Allarme droni in Danimarca su quattro aeroporti. Chiuso e poi riaperto scalo di Aalborg

Droni di origine sconosciuta hanno sorvolato aeroporti civili e militari in Danimarca per la seconda notte della settimana, e il ministro della Difesa ritiene che si tratti ormai di una “minaccia sistematica” causata da un “attore professionale”. Secondo la polizia, i droni sono stati avvistati sopra gli aeroporti di Aalborg, Esbjerg, Sonderborg e la base aerea militare di Skrydstrup, prima di allontanarsi di propria iniziativa.

Già lunedì sera, droni di origine non identificata avevano sorvolato l’aeroporto di Copenaghen e quello di Oslo in Norvegia, paese confinante, bloccando il traffico aereo per diverse ore. Questi incidenti seguono l’incursione di droni russi in Polonia e Romania e di aerei da combattimento russi nello spazio aereo estone, ma le autorità danesi ed europee non hanno per ora stabilito alcun collegamento tra questi incidenti.

Il governo danese, che insiste sull’assenza di una “minaccia militare diretta”, ha annunciato l’acquisto di nuovi mezzi “per il rilevamento e la neutralizzazione dei droni”. Lo scopo di questo tipo di attacchi ibridi è quello di seminare paura, creare divisioni e spaventarci”, ha detto il ministro della Giustizia, Peter Hummelgaard. Il Paese scandinavo, membro della Nato, ospiterà la prossima settimana i capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione Europea per un vertice a Copenaghen.

L’aeroporto di Aalborg, uno dei più grandi del Paese dopo quello della capitale Copenaghen, è stato temporaneamente chiuso, per poi riaprire diverse ore dopo. A seguito di una “valutazione globale della situazione”, la polizia e l’esercito hanno deciso di non abbattere i droni, in particolare per la sicurezza dei civili, ha dichiarato il capo di Stato Maggiore delle forze armate, Michael Hyldgaard, durante una conferenza stampa giovedì mattina. Gli scali di Esbjerg e Sonderborg non sono stati chiusi perché non erano previsti voli.

È stata avviata un’indagine in collaborazione con i servizi segreti danesi e l’esercito con l’obiettivo di “chiarire le circostanze” di questi voli, ha spiegato la polizia. Dopo il sorvolo dell’aeroporto di Copenaghen, il primo ministro danese Mette Frederiksen aveva denunciato “il più grave attacco contro un’infrastruttura critica” nel Paese, affermando di “non escludere” che si tratti della Russia. “Questo si inserisce nell’evoluzione che abbiamo potuto osservare recentemente con altri attacchi di droni, violazioni dello spazio aereo e attacchi informatici contro aeroporti europei”, aveva affermato. Si riferiva quindi alle recenti intrusioni di droni in Polonia e Romania e all’incursione di aerei da caccia russi nello spazio aereo estone a metà settembre.

I governi di questi tre paesi membri della Nato avevano accusato la Russia, che ha negato ogni responsabilità, con il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov che ha parlato di “accuse infondate”. Questi incidenti si verificano una settimana dopo l’annuncio da parte della Danimarca dell’acquisto, per la prima volta, di armi di precisione a lungo raggio per poter colpire obiettivi lontani, ritenendo che la Russia rappresenterà una minaccia “per anni”. Lo scorso fine settimana, altri aeroporti europei, in particolare quelli di Bruxelles, Londra, Berlino e Dublino, sono stati inoltre colpiti da un attacco informatico la cui origine non è stata comunicata.

 

Polonia schiera 40mila soldati a confine Russia-Bielorussia. Oggi Consiglio sicurezza Onu

In cerca di supporto diplomatico dopo l’intrusione di presunti droni russi nel suo territorio, la Polonia ha annunciato di aver deferito la questione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che terrà una riunione d’urgenza oggi a New York. Ritenuta intenzionale da Varsavia e dai suoi alleati, ma smentita da Mosca, l’intrusione di una ventina di droni dai cieli di Ucraina e Bielorussia ha suscitato forti reazioni nel Paese, che chiede un rafforzamento delle capacità militari dell’Ue e della Nato sul suo territorio. Il deferimento al Consiglio di Sicurezza mira a “attirare l’attenzione del mondo su questo attacco senza precedenti condotto da droni russi contro un Paese che non è solo membro dell’ONU, ma anche dell’Unione Europea e della NATO“, ha spiegato il Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski.

La presidenza sudcoreana del Consiglio di Sicurezza ha annunciato che si riunirà alle 15 locali (le 21 in Italia). Il Consiglio è composto da cinque membri permanenti con potere di veto, divisi in due gruppi geopoliticamente contrapposti: Stati Uniti, Francia e Regno Unito, alleati di Polonia e Ucraina, da una parte, e Russia e Cina dall’altra. L’intrusione di droni nella notte tra martedì e mercoledì si inserisce in un contesto già teso, alla vigilia di importanti esercitazioni militari congiunte russo-bielorusse, denominate Zapad-2025 (Ovest-2025), previste dal 12 al 16 settembre. Queste esercitazioni hanno portato la Polonia a chiudere il confine con la Bielorussia a partire da oggi e a limitare il traffico aereo ai suoi confini orientali. Anche Lituania e Lettonia hanno annunciato restrizioni al traffico aereo ai loro confini con Russia e Bielorussia.

Allo stesso tempo Varsavia sta schierando circa 40.000 soldati ai confini con Bielorussia e Russia. Secondo Varsavia, 19 droni sono entrati nello spazio aereo polacco, senza causare feriti. Almeno tre droni, “di fabbricazione russa”, ha dichiarato Sikorski, sono stati abbattuti dall’esercito polacco, supportato dagli alleati della Nato. Il Ministro della Difesa ha affermato che i droni sono decollati dalle regioni russe di Bryansk, Kursk, Orel, Krasnodar e Crimea. Senza commentare direttamente queste accuse, le autorità russe hanno negato qualsiasi coinvolgimento, accusando Varsavia di non aver fornito prove concrete. Da allora diversi alleati della Polonia hanno promesso o offerto di inviare rinforzi nell’ambito della “polizia aerea” della Nato. La Germania ha annunciato di voler estendere di tre mesi la sua missione di protezione dello spazio aereo polacco e di aumentare il numero dei suoi caccia da due a quattro. I Paesi Bassi, da parte loro, hanno deciso di accelerare la consegna di due batterie Patriot e di schierare sistemi di difesa aerea a corto raggio e sistemi di difesa anti-drone, con 300 soldati. La Repubblica Ceca schiererà tre elicotteri Mi-17, mentre, secondo Varsavia, Francia e Gran Bretagna vogliono impegnare Rafale ed Eurofighter. Anche la Svezia intende intensificare i propri sforzi.

Il presidente polacco Karol Nawrocki ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale per oggi pomeriggio, con la partecipazione del Primo Ministro Donald Tusk, dei ministri responsabili per la sicurezza, dei funzionari parlamentari e di tutti i partiti rappresentati in Parlamento. L’intrusione dei droni ha scatenato una valanga di proteste da parte degli alleati della Polonia, da Berlino a Parigi, da Washington a Bruxelles. Il Consiglio Nord Atlantico, il principale organo decisionale politico della NATO, ha modificato il formato della sua riunione settimanale lo stesso giorno per tenerla nel quadro dell’articolo 4 del trattato istitutivo dell’organizzazione, che Varsavia ha richiesto di attivare. Questo stabilisce che “le parti si consulteranno reciprocamente ogniqualvolta, a giudizio di una delle parti, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti siano minacciate”. Ieri, la Cina, membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sostenitore diplomatico di Mosca, ha chiesto il “dialogo”. “La Cina auspica che tutte le parti interessate risolvano adeguatamente le loro divergenze attraverso il dialogo e la consultazione”, ha affermato Lin Jian, portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese.

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Trasporti, sfida Ue per l’uso su larga scala dei droni entro il 2030

Una nuova linea d’azione per sviluppare l’uso su larga scala dei droni entro il 2030. Con la Strategia europea per i droni 2.0 presentata il 29 novembre dalla commissaria per i Trasporti, Adina Vălean, il gabinetto von der Leyen ha cercato di tratteggiare la visione per un ulteriore sviluppo del mercato europeo dei velivoli senza pilota, nel quadro di sicurezza “più avanzato al mondo” sia sul piano della sicurezza sia della definizione dei requisiti tecnici: “Con l’arrivo di una nuova generazione di velivoli a propulsione elettrica in grado di operare in ambiente urbano e regionale, dobbiamo garantire che la sicurezza delle operazioni nei nostri cieli e condizioni che soddisfino esigenze commerciali, di privacy e sicurezza”.

Il punto di partenza è il pacchetto U-space dall’aprile 2021, che ha armonizzato i requisiti minimi e la fornitura di servizi attraverso i droni (e che sarà implementato nel gennaio del prossimo anno), permettendo il volo per centinaia di migliaia di ore nei cieli europei per il rilievo di infrastrutture, il monitoraggio di fuoriuscite di petrolio o il campionamento del suolo. Dal 2003 l’Unione ha investito quasi 980 milioni di euro nello sviluppo o nell’utilizzo dei droni per applicazioni innovative, finanziando 320 progetti nell’ambito dei suoi programmi di ricerca e innovazione.
Ma attraverso il sistema già in atto per gestire il traffico di velivoli senza pilota in modo sicuro saranno ora gettate le basi per un aumento delle operazioni e per un mercato che “potrebbe valere 14,5 miliardi di euro e creare 145 mila posti di lavoro entro il 2030”, ha sottolineato con forza la commissaria Vălean. Lo sforzo coinvolge però non solo Bruxelles, ma anche comuni, regioni e Paesi membri Ue, per garantire che i servizi con i droni siano in linea con le esigenze dei cittadini, anche per quanto riguarda le preoccupazioni relative a rumore, sicurezza e privacy.

Nell’ambito della nuova strategia Ue si prevede che i droni diventeranno parte della vita europea, non solo come servizi di emergenza, mappatura, ispezione e sorveglianza “nell’ambito dei quadri giuridici applicabili”, ma anche per la consegna di piccole spedizioni (campioni biologici o medicinali) e l’introduzione di mobilità aerea innovativa, inclusi i taxi aerei: “Forniranno servizi di trasporto regolari per i passeggeri, inizialmente con un pilota a bordo, ma con l’obiettivo finale di automatizzare completamente le operazioni”, specifica la Commissione Ue.

Per fare tutto questo è necessario identificare i blocchi tecnologici critici, come l’intelligenza artificiale, la robotica, i semiconduttori, i servizi spaziali e le telecomunicazioni mobili transfrontaliere, per costruire un settore competitivo e strategicamente indipendente. Ecco perché la Strategia 2.0 mira sia a individuare aree di sinergia tra droni civili e da difesa, sia ad avviare i lavori su 19 azioni-chiave operative, tecniche e finanziarie per creare un ambiente normativo e commerciale su misura per lo spazio aereo e il mercato dei droni del prossimo futuro. In questo contesto si inserisce l’adozione di norme comuni per l’aeronavigabilità e di nuovi requisiti di formazione per i piloti di velivoli remoti, il finanziamento di una piattaforma online per supportare aziende e parti interessate e la definizione di una tabella di marcia per la tecnologia dei droni: dovranno essere identificate le aree prioritarie per la ricerca e l’innovazione e i criteri per un’etichetta volontaria per la cybersicurezza.