere, infrastrutture, case, aziende, cerchiamo sempre di non dimenticarci del rischio, cerchiamo anzi di partire dal rischio per orientare le nostre scelte verso aree e territori adatti“, è l’auspicio del ministro. “Non possiamo proseguire in un modello di sviluppo che si illuda di chiedere alla natura di adattarsi alle scelte degli uomini“.

Arriva il decreto sui Campi Flegrei, il governo stanzia 52,2 milioni. Musumeci: “Agiamo su prevenzione”

Poco più di 52 milioni di euro – 52,2 per la precisione – messi sul piatto dal governo per affrontare la situazione dei Campi Flegrei. Risorse finanziarie tutte a carico dello Stato perché, nonostante le richieste dell’esecutivo “la Regione Campania ha deciso di non partecipare, ma speriamo cambi idea”. Il decreto ad hoc annunciato dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, è stato approvato dal Consiglio dei ministri, dopo un confronto durato settimane sia con la Regione, sia con i sindaci di tutta l’area soggetta a bradisismo. L’obiettivo ha ricordato Musumeci, è quello di lavorare sì per le emergenze, ma di “passare anche a una seria prevenzione”, visto che, come aveva ricordato due giorni fa, per anni “ci sono state incuria e disattenzione”.

Il decreto legge introduce misure urgenti di prevenzione del rischio sismico nell’area dei Campi Flegrei e introduce la possibilità di adottare un piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate direttamente interessate dal fenomeno bradisismico, che dovrà essere approvato con decreto del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, di concerto con il ministro dell’Economia, de in accordo con gli enti locali, a partire dalla Regione. Un piano che prevede, sostanzialmente, quattro attività: uno studio di microzonazione sismica, l’analisi della vulnerabilità sismica dell’edilizia privata e di quella pubblica, azioni per la mitigazione del rischio e un un programma d’implementazione del monitoraggio sismico e delle strutture.

Ora il Dipartimento della protezione civile provvederà a una prima delimitazione urgente della zona di intervento e, per “la celere attuazione del piano”, sarà coadiuvato di una struttura di supporto.

E proprio come avevano chiesto i sindaci, il decreto definisce il piano di comunicazione alla popolazione, approvato dalla Regione Campania, che prevede il potenziamento d’iniziative già avviate e lo sviluppo di nuove iniziative finalizzate alla diffusione della conoscenza dei rischi, con specifico riguardo alle persone con disabilità.

Si prevede, poi, entro 60 giorni, la definizione del piano di emergenza per il territorio interessato, che sarà basato, spiega Palazzo Chigi, “sulle conoscenze di pericolosità elaborate dai Centri di competenza” e che contiene le procedure da adottare in caso di aggravamento del fenomeno del bradisismo,

Vengono anche introdotte misure urgenti per la verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporti e di altri servizi essenziali, coordinata dalla Regione Campania.

Infine, il decreto legge prevede il potenziamento della risposta operativa territoriale di protezione civile. In particolare, la Città Metropolitana di Napoli coordinerà la ricognizione dei fabbisogni urgenti relativamente al reclutamento di personale a tempo determinato, da impiegare per dodici mesi per il potenziamento della struttura comunale di protezione civile. Inoltre, gestirà l’acquisizione di materiali necessari per garantire un’efficace gestione delle attività di protezione civile e l’allestimento di aree e strutture temporanee per l’accoglienza della popolazione.

Oggi, come ha ricordato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al termine del Consiglio dei ministri “al Collegio Romano si terrà una riunione per una valutazione delle conseguenze sul patrimonio artistico-culturale in una area densa di siti archeologici”. Il decreto, ha assicurato, “è un ottimo lavoro”.

Oggi il decreto sui Campi Flegrei in Cdm. Musumeci: “Facciamo il pane con la farina che abbiamo”

Lo aveva annunciato martedì e ora il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, è pronto a portare in Cdm il decreto legge dedicato ai Campi Flegrei, i cui obiettivi sono stati condivisi con la Regione Campania, i Comuni e tutti gli enti locali del territorio. Un atto normativo che, secondo fonti di governo, dovrebbe prevedere anche un piano di esodo in caso di eventi di bradisismo particolarmente intensi. Si tratta, spiega il ministro, del primo provvedimento che “ci sentiamo di adottare dopo decenni e decenni di distrazione”, visto che il fenomeno in quell’area è conosciuto da millenni.

Già nel dopoguerra – dice Musumeci – andava impedita la costruzione in alcune aree vulnerabili, invece quella è una delle zone più antropizzate”. Ma, assicura, “è imprudente” ipotizzare oggi l’abbattimento degli edifici. Insomma, “c’è stata incuria, scarsa conoscenza, sottovalutazione del fenomeno. Certo è che ora dobbiamo fare il pane con la farina che abbiamo. Questa è la realtà”.

Una realtà che i sindaci conoscono bene e che hanno portato in audizione in commissione Ambiente alla Camera. Più risorse economiche e più personale per il monitoraggio degli edifici, un maggior coinvolgimento della popolazione nella fase di comunicazione del rischio, per tutelare la sicurezza dei cittadini, ma anche per difendere il lavoro e il turismo, sono le richieste dei Comuni che, assicura Musumeci, “non saranno lasciati soli”.

Ma non solo. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, così come i rappresentanti di Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Monte di Procida, Giugliano e Marano, chiedono “poteri sostitutivi” da assegnare ai Comuni per migliorare le attività di controllo degli edifici. C’è naturalmente “un problema di personale e di risorse”, anche perché, ribadisce il primo cittadino partenopeo “spesso è difficile far intervenire i privati dove ci sono situazioni di possibile rischio sulle strade, quindi andrebbero utilizzati poteri sostitutivi per fare in modo che si possa intervenire su edifici abbandonati o plurifrazionati”. Soldi in più, quindi, e strumenti.

E c’è un aspetto verso cui tutti guardano, che è l’importanza della comunicazione e dell’informazione “scientificamente corretta” ai cittadini. Farsi prendere dal panico, dice Musumeci, è “il metodo meno adatto per affrontare una situazione che non si arresterà tra una settimana o tra un mese, perché dura da secoli e temo continuerà ad andare avanti”. Per i sindaci dei Campi Flegrei, anche se le scosse di questi giorni – l’ultima di magnitudo 2.6 – non sono il segnale di “una possibile eruzione”, la popolazione deve essere al corrente di ciò che accade, bambini e ragazzi delle scuole compresi.

Ecco allora la necessità – su cui sta lavorando il governo – di aggiornare “anche con maggiori dettagli, il piano di evacuazione ed emergenza, facendo qualche esercitazione”. Già, perché, il piano predisposto dalla protezione civile, così com’è non potrebbe essere applicato perché dovrebbe mettere la popolazione, spiega il ministro Musumeci, “nelle condizioni di poter raggiungere in un tempo X, il luogo Y. Per poterlo fare servono le arterie necessarie”. Cioè via di fuga libere, ma che, oggi, non sempre lo sono, visto che, ad esempio “come a Pozzuoli, ci sono dei lavori in corso. Serve quindi fare un monitoraggio – dice Manfredi – su quelle non disponibili” e da lì rivedere il piano.

Tremano ancora i Campi Flegrei. Nuova scossa di magnitudo 4, tra le più forti degli ultimi 40 anni

Non si ferma lo sciame sismico dei Campi Flegrei. Alle 22.08 di lunedì 2 ottobre, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato una scossa di magnitudo 4 a una profondità di 3 chilometri e, poche ore dopo, alle 4.15, una nuova scossa di magnitudo 2.2. Dopo quello del 27 settembre scorso, si tratta del sisma più forte mai registrato nella zona negli ultimi 40 anni. Molta paura in tutta la zona, compresa la città di Napoli, dove in tanti sono scesi in strada. I vigili del fuoco sono intervenuti immediatamente dopo aver ricevuto segnalazioni di danni su alcuni edifici nella zona di Pozzuoli, dove sono caduti alcuni calcinacci. Nessuna persona è, fortunatamente, rimasta coinvolta.

Negli ultimi due anni sono state localizzate nella zona dei Campi Flegrei 4987 scosse di terremoto, segno della continuità attività di tutta l’area a ovest di Napoli, che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e anche parte dello stesso capoluogo partenopeo.

La situazione, come spiega a GEA Roberto Isaia, vulcanologo dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologiaè in evoluzione” e fa parte di “una crisi bradisismica che dura da 15 anni. E’ iniziata nel 2005 con una piccola deformazione e precedentemente da alcune variazioni della composizione dei gas fumaroli nella zona centrale della solfatara. Queste deformazioni vanno avanti, con tassi più lenti rispetto alla precedente crisi del 1982-1984, ma non si sono mai fermate“.

Il sistema di monitoraggio, dice l’esperto, “non registra segnali che possono essere associati in modo diretto alla presenza di masse e fluidi nei primi 2-3 chilometri, ma non si esclude che piccoli corpi magmatici si possano essere mossi e rilascino questa ulteriore quantità di gas“. Per lsaia, quindi, la situazione “va controllata e monitorata ed è necessario incrociare tutti i dati disponibili, quelli sulla sorveglianza e gli studi” per avere un quadro in tempo reale di ciò che sta accadendo.

Il rischio zero, insomma, “non esiste“, ribadisce il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, secondo il quale è necessaria “massima attenzione” da parte di tutti, tanto che “il testo del decreto legge” ad hoc “è in dirittura d’arrivo”. Gli uffici del dipartimento stanno definendo gli ultimi passaggi formali e il ministro “conta entro pochi giorni di portarlo all’esame del Consiglio dei ministri“. Musumeci ha incontrato l’assessore alla Protezione civile della Regione Campania, Mario Morcone, per la condivisione di alcuni obiettivi contenuti nel provvedimento ed è stato chiesto alla commissione nazionale Grandi rischi, del Sistema nazionale di Protezione civile, di “farci conoscere l’analisi della comunità scientifica relativa alla situazione aggiornata dell’area interessata dal punto di vista sismico e bradisismico”. “Non stiamo trascurando alcun elemento“, assicura il ministro.

La dinamica dei Campi Flegrei è costantemente osservata dalle reti di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano. I parametri geofisici e geochimici analizzati indicano che è in corso, ormai da tempo, il sollevamento del suolo – il cosiddetto bradisismo – che presenta nell’area di massima deformazione al Rione Terra una velocità media di circa 15 mm/mese dagli inizi del 2023.

La crisi, spiega Isaia, “non si è mai fermata” e ogni nuova fase riparte da dove si è conclusa quella precedente. Anche se per un lungo periodo non vengono registrati movimenti significativi, quindi, se la crisi ricomincia lo fa su una zona già stressata. L’energia si accumula e viene rilasciata. Come e quando è difficile prevederlo.

I Campi Flegrei, infatti, non sono caratterizzati da un unico edificio vulcanico principale, ma sono piuttosto un campo vulcanico attivo da più di 80.000 anni, con diversi centri vulcanici situati all’interno e in prossimità di un’area depressa chiamata caldera Ecco perché, dice il vulcanologo, nel caso di eruzione “non è possibile sapere dove avverrà l’apertura della bocca“. Isaia parla di “incertezza“. La caldera, dice, “non è come un vulcano, che ha un cono principale di apertura“, quindi un’eventuale apertura potrebbe avvenire in un’area compresa tra 3 e 5 chilometri circa.