Mattarella torna in Africa: visita in Costa d’Avorio e Ghana, energia e istruzione tra i temi

Costa d’Avorio e Ghana: sono le due tappe del nuovo viaggio istituzionale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Africa. Da oggi, 2 aprile, a sabato 6, accompagnato dal vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, il capo dello Stato tornerà nel continente africano, stavolta visitando due Paesi molto importanti dal punto di vista geostrategico e per il programma di cooperazione italiano, che si collega anche al Piano Mattei varato dal governo. Dopo essere stato in Etiopia e nell’area australe (Mozambico e Zambia), ora Mattarella visiterà la parte occidentale: per dare un ulteriore segnale a un continente che da sempre ha ricevuto l’attenzione italiana, ma che ora assume un ruolo sempre più centrale. Ovviamente, con questa doppia visita completa ma non esaurisce la geografia politica del Quirinale.

Sono principalmente tre i temi che saranno affrontati. Innanzitutto, Costa d’Avorio e Ghana, trovandosi a sud di un’area turbolenta come quella del Sahel, messa a durissima prova negli ultimi anni tra colpi di Stato e terrorismo, fungono anche da ‘cerniera’ grazie al fatto di aver sviluppato modelli e strutture democratiche nella regione. Soprattutto il Ghana, che ha una storia ‘esemplare’ anche sui processi elettorali. Ma entrambi i Paesi possono vantare economie dinamiche e aperte, dunque nonostante risentano delle turbolenze cercano comunque di portare avanti un’azione moderatrice e stabilizzatrice. Il 3 aprile Mattarella sarà ricevuto al Palazzo Presidenziale di Abidjan, dove incontrerà il presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Nel pomeriggio, poi, sarà alla cerimonia di consegna delle Chiavi del Distretto di Abidjan, molto sentita dalla comunità locale: un’onorificenza riconosciuta a personalità ritenute di alto valore. Nella mattinata del 5 aprile, invece, ad Accra, Mattarella sarà alla Jubilee House, dove avrà un incontro con il presidente della Repubblica del Ghana, Nana Addo Dankwa Akufo-Addo. A seguire, si recherà al Memoriale di Kwame Nkrumah e successivamente al Castello di Christiansborg.

La visita in Africa sarà anche l’occasione per portare il saluto al comandante e ai membri dell’equipaggio del Pattugliatore d’altura ‘Bettica‘ della Marina Militare italiana, impegnata in operazioni di monitoraggio nel Golfo di Guinea, nell’ambito di un programma di lotta alla pirateria e ad altre forme di criminalità in mare, come contributo al quadro di sicurezza di Paesi come Costa d’Avorio e Ghana, appunto, che essendo rivieraschi dipendono molto dai commerci e, quindi, dal transito delle imbarcazioni. Mattarella sarà a bordo della nave, attraccata al porto di Tema, ad Accra, il 6 aprile, prima di rientrare in Italia.

Altro argomento sarà la formazione e l’istruzione, molto centrale nel programma di cooperazione con l’Africa e ora anche con il Piano Mattei. Il 4 aprile, in Costa d’Avorio, Mattarella (primo presidente della Repubblica italiana in visita nel Paese) farà tappa al complesso scolastico di Canal Vridi, ristrutturata grazie all’impegno della Ong Avsi e dell’Eni, mentre sabato 6 aprile, sarà al Centro di formazione professionale don Bosco di Ashaiman, in Ghana, gestito dai padri salesiani e creato grazie al contributo di Confindustria Alto Adriatico: un progetto legato allo sviluppo dei flussi regolari dell’immigrazione, necessari alla nostra economia, che prevede la preparazione dei giovani africani, che poi saranno chiamati a fare pratica in Italia.

Si parlerà anche di energia nel viaggio del capo dello Stato. Sempre il 4 aprile, infatti, Mattarella visiterà la stazione a terra del giacimento di olio e gas associato di Baleine, scoperto nel 2021 dall’Eni a 70 chilometri dalla costa di Abidjan e a 1.200 metri di profondità, che ha potenzialità di 2,5 miliardi di barili di olio in posto e dall’entrata in produzione ha prodotto 100 miliardi di metri cubi di gas associato. Nell’area il Cane a sei zampe è molto attivo e ha in cantiere diversi progetti, non solo per le estrazioni ma anche per lo sviluppo delle comunità locali, che saranno illustrate del managing director Eni Costa d’Avorio e dall’intervento del ministro delle Miniere, del Petrolio e dell’Energia ivoriano.

 

 

Photo credit: sito internet ufficiale del Quirinale

Guerra del cacao: Costa d’Avorio e Ghana contro le multinazionali

Si alzano i toni tra i due maggiori produttori di cacao al mondo e le multinazionali: Costa d’Avorio e Ghana hanno dato tempo fino a oggi ai produttori per pagare un bonus promesso ai contadini, un braccio di ferro sintomatico delle tensioni ricorrenti in questo settore. “Il coltivatore di cacao ivoriano non vive decentemente della sua produzione. Chiedo ai produttori di cioccolato di rispettare il prezzo stabilito per i contadini“, dice Venance Brou Kouadio, nel mezzo della sua piantagione di cinque ettari a Bringakro.

Come questo quarantenne, in un villaggio a 200 km a nord di Abidjan, molti agricoltori lamentano di non ricevere il prezzo promesso per un chilo di cacao, fissato quest’anno in Costa d’Avorio a 900 franchi CFA (1,3 euro). Al centro del malcontento c’è il differenziale di reddito dignitoso (DRD), un meccanismo di bonus introdotto nel 2019 con l’obiettivo di far pagare ai produttori di cioccolato un bonus di 400 dollari per tonnellata di cacao. L’obiettivo auspicato è quello di remunerare meglio gli agricoltori, che si stima ricevano circa il 6% del valore generato dal mercato del cioccolato. Ma secondo il Consiglio ivoriano del caffè e del cacao (CCC) e il Consiglio del cacao del Ghana (Cocobod), gli organi nazionali di gestione del cacao dei due maggiori produttori mondiali (60% della produzione tra loro), la situazione non è soddisfacente.

Il Covid è stato un “pretesto per non pagare“, “ma le multinazionali hanno aumentato i loro profitti e sono in grado di pagare“, afferma Yves Brahima Koné, presidente della CCC. Senza il DRD, spiega, sarebbe difficile per il coltivatore ottenere il suo margine, circa 100 franchi CFA al chilo. Un premio che mira a migliorare il reddito degli agricoltori, ma le aziende “aggirano questo processo“, deplora Fiifi Boafo, portavoce di Cocobod.

Secondo alcuni esperti, se da un lato le aziende produttrici di cioccolato hanno tenuto conto della Drd nei costi, dall’altro stanno compensando facendo pressione sul premio che dovrebbe ricompensare la qualità dei chicchi. Dopo aver boicottato un incontro a Bruxelles alla fine di ottobre, la Costa d’Avorio e il Ghana hanno mostrato i muscoli. Se le multinazionali non rispetteranno i loro impegni entro il 20 novembre, i due Paesi minacciano di “vietare l’accesso alle piantagioni per effettuare le previsioni sui raccolti” e di “sospendere i programmi di sostenibilità“.

Questi programmi, che mirano a combattere la deforestazione e il lavoro minorile, consentono ai produttori di affermare che il loro cioccolato è prodotto in modo sostenibile, un criterio favorito dai consumatori. “Questo ultimatum ci permette di attirare l’attenzione sul fatto che, per quanto siano importanti le questioni della deforestazione e del lavoro minorile, la questione del reddito degli agricoltori è altrettanto importante“, afferma Fiifi Boafo. “Se il cacao è ben pagato, possiamo mandare i nostri figli a scuola e modernizzare il nostro villaggio costruendo ospedali“, chiede Apolline Yao Ahou, un agricoltore della piantagione di Bringakro.

Diverse multinazionali, come Barry Callebaut, Olam, Cargill, Ecom, Sucgen, Nestlé e Touton, dominano il mercato ivoriano e acquistano la quasi totalità della produzione di cacao del Paese, di cui oltre l’80% viene inviato in Europa. La World Cocoa Foundation, che raggruppa le aziende produttrici di cioccolato e cacao, non ha voluto commentare. Ma alcuni produttori, come Nestlé, dicono di fare la loro parte. “Riteniamo che i coltivatori di cacao debbano percepire un reddito che consenta loro di mantenere un tenore di vita dignitos. Nestlé paga la Drd fin dall’inizio in Costa d’Avorio e in Ghana“, ha dichiarato un portavoce del gruppo. Entro il 2024, un regolamento europeo dovrebbe impedire l’ingresso nell’Ue di cacao proveniente dalla deforestazione.