Cop30, è scontro sui fossili. Hoekstra: “Non escludo che non si trovi accordo”

Dopo l’interruzione per l’incendio, la Cop30 si incaglia del tutto. All’alba, la presidenza brasiliana pubblica una nuova bozza al ribasso che scontenta tutti, nella quale scompaiono tanto la parola ‘fossili’ quanto la creazione della roadmap richiesta da almeno 80 paesi europei, latinoamericani e insulari.

Le reazioni non tardano ad arrivare. L’Europa, con il commissario al Clima Wopke Hoekstra, giudica il documento “inaccettabile” e non esclude che la conferenza si possa chiudere senza un accordo, cosa che non avrebbe precedenti nella storia delle Cop. Nel documento, denuncia il commissario, “non c’è nessuna scienza. Nessun bilancio globale. Nessuna transizione. Solo debolezza. Sarò chiaro: in nessun caso accetteremo niente che sia anche solo lontanamente simile a ciò che è ora sul tavolo”. Dall’altra parte del globo, però, Ursula von der Leyen in conferenza stampa al G20 di Johannesburg pronuncia parole di rottura, come a far mancare il sostegno necessario al commissario per il Clima: “Non stiamo combattendo i combustibili fossili, stiamo combattendo le emissioni prodotte dai combustibili fossili”, afferma.

“Il testo non può rimanere così com’è”, fa eco a Hoekstra il ministro tedesco dell’Ambiente, Carsten Schneider. A opporsi, sottolinea Monique Barbut, ministra francese della Transizione ecologica, sono “India, Arabia Saudita e Russia, affiancate dai paesi emergenti”.

La Colombia, che guida una coalizione di circa 40 Paesi, promette di non lasciare i negoziati senza una dichiarazione in cui si prendano impegni per la roadmap. La conferenza “non può concludersi senza una tabella di marcia chiara, giusta ed equa per abbandonare i combustibili fossili”, sottolinea la ministra dell’Ambiente, Irene Vélez. “Non cerchiamo un documento vuoto”, afferma la ministra, che conferma lo svolgimento della prima conferenza internazionale sull’abbandono delle energie fossili il 28 e 29 aprile a Santa Marta, città costiera nel nord della Colombia, in collaborazione con i Paesi Bassi. Il testo preparato per diventare la dichiarazione finale “non è sufficiente”, concorda il ministro spagnolo per la Transizione ecologica, Sara Aagesen. “Dobbiamo lavorare e abbiamo tempo per migliorarlo”, ha detto.

“La situazione è molto difficile”, ammette Gilberto Pichetto Fratin, assicurando che la Presidenza brasiliana “sta lavorando senza sosta con lo spirito del ‘Mutirao’ come elemento di unione e sforzo collettivo che contraddistingue questa Conferenza”. Per il ministro dell’Ambiente italiano, “è importante che vi sia un segnale politico che emerga da questa Cop per mantenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi alla nostra portata”. Pensa al paragrafo 28 della decisione del Global Stocktake concordata a Dubai, che, insiste “rimane un punto di riferimento per il nostro lavoro”. Roma lavora per un risultato che sostenga la transizione energetica, portando avanti tutti gli elementi del paragrafo 28 della decisione del Global Stocktake. Quindi, sì al progressivo abbandono delle fonti fossili ma prevedendo al tempo stesso l’uso di carburanti sostenibili. Quanto al capitolo finanza per l’adattamento, “siamo pronti a fare la nostra parte nel contesto delle decisioni che abbiamo adottato lo scorso anno”, assicura il ministro, ricordando che l’Italia è arrivata a Belém con un contributo rafforzato alla finanza per il clima grazie alla mobilitazione congiunta di risorse pubbliche e private.

Siamo qui tutti insieme dopo l’incendio di nei padiglioni che ci ricorda la nostra vulnerabilità condivisa e come sia necessario agire in un momento di crisi“, esorta il presidente della Cop, André Corrêa do Lago, aprendo i lavori della plenaria informale di bilancio. “Abbiamo iniziato quest’anno con molte sfide geopolitiche ed eventi estremi che ci dicono che quello che facciamo qui è estremamente urgente, il mondo ci guarda”. Il presidente invita a non dimenticare che “il consenso è la nostra forza” e che anche se “la sfida è considerevole, perché a casa tutti i nostri governi subiscono molte pressioni”, bisogna preservare il multilateralismo “non pensando a chi vince e chi perde, altrimenti perderemo tutti”. I negoziati vanno avanti a oltranza, ma si va verso i tempi supplementari. Correa do Lago dovrà mettere d’accordo 194 paesi e l’Unione europea, membri dell’accordo di Parigi, per un’adozione dell’accordo per consenso, come previsto dalle regole della Cop.