Meloni in Mozambico e Congo: “Piano Mattei va scritto insieme, allargare cooperazione”

Credit Photo: Palazzo Chigi

La situazione geopolitica rallenta ogni progetto, anche quelli dell’Italia ovviamente. Meglio, quindi, ribadire la volontà di andare avanti nel Piano Mattei di cooperazione con l’Africa, e farlo di persona. Perciò Giorgia Meloni ha compresso al massimo la sua visita diplomatica accorpando Mozambico e Congo in un’unica giornata, pur di lasciare un segno tangibile ai partner della sponda sud del Mediterraneo sulle intenzioni del suo governo.

È stata anche l’occasione giusta per spiegare ai suoi interlocutori, de visu, le motivazioni che hanno indotto l’esecutivo a rinviare la Conferenza Italia-Africa dal prossimo mese di novembre ai primi di gennaio del nuovo anno. “Per cercare di capire meglio il quadro della situazione internazionale, che intanto sta evolvendo”, spiega Meloni a Maputo, nel punto stampa con il presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Nyusi. Durante il quale lancia altri segnali ai Paesi del continente con cui sono state intavolate negoziazioni in questi mesi. “Il Piano Mattei va scritto insieme. Perché non ci sarebbe niente di nuovo se pretendessimo di scrivere uno da presentare all’Africa”. Che, tradotto dal linguaggio diplomatico, significa: nonostante tutto quello che sta accadendo in Medio Oriente, la strada è tracciata e non ci tireremo indietro.

Soprattutto in uno quadro geopolitico come quello attuale, dove l’energia, che è il fulcro del progetto governativo, rischia di vivere una nuova fase di crisi dopo quella attraversata con la guerra in Ucraina. Meloni, infatti, non nasconde di essere “abbastanza preoccupata dallo scenario generale”, ovvero il conflitto tra Israele e Palestina. Anche se poi aggiunge che “c’è un lavoro da poter fare, come stiamo facendo, per evitare un’escalation che porti a un conflitto regionale, quindi molto più esteso” e che rischierebbe di finire fuori controllo.

In questo risiko, dunque, torna ad assumere un peso ancora maggiore il lavoro diplomatico con l’Africa, ripartendo dalle nazioni con cui c’è già una porta ben aperta. Come il Mozambico: “Le nostre nazioni – dice Meloni – hanno lunghissimo portato di cooperazione e sono legate da un’amicizia profonda”. Al punto da poter spiegare pubblicamente che dal suo punto di vista “e da quello del presidente Nyusi” i rapporti “possono allargarsi a nuove e maggiori forme di collaborazione”.

Sebbene “il fiore all’occhiello è il settore energetico, soprattutto grazie alla presenza sul territorio di Eni”, perché “i giacimenti scoperti al largo delle coste settentrionale del Mozambico sono una enorme enorme opportunità”, ci sono comunque altri campi da esplorare. L’agricoltura, ad esempio. L’Africa, sottolinea la premier, “ha il 60% di terre coltivabili che non sempre vengono coltivate”, dunque “il know-how e la tecnologia italiana possono aiutare a rendere le aziende più grandi e più competitive anche a livello internazionale”. Così come si può “sviluppare un partenariato che consenta al continente africano di poter valorizzare di più le tante risorse di cui dispongono: dalle materie prime e la capacità di processarle sul territorio al turismo”. Sempre con un approccio che la premier definisce “non predatorio”, ragion per cui “il Piano Mattei, peraltro, è sostenuto dal nostro Fondo clima”, con “il 70% dedicato all’Africa: parliamo di circa 3 miliardi di euro, un investimento sicuramente importante con il quale vorremmo anche spingere a un nuovo approccio e a una nuova cooperazione con l’Ue”. Ovviamente, con la leadership nel Mediterraneo affidata all’Italia.

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Il Papa vola in Congo e Sud Sudan: sullo sfondo lo spettro delle carestie e dell’ambiente

Papa Francesco mantiene la promessa e vola in Africa. Un viaggio che era previsto dal 2 al 7 luglio scorsi, poi saltato a causa del ginocchio, all’epoca ancora troppo dolorante. Il Pontefice, che si sposta ancora spesso in sedia a rotelle e ha compiuto 86 anni il 17 dicembre, fa tappa in Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan da oggi al 5 febbraio.

Sullo sfondo, gli scontri armati, le violenze, gli sfruttamenti, ma anche il tema ambientale. Soprattutto in Repubblica democratica del Congo, Paese piegato da enormi problemi legati all’inquinamento e allo smaltimento della plastica. Sull’intero continente incombono poi la piaga della fame e lo spettro di nuove carestie, legate ai continui rinnovi dell’accordo con la Russia sulle esportazioni di cereali e fertilizzanti dai porti ucraini. Un tema che lo stesso Bergoglio ha tenuto a sottolineare nell’udienza annuale al corpo diplomatico. In quell’occasione, ha rinnovato l’appello per il cessate il fuoco di un conflitto “insensato, i cui effetti interessano intere regioni, anche fuori dall’Europa a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente”.

Francesco sarà a Kinshasa da oggi, 31 gennaio, al 3 febbraio, poi a Giuba dal 3 al 5 febbraio. Non sono pochi i rischi per la sicurezza. La tappa a Goma, capitale della provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, preda di gruppi armati per più di 25 anni, viene eliminata.

Afflitto da un’instabilità cronica, anche il Sud Sudan presenta problemi di sicurezza, sprofondato in una sanguinosa guerra civile tra il 2013 e il 2018, che ha causato la morte di quasi 400mila persone. Nonostante un accordo di pace che prevede la condivisione del potere in un governo di unità nazionale, le faide tra i gruppi rivali continuano, seminando violenza. La Santa Sede ha giocato un ruolo di mediazione nei negoziati di pace: nel 2019, Francesco ha invitato Salva Kiir e Riek Machar in Vaticano, inginocchiandosi davanti a loro e implorandoli per la pace. Nel Sud Sudan il viaggio sarà fortemente ecumenico, perché con Francesco ci saranno anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e il moderatore della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields.

Ci sono due aspetti che caratterizzano la visita, sottolinea il segretario di Stato, Pietro Parolin ai media vaticani: “Uno è pastorale, di vicinanza alle Chiese locali e a queste comunità che sono comunità vive, attive, l’altro è socio-politico, e da questo punto di vista ci si aspetta che la presenza del Santo Padre, la sua parola, la sua testimonianza, possa aiutare a promuovere la cessazione delle violenze in atto e rafforzare i processi di pace e di riconciliazione in corso”.

Dalla sua elezione nel 2013, Francesco è stato in Africa quattro volte, visitando Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana, Egitto e Marocco. Il suo ultimo viaggio in Africa risale al 2019, in Mozambico, Madagascar e Mauritius.

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Intesa Italia-Congo: dal 2023 oltre 4,5 miliardi metri cubi di Gnl

Con le firme in calce agli accordi sottoscritti nelle ultime 48 ore in Angola e Congo, l’Italia mette a segno altri due colpi importanti nel piano di diversificazione degli approvvigionamenti energetici. La missione, condotta dai ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani, accompagnati dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, permette al nostro Paese di fare un balzo avanti per divincolarsi dagli accordi con la Russia, che finora è stato il principale partner con il 45% di fabbisogno coperto dal gas proveniente da Mosca.

La lettera d’intenti firmata oggi a Brazeville prevede l’accelerazione e l’aumento la produzione di gas in Congo, in primo luogo tramite lo sviluppo di un progetto di gas naturale liquefatto con avvio previsto nel 2023 e capacità a regime di oltre 3 milioni di tonnellate l’anno (oltre 4,5 miliardi di metri cubi all’anno) – fa sapere Eni -. L’export di Gnl permetterà così di valorizzare la produzione di gas eccedente la domanda interna congolese. Tra i punti dell’accordo c’è la definizione di iniziative di decarbonizzazione per la promozione della transizione energetica sostenibile nel Paese africano, in particolare negli ambiti delle energie rinnovabili, dell’agricoltura con lo sviluppo di una filiera agricola – non in competizione con la catena alimentare – per la produzione di feedstock per la bioraffinazione, la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste, l’adozione di sistemi di clean cooking, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio della Co2. Dunque, “Eni è ad oggi l’unica società impegnata nello sviluppo delle ingenti risorse di gas della Repubblica del Congo e attualmente fornisce gas alla Centrale Elettrica del Congo (Cec), che garantisce il 70% della produzione di energia elettrica del Paese. Eni è presente in Congo da oltre 50 anni”, sottolinea l’azienda in una nota.

La partnership tra Italia e Congo, l’amicizia tra i nostri Paesi, viene da molto lontano e nei grandi momenti di crisi diventa sempre un’opportunità per aiutarsi a vicenda”, commenta il ministro degli Esteri. Che ripercorre le tappe delle ultime settimane: “L’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, che condanniamo, ha portato l’Italia all’esigenza di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico. E’ un obiettivo prioritario per l’Italia – continua Di Maio -, in quanto richiede uno sforzo collettivo di tutto il nostro governo per ridurre la dipendenza energetica da un solo Paese”. Non solo, perché “la partnership energetica con il Congo ha grandi potenzialità di crescita nel breve e nel medio periodo”, evitando però “che i molti Paesi africani che non esportano combustibili fossili paghino le conseguenze di queste tensioni, in termini di crescita del loro Pil”. Perché, rimarca ancora una volta il responsabile della Farnesina, “l’Africa è un continente a cui guardiamo con grandissima attenzione e con cui, sono sicuro, aumenteremo sempre di più la nostra cooperazione in futuro”. Ma Di Maio torna a chiedere all’Europa il tetto massimo al prezzo del gas: “Non abbiamo mai parlato di veti su alcun tipo di sanzioni, ma allo stesso tempo ci aspettiamo un sostegno con il price capping che consentirà alle famiglie di pagare di meno sia sulla bolletta energetica e alle imprese di non vedere intaccata la propria competitività”.

Soddisfatto anche il ministro della Transizione ecologica: “Oggi abbiamo fatto un importante accordo con il governo del Congo, che riguarda la fornitura di gas naturale liquido in quantità importanti per i prossimi anni. Ma anche l’economia circolare, e in generale la decarbonizzazione: quindi saranno impegni pluriennali che prenderemo con questo Paese verso la transizione ecologica”, dice Cingolani. Sottolineando anche l’intesa raggiunta in Angola: “C’è un’importante azione che il nostro governo sta facendo su questi Paesi in Africa, che ci consente da un lato di differenziare la fornitura di energia, di gas, ma dall’altro anche di far partire nuove tecnologie, nuovi investimenti nel settore della transizione ecologica in queste terre che hanno moltissimo da fare e da dire in questo settore”. Il piano dell’Italia si allarga e procede, forse anche più rapidamente delle attese.