Alluvione

La strage del cambiamento climatico: 195mila morti in Europa dal 1980 a oggi

Eventi meteorologici estremi come ondate di calore e inondazioni sono costati circa 195.000 vite e quasi 560 miliardi di euro in Europa dal 1980. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea). “Gli eventi meteorologici e climatici estremi – si legge nel documento – hanno causato perdite economiche stimate in 560 miliardi di euro nell’Ue tra il 1980 e il 2021, di cui solo 170 miliardi di euro (30%) sono stati assicurati” e hanno causato quasi 195.000 vittime, ha osservato l’agenzia europea, che ha messo on line un nuovo portale che raccoglie i dati più recenti relativi all’impatto di questi eventi.

A febbraio 2022 il bilancio presentato dall’Aea ammontava a 510 miliardi di euro e 142mila morti, per il periodo 1980-2020. Nel 2021 le inondazioni in Germania e Belgio sono costate quasi 50 miliardi di euro.

“Per evitare ulteriori vittime, dobbiamo passare urgentemente dalla reazione agli eventi meteorologici estremi alla preparazione proattiva”, spiega Aleksandra Kazmierczak, esperta dell’Aea.

Nel nuovo database dell’agenzia le ondate di caldo rappresentano l’81% del bilancio delle vittime e il 15% dei danni finanziari. L’estate 2022, proprio a causa del caldo, ha visto un numero di morti superiore alla media in tutta Europa. Ci sono stati 53.000 (16%) decessi in più nel luglio 2022 rispetto alla media mensile per il 2016-2019, anche se non tutti sono direttamente attribuiti al caldo. La Spagna ha registrato più di 4.600 morti legate al caldo estremo tra giugno e agosto.

I modelli climatici prevedono per il futuro ondate di caldo estremo più lunghe, più intense e più frequenti, che “devono costringere l’Europa – spiega l’Agenzia – ad agire per proteggere la sua popolazione che invecchia ed è più vulnerabile alle alte temperature”. “La maggior parte delle politiche nazionali di adattamento riconosce gli effetti del calore sui sistemi cardiovascolare e respiratorio, ma meno della metà copre gli effetti diretti del calore come la disidratazione o il colpo di calore”, osserva l’istituto comunitario.

Sul suolo, il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha aumentato la probabilità di siccità da cinque a sei volte nel 2022, anno in cui gli incendi boschivi sono stati più del doppio rispetto agli ultimi anni, osserva il rapporto. Ma la siccità potrebbe rivelarsi anche estremamente costosa, passando dagli attuali 9 miliardi di euro all’anno a 25 miliardi all’anno alla fine del secolo se il riscaldamento resterà entro la soglia di 1,5°, ma potrebbe salire a 31 miliardi con 2° e a 45 miliardi con 3°.

E per l’agricoltura le conseguenze potrebbero essere “devastanti”. “Gli agricoltori possono limitare gli effetti negativi adattando le varietà delle colture, cambiando le date di semina e modificando i metodi di irrigazione”, spiega l’Aea. “Se non ci adattiamo, si prevede che i raccolti e i redditi agricoli diminuiranno in futuro”, è l’avvertimento dell’Agenzia ambientale europea.
Infine, pur con perdite umane molto inferiori (2% del totale), le inondazioni sono i disastri più costosi, rappresentando il 56% del conto finale.

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La dieta che fa bene al cuore e al pianeta: meno rischi cardiovascolari ed emissioni di CO2

Una dieta buona per il cuore e buona per il pianeta, in grado non solo di prevenire i rischi cardiovascolari, ma anche di ridurre del 48% le emissioni di gas serra, legate agli attuali consumi europei. Il piano alimentare è stato presentato al XLIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu) ed è frutto del progetto sviluppato dall’Unità di Ricerca su Nutrizione, Diabete e Metabolismo dell’Università Federico II di Napoli, con la collaborazione di ricercatrici indipendenti e di altre afferenti al Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici e al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli. La dieta ha ricevuto il Premio Barba, come migliore ricerca scientifica condotta nel campo della nutrizione umana da un ricercatore iscritto alla Sinu di età inferiore ai 35 anni.

Le scelte alimentari, spiega la Sinu, “influenzano e rendono strettamente interconnesse la salute umana e quella ambientale, essendo responsabili della metà dei decessi per malattie cardiovascolari (prima causa di morte in Europa e nel mondo) ed al contempo generando più di un terzo delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, implicate nell’attuale crisi climatica”. Le consolidate evidenze sul potenziale nocivo delle scelte alimentari per la salute del pianeta “rendono sempre più urgente la diffusione e l’adozione di diete sane e adatte alla mitigazione del cambiamento climatico”.

Grazie ai dati di associazione tra consumo di specifiche quantità dei diversi alimenti e il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, è stato definito un modello alimentare basato sulle frequenze e le quantità di consumo ottimali di ciascun alimento per la prevenzione cardiovascolare. Questo piano alimentare settimanale è stato confrontato con la dieta abituale della popolazione europea ed è stata, quindi, valutata l’adeguatezza nutrizionale e l’impatto sul clima in termini di emissioni di gas serra dei due modelli alimentari.

I risultati hanno mostrato che la dieta ottimale per la prevenzione cardiovascolare non prevede l’esclusione di alcun alimento, ma li assortisce tutti nelle frequenze e nelle quantità appropriate, secondo i dati disponibili in letteratura (vegetali freschi, cereali integrali e yogurt ogni giorno, legumi e pesce fino a 4 volte a settimana, uova, formaggi e carni bianche non più di 3 volte a settimana, carni rosse, cereali ad alto indice glicemico o patate non più di una volta a settimana, carni processate occasionalmente).

Rispetto alla dieta degli europei, quella desiderabile per la prevenzione cardiovascolare include un maggior consumo di frutta e verdura, cereali integrali, cereali raffinati a basso indice glicemico come la pasta, frutta secca a guscio, legumi e pesce, a scapito di carne bovina, burro, cereali ad alto indice glicemico, patate e zucchero. Questo modello alimentare è in grado di assicurare l’assunzione di tutti i macro e micro nutrienti nelle quantità raccomandate dall’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e di migliorare il profilo nutrizionale della dieta attuale della popolazione europea. Infine, lo studio ha dimostrato che la dieta sviluppata per l’ottimizzazione del rischio cardiovascolare è in grado di ridurre del 48,6% le emissioni di gas serra legate agli attuali consumi europei.

Ultima Generazione condannata in Vaticano per blitz ai Musei

Tre attivisti di Ultima Generazione sono stati condannati in Vaticano per un blitz nei Musei, il 18 agosto dello scorso anno.

Due di loro, Ester Goffi, 26 anni, e Guido Viero, 61anni, hanno usato della colla per incollarsi alla statua del Laocoonte mentre una terza attivista, Laura Zorzini, filmava l’azione. Il Tribunale Vaticano ha condannato i primi due a 9 mesi di carcere (pena sospesa), una multa di 1.500 euro e un risarcimento di 28.148 euro, per un danno che gli attivisti considerano “inesistente”. Nove mesi di carcere “per un grammo di colla: una sentenza esagerata, che non vuole riconoscere la drammaticità della situazione che motiva tutte le nostre proteste”, lamentano sui social. Il tribunale ha condannato anche la terza militante a pagare un’ammenda di 120 euro per il reato di trasgressione “a un ordine legalmente dato dall’autorità competente”.

“Ci sentiamo, oggi più che mai, figlie e figli di Laocoonte mandati incontro al loro destino dopo che chi governa si dimostra sordo all’avvertimento che la catastrofe è dietro l’angolo”, tuonano gli ambientalisti.

“Ci domandiamo se arriverà anche la condanna del Pontefice – data la determinazione con cui Papa Francesco parla di lotta alla crisi climatica – e, soprattutto, a chi sarà rivolta: a di noi oppure a chi, investendo nel fossile, ci sta condannando a morte?”, domandano i militanti di Ultima Generazione, che chiedono a chi li segue di contribuire alle spese legali e a condividere la notizia.

Ultima Generazione presenterà ricorso alla Corte di Appello contro la sentenza che è, ribadiscono, “spropositata e ingiusta”.

Björk sempre più attenta al clima: cancella tre date del tour per limitare impatto

Photo credit: AFP

Impegnata nella musica ma anche sulle tematiche ambientali. L’artista islandese Björk spera “che Elon Musk e i suoi amici tecnologici facciamo autobus turistici elettrici. Potreste passargli il messaggio?”, dice in un’intervista a AFP. Da tempo la musicista ha intensificato gli sforzi per limitare l’impatto dei suoi tour. Infatti ha cancellato tre date di ‘Cornucopia’, previste per l’inizio di giugno in Islanda, poiché il suo ambizioso allestimento scenico avrebbe richiesto ulteriori strutture nella piccola isola natale. “È la prima volta che non riesco a portare uno dei miei spettacoli in Islanda e la cosa mi rattrista molto, ma ho fatto di tutto“, ha dichiarato l’artista all’AFP.

Per questo sostiene che “sarebbe meglio avere più opzioni ‘verdi’. Speravo che Elon Musk e i suoi amici tecnologici realizzassero autobus turistici elettrici o barche con motori alimentati dal vento e dal sole per i musicisti in tournée“. E immagina “una specie di Coachella (festival che si tiene tradizionalmente in California, ndr) con una barca da festival che attraversa gli oceani senza aerei“.

Alla domanda su questo mondo post-crisi sanitaria che avrebbe dovuto essere più attento all’ambiente, Björk risponde: “Penso che il cambiamento stia avvenendo molto lentamente, sarebbe meglio se avvenisse più velocemente, ma sono ancora fiduciosa, mi dico che è una cosa generazionale“. “Almeno durante Covid abbiamo avuto uccelli che cantavano più forte, aria più pulita, meno aerei. Sappiamo che è possibile, che se vogliamo possiamo farlo“.

Nel frattempo, l’attenzione attuale è rivolta alla preparazione della ripresa del tour europeo di ‘Cornucopia’ (dal 1° settembre in Portogallo, l’8 settembre a Parigi, alla Bercy/Accor Arena, con una data finale a Floirac, vicino a Bordeaux, il 5 dicembre). Lo spettacolo si conclude proprio con un video messaggio dell’attivista per il clima Greta Thunberg.

Nelle grotte del Périgord un archivio nascosto di 500mila anni di cambiamenti climatici

(Photocredit: AFP)

Lampada frontale in testa, il ricercatore Dominique Genty si addentra più volte all’anno, dal 1992, nella profondità delle gallerie sotterranee di Villars, in Dordogna, nel sud-ovest della Francia per decifrare l’evoluzione del clima. Sotto una griglia metallica che consente ai turisti di ammirare le sagome dei cavalli trainati 20.000 anni fa o il magico spettacolo di migliaia di stalagmiti, stalattiti e altri formazioni calcaree, il paleoclimatologo del Perigord studia gli “speleotemi”, depositi minerali secondari.
La grotta contiene informazioni inestimabili: l’ossigeno presente nell’acqua piovana infiltrata, accumulata e dissolta nel sottosuolo fino a formare, nel corso dei millenni, concrezioni calcaree, e il carbonio, derivante dal susseguirsi delle piante al di sopra della grotta. Fissando i due elementi, queste stalagmiti hanno “registrato” il clima del passato. “La loro variazione è legata all’abbondanza o meno di vegetazione sopra la grotta, e siccome la presenza di vegetazione in superficie è direttamente legata al clima, questi elementi ci informano sulla sua evoluzione”, riassume il responsabile della ricerca.

Con Ludovic Devaux, ex sommozzatore della Marina francese ora assistente ingegnere, il ricercatore esplora le grotte europee e nordafricane per raccogliere stalagmiti, veri e propri archivi climatici. Solo le formazioni già danneggiate naturalmente vengono tagliate con una sega diamantata per non “distruggere l’estetica” del luogo, vicina a quella osservata dal primo homo sapiens.

Nel suo laboratorio di Bordeaux, armato di trapano odontoiatrico, lo scienziato campiona la polvere di calcite sulle stalagmiti raccolte e la inserisce in uno spettrometro di massa per misurare l’abbondanza di isotopi di carbonio e decifrare “il segnale climatico”. Uno strumento simile, che misura l’uranio e il torio, può datare il campione fino a 500.000 anni. In Cina, ad esempio, un ricercatore ha persino tracciato l’evoluzione dei monsoni locali per 640.000 anni.

A Villars l’analisi cronologica del contenuto di carbonio 14 (C14) – un isotopo radioattivo del carbonio – delle stalagmiti ha permesso di rilevare l’impatto del picco di esercitazioni nucleari effettuati nel mondo durante la Guerra Fredda. “I test effettuati in quel momento hanno rilasciato nell’atmosfera molto C14”, che poi si è infiltrato negli esseri viventi e attraverso l’acqua piovana, nelle stalagmiti sotterranee, secondo i ricercatori. Il picco di C14 misurato in altre grotte in Francia, Slovenia e Belgio è stato riscontrato diversi anni dopo dopo il 1963, data del Trattato di Mosca che ha messo fine ai test nucleari in atmosfera.

Questa scoperta prova che la maggior parte del carbonio prelevato dalle stalagmiti era proprio quello presente prima di quel momento nell’atmosfera e nella vegetazione, e serve da tracciante per conoscere meglio il tempo di infiltrazione dell’acqua e del carbonio tra la superficie e la grotta. E ha permesso di accreditare a livello scientifico la disciplina, che ora è in piena espansione con decine di laboratori in Austria, Germania, Francia, Regno Unito, Australia, Stati Uniti e Cina.
Con datazioni più lunghe, dati localizzati e bassi costi di spedizione, la ricerca sugli speleotemi delle caverne integra l’analisi dei nuclei di ghiaccio o marini, altre memorie del clima, prelevate dai poli e dagli oceani. Ricostruisce i principali cicli della storia del clima, tra glaciale e interglaciale, generati dall’evoluzione dei parametri dell’orbita terrestre, e rileva le brusche variazioni all’interno di questi cicli.

Il “progresso tecnologico” permetterà presto anche di “stimare le temperature medie” di tempi lontani, scommette Genty. Per valutare l’attuale riscaldamento legato all’attività umana, il ricercatore ha installato sensori sotterranei dal 1993 per misurare i cambiamenti di temperatura, flusso d’acqua e contenuto di CO2. A 35 metri sotto terra, in un ambiente ultra stabile, il duo di scienziati aggiorna le temperature registrate su un computer portatile: 12,2°C contro 11,1°C di trent’anni fa. Un aumento “enorme” in così poco tempo. “Abbiamo già sperimentato cambiamenti brutali” nei cicli del passato ma “mai un riscaldamento così rapido in un periodo interglaciale”, come avviene attualmente, osserva Genty.

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Clima, Papa: Scelte del decennio impatteranno per migliaia di anni

La Terra brucia, annega, frana. Gli effetti del cambiamento climatico sono ogni giorno sempre più prepotentemente davanti ai nostri occhi e dentro le nostre case. La mano dell’uomo non può fermarli, ma può inasprirli o mitigarli.

Nella Giornata mondiale dell’Ambiente, Papa Francesco torna a levare la sua voce per il Pianeta, chiedendo un’inversione di rotta, un “deciso cambiamento dell’attuale modello di consumo e di produzione, troppo spesso impregnato nella cultura dell’indifferenza e dello scarto, scarto dell’ambiente e scarto delle persone“. E si rivolge alla comunità internazionale perché riconosca “la grandezza, l’urgenza e la bellezza” della sfida.

L’incontro di Parigi del 2015, ricorda il Pontefice, è stato l’ultimo vertice di “alto livello“. L’ultimo in cui gli impegni presi potranno effettivamente avere effetti. Il tempo stringe, le scelte e le azioni messe in atto in questo decennio, osserva, “avranno impatti per migliaia di anni“.

Con la conoscenza di quanto le nostre azioni influiscano sull’ambiente, è cresciuta negli anni anche la responsabilità per le generazioni future e per i più deboli, i più colpiti dal cambiamento climatico. È, per Francesco, innanzi tutto “una questione di giustizia“, prima che di solidarietà. Per questo la cooperazione dev’essere, riflette, “responsabile“: “Il nostro mondo è ormai troppo interdipendente e non può permettersi di essere suddiviso in blocchi di Paesi che promuovano i propri interessi in maniera isolata o insostenibile“, afferma.

Il cambiamento di modello è ‘urgente‘ e “non può essere più rinviato” è il monito del Papa: “Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo consolidare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta, ben consapevoli che vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario della nostra esperienza di vita“.

Se il tema della giornata di quest’anno è incentrato sulla plastica, Francesco riceve Christopher John Kempczinski, presidente di McDonald’s Corporation: “Mi hanno detto che hanno abolito la plastica e tutto si fa con carta riciclabile“, racconta il Papa. Anche il Vaticano, nel suo piccolo, fa la sua parte. L’uso della plastica è proibito da anni: “Ci siamo riusciti al 93%, mi hanno detto. Sono passi, veri passi che dobbiamo continuare – ripete -. Passi veri“.

Fuga da Twitter degli scienziati del clima dopo l’arrivo di Musk

Gli scienziati che hanno dovuto affrontare una raffica di insulti, e persino di minacce su Twitter, stanno abbandonando il famoso social network, dove il negazionismo climatico è aumentato da quando Elon Musk ne ha assunto il controllo. Peter Gleick, scienziato del clima e dell’acqua con un seguito su Twitter di quasi 99.000 persone, ha annunciato il 21 maggio che non avrebbe più postato sulla piattaforma, accusandola di amplificare il razzismo e il sessismo. Il ricercatore ha dichiarato di essere abituato ad “attacchi aggressivi, personali e ad hominem, fino a minacce fisiche dirette“. Ma, ha dichiarato, “negli ultimi mesi, dopo l’arrivo del nuovo proprietario e i cambiamenti in Twitter, la quantità e l’intensità degli attacchi è salita alle stelle“.

Da quando ha acquistato Twitter sei mesi fa, il miliardario Elon Musk ha allentato la moderazione dei contenuti problematici e ha permesso a personaggi precedentemente bannati, come Donald Trump, di tornare. Robert Rohde di Berkeley Earth ha analizzato l’attività di centinaia di account di esperti di scienze climatiche molto seguiti prima e dopo l’acquisto di Twitter  e ha concluso che questi tweet non hanno più avuto la stessa risonanza: il numero medio di “mi piace” (per indicare l’approvazione) è sceso del 38% e sono stati retwittati il 40% in meno.

Twitter non ha commentato direttamente le modifiche ai suoi algoritmi, che generano traffico e visibilità sulla rete. Quando è stato contattato, l’ufficio stampa dell’azienda ha risposto con un’e-mail generata automaticamente… con un emoji di cacca. A gennaio Elon Musk aveva comunque spiegato la filosofia alla base dei cambiamenti:le persone a destra dovrebbero vedere più cose di ‘sinistra’ e le persone a sinistra dovrebbero vedere più cose di ‘destra’”. “Ma si può semplicemente bloccare se si vuole rimanere in una camera d’eco“.

In un’altra analisi, la famosa scienziata del clima Katharine Hayhoe ha esaminato le risposte allo stesso tweet che ha pubblicato volontariamente due volte, prima e dopo l’acquisizione di Twitter. Le risposte dei troll o dei bot – account automatizzati che diffondono regolarmente disinformazione – sono aumentate da 15 a 30 volte rispetto ai due anni precedenti. Fino all’acquisizione di Twitter in ottobre, “il mio account cresceva costantemente, con almeno diverse migliaia di nuove persone che mi seguivano ogni mese. Ma da allora la situazione non è cambiata”, ha detto.
Andrew Dessler, professore di scienze atmosferiche alla Texas A&M University, ha deciso di spostare la maggior parte delle sue comunicazioni sul clima su un’altra piattaforma, chiamata Substack. “Le comunicazioni sul clima su Twitter sono meno utili perché trovo che i miei tweet ottengano meno engagement”, afferma. “In risposta a quasi tutti i tweet sul cambiamento climatico, sono sommerso da risposte di account verificati con affermazioni fuorvianti o disinformate”, sottolinea.

Altri hanno semplicemente abbandonato Twitter. Katharine Hayhoe calcola che dei 3.000 scienziati del clima da lei elencati, 100 sono scomparsi dopo l’insediamento dell’azienda dell’uccellino blu. La glaciologa Ruth Mottram era seguita da più di 10.000 persone su Twitter, ma ha scelto di abbandonare a febbraio, unendosi a un forum di scienziati su Mastodon, un social network decentralizzato creato nel 2016. È soddisfatta di aver trovato un ambiente “molto più tranquillo”. “Non ho incontrato insulti e nemmeno persone che mettevano in dubbio il cambiamento climatico”, racconta.

Michael Mann, un importante scienziato del clima dell’Università della Pennsylvania, anch’egli regolarmente attaccato online, ritiene che l’aumento della disinformazione sia “organizzato e orchestrato” dagli oppositori delle politiche climatiche. In un libro pubblicato nel 2022 (“La nuova guerra del clima”), ha riferito degli sforzi dei produttori di petrolio per incoraggiare la negazione del clima sui social network. “I troll professionisti stanno manipolando l’ambiente su Internet con pubblicazioni strategiche che generano conflitti e divisioni”, ha dichiarato all’AFP.

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Blitz Ultima Generazione al Senato: fango e acqua contro la facciata

Nuovo blitz Ultima generazione davanti al Senato: questa mattina 11 attivisti hanno bagnato con dell’acqua la facciata di palazzo Madama; nel mentre un altro gruppo ha sversato del fango vicino al portone e due ragazze si sono versate il fango addosso. “Fango come quello che ha travolto l’Emilia Romagna a seguito della devastante alluvione, a testimoniare in questo modo la vulnerabilità che tutte e tutti noi abbiamo nei confronti della crisi climatica e agli eventi estremi a questa correlati“, spiega Ultima generazione in una nota. L’azione è durata qualche minuto. Le Forze dell’ordine sono intervenute immediatamente, e in poco tempo hanno portato via i presenti. “Il fango versato oggi rappresenta il risultato delle politiche portate avanti a Palazzo Madama“, ribadiscono gli attivisti.

L’azione, spiegano gli attivisti, vuole essere una risposta all’invito/ricatto del presidente del Senato Ignazio La Russa di andare a spalare il fango in Emilia Romagna come condizione affinché Palazzo Madama ritiri la costituzione di parte civile nei confronti di Ultima Generazione, “avendo dato prova di volere concretamente fare qualcosa per l’ambiente”.

Secondo quanto si apprende, il questore di Roma Carmine Belfiore ha disposto il foglio di via obbligatorio per due degli attivisti fermati.

‘Power our Planet’ a Parigi: maxi concerto per il clima con Billie Eilish e Lenny Kravitz

Lenny Kravitz, Billie Eilish e Ben Harper si esibiranno il 22 giugno a Parigi in un concerto di beneficenza per il clima e contro la povertà, a margine di un vertice internazionale organizzato su iniziativa dell’Eliseo. Lo ha annunciato l’Ong Global Citizen. Anche gli artisti H.E.R., Jon Batiste, Finneas e Mosimann prenderanno parte ai festeggiamenti gratuiti previsti al Campo di Marte, che ha già ospitato una serie di star nel 2021 sotto l’egida dell’organizzazione filantropica, tra cui Elton John.

Intitolato ‘Power our planet: live in Paris’, l’evento metterà in evidenza il vertice per un “nuovo patto finanziario globale“, organizzato il 21 e 22 giugno nella capitale su iniziativa del presidente Macron, con l’obiettivo di riformare il sistema finanziario internazionale per affrontare la sfida del clima. Parigi ha lanciato l’idea di questo vertice in autunno, durante la COP27 in Egitto, con il primo ministro delle Barbados Mia Mottley – la cui isola è in prima linea nella minaccia del cambiamento climatico – che co-presiede la campagna ‘Power our planet’ di Global Citizen. Attraverso questa campagna, l’Ong spera in una “forte presenza e impegno” a Parigi da parte del nuovo presidente della Banca Mondiale Ajay Banga, del Segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen e delle nazioni del G20. L’Ong ha chiesto un “cambio di passo” per consentire ai Paesi poveri e in via di sviluppo di accedere ai “finanziamenti urgentemente necessari per accelerare la transizione verso l’energia pulita, costruire la resilienza ai disastri naturali e soddisfare i loro bisogni più urgenti“.

Non ci sarà alcuna transizione climatica globale se non lotteremo per una maggiore giustizia ed equità“, ha ammonito Emmanuel Macron, citato nella dichiarazione. “Le prossime generazioni erediteranno un pianeta devastato dai cambiamenti climatici“, ha lamentato Lenny Kravitz, chiedendo un “cambiamento“. Creato nel 2008 dall’australiano Hugh Evans, il Global Citizen, con sede a New York, organizza dal 2012 l’annuale Global Citizen Festival a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, distribuendo biglietti gratuiti alle persone che si impegnano ad agire contro la povertà. Prodotto da Live Nation, il concerto di Parigi di giugno sarà trasmesso online.

Arriva il cemento green: niente acqua e cinque volte meno CO2 di quello tradizionale

A 70 chilometri a sud di Nantes sorge un’alta torre circolare rossa e bianca in mezzo al verde del paesaggio: è quella del cementificio della start-up francese Hoffmann Green, che ha l’ambizione di diventare il faro di un’industria del cemento carbon free, dopo due secoli di massicce emissioni di CO2. Inaugurato venerdì, il nuovissimo stabilimento è l’espressione concreta della strategia di reindustrializzazione verde auspicata dal governo. Promette di emettere da tre a cinque volte meno gas serra rispetto ai grandi produttori tradizionali di cemento ed è stato sostenuto finanziariamente dai piani di risanamento e da Francia 2030.

Nei piani, ogni anno dovrebbe produrre 250.000 tonnellate di cemento a basse emissioni di carbonio. Una pagliuzza rispetto al fabbisogno del Paese che ne consuma 18 milioni di tonnellate all’anno. Ma una rivoluzione in un settore che, dall’invenzione del cemento 200 anni fa, non ha quasi cambiato i suoi metodi di produzione altamente inquinanti. Il processo tradizionale – la cottura della farina di materie prime per 18 ore consecutive a oltre 1.400°C per ottenere l’elemento essenziale del cemento, il clinker – richiede enormi volumi di gas naturale ed emette quasi una tonnellata di CO2 per ogni tonnellata di cemento prodotti. In pratica, inquina di più del settore aereo.

Il cemento della Vandea di Hoffmann Green “non ha clinker”, emette “in media 200 kg di CO2” per tonnellata, è prodotto “senza cottura”, “senza gas”, “senza acqua” e “a temperatura ambiente”, “mescolando polvere di rifiuti industriali”, spiega Julien Blanchard, presidente del consiglio di amministrazione e co-fondatore della start-up nata nel 2015. I tre ingredienti principali sono gli scarti di lavorazione dell’acciaio, “i fanghi argillosi” recuperati dalle cave e il “gesso” contenuto nei pannelli di cartongesso provenienti dalla demolizione degli edifici. Gli additivi interni innescano quindi una reazione a freddo che consente al cemento di amalgamarsi. La ricetta è stata sviluppata da David Hoffmann, ingegnere chimico minerario ed ex co-fondatore della start-up Séché Environnement.

In questa fabbrica verticale dal concept unico, la torre alta 70 metri mescola gli ingredienti di 19 silos alti diverse decine di metri. Altro elemento essenziale della decarbonizzazione del processo, è che l’energia pesa appena per il 2% dei costi complessivi dell’azienda “rispetto al 20% del settore tradizionale”, secondo Blanchard. Una serie di pannelli fotovoltaici su palafitte, come grandi alberi di metallo che seguono l’orientamento del sole durante tutta la giornata, generano il 50% del consumo elettrico del sito.

“Tutti questi elementi fanno sì che nel complesso il nostro cemento generi cinque volte meno emissioni di CO2 rispetto al cemento tradizionale”, riassume Blanchard. Naturalmente anche il prezzo è “il doppio”, ammette. “Ma più produciamo, più i prezzi scenderanno”, dice, scommettendo su un “incrocio delle curve dei costi” tra il suo cemento e quello tradizionale “nel 2026-2027”. L’industria del settore “ci vede come i cattivi che vogliono chiudere i cementifici tradizionali”, osserva Stéphane Pierronnet, direttore operativo dell’impianto. Eppure gli ultimi cinque anni sono stati una strada lunga e onerosa. Soprattutto per ottenere le certificazioni che consentono a questo prodotto di entrare nella corte dei cementi standardizzati e referenziati. Sono stati necessari “tra i 5 ei 10 milioni di euro” per finanziare gli accertamenti che hanno permesso di ottenere la garanzia che “i nostri cementi sono altrettanto solidi”, “con una durata così lunga, la stessa resistenza al fuoco, ai sali marini..” dei cementi tradizionali, spiega Blanchard. L’azienda, che impiega 55 persone, di cui il 20% in ricerca e sviluppo, sta progettando un secondo stabilimento a Dunkerque. Ha anche progetti in Svizzera, Belgio e Regno Unito.

 

(Photocredit: AFP)