Fonderie e crisi energetica. Assofond: Senza misure strutturali punto di non ritorno

Oltre 1.000 imprese, 30.000 addetti, 7 miliardi di fatturato. Sono i numeri del settore delle fonderie italiane che sta affrontando una crisi energetica senza precedenti. E chi più delle imprese così altamente energivore può soffrire la situazione economica e geopolitica attuale? Il tema è infatti il focus del 36esimo Congresso Nazionale di Fonderia, in corso a Torino fino a domenica e organizzato da Assofond, associazione di Confindustria. Il primo a lanciare l’allarme è Fabio Zanardi, presidente di Assofond, spiegando che “senza misure strutturali, in tempi brevi arriveremo al punto di non ritorno: il mercato, che già è in fase di rallentamento, potrebbe sgonfiarsi repentinamente e portare di conseguenza anche nel nostro settore fermi produttivi”. Il titolo del Congresso, ‘Al timone con l’inflazione: come mantenere la rotta?’, evidenzia il contesto in cui si sta muovendo l’industria di fonderia italiana, la cui sostenibilità è messa in discussione proprio dai costi insostenibili di energia elettrica e gas.

Sostenibilità sotto tutti i punti di vista: economico, sociale e ambientale. Dell’aspetto economico-finanziario parla Claudio Teodori, docente di economia aziendale al Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, secondo cui, in un contesto di rallentamento dell’economia e inflazione, con costi elevati di materie prime ed energia, “l’unica arma a disposizione delle imprese è fare tutto il possibile per difendere la redditività che tende a contrarsi, anche grazie a investimenti in digitalizzazione e innovazione, che permettano l’incremento del valore aggiunto”. Per quanto riguarda la sostenibilità sociale, Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana S.p.a., spiega come “oggi trovare personale in linea con le esigenze delle imprese è sempre più difficile”, soprattutto per i settori industriali che i giovani neolaureati sentono distanti dalle loro aspettative.

Infine, ma non per ordine di importanza, il tema della sostenibilità ambientale, che nell’attuale contesto è fortemente influenzata dalla crisi energetica. Secondo il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, l’Europa dovrà intraprendere un percorso difficile: “La realtà è che siamo in un’economia di guerra, ma in Europa si discute per lo più di soluzioni tampone, che forse possono migliorare la situazione, ma che non sono adatte a risolvere il problema. La politica ha impiegato troppo tempo per rendersi conto della crisi. Ora bisogna tornare ai fondamentali, che sono quelli che contano: i prezzi sono esplosi non per la speculazione, ma perché manca il 40% di offerta di un bene, il gas, che è essenziale, e che è impossibile sostituire con qualcos’altro in pochi mesi”. Secondo Tabarelli “il prezzo non è alto, perché la domanda non crolla, sta cominciando a farlo solo in questi giorni. Per questo fra le possibili soluzioni c’è quella di fare pressione ai governi per dare segnali dal lato della domanda, essendo pronti anche a fare razionamento. Perché questo riduce la domanda. E’ inutile che l’Europa si scanni su tetto, extra profitti, disaccoppiamento prezzi. Quello che conta veramente è dare un segnale sulla domanda, dire che siamo pronti a fare razionamento”.

Energia, Zanardi (Assofond): Piano Germania crea squilibri devastanti

Le fonderie sono fra le aziende energivore per eccellenza, e dunque fra quelle più in difficoltà per la crisi energetica in corso. Ma sono anche fra i motori della sostenibilità, dell’economia circolare e della transizione ecologica. Parola di Fabio Zanardi, presidente di Assofond, associazione di Confindustria, che in un’intervista a GEA, a margine del 36esimo Congresso Nazionale Fonderia in corso a Torino, racconta la situazione attuale del comparto e le prospettive future.

Presidente, quale è il focus di questo Congresso?

“In questo momento è fondamentale farci forza e fare sistema sulle condizioni avverse che stiamo affrontando. I lavori sono legati alle poche e non piacevoli sicurezze che abbiamo che si chiamano soprattutto inflazione e incertezza. Cercheremo di inquadrare questi temi in modo da riuscire a fare impresa in modo più virtuoso, partendo dagli scenari dei tre pilastri della sostenibilità: People, Planet e Profit”.

Le aziende del vostro settore sono fra le più colpite dai rincari dell’energia. Cosa succederà nei prossimi mesi?

“Il problema lo stiamo vivendo da un anno ormai, oggi il problema delle alte bollette si sta riversando su settori non energivori mentre noi energivori abbiamo già lanciato l’allarme tempo fa. Ormai siamo quasi assuefatti a questa situazione. Per una fonderia media l’energia incideva il 10% del fatturato. Il prezzo ora è quintuplicato, quindi si fa presto a fare i conti. Inevitabilmente per riuscire a sopravvivere abbiamo dovuto aumentare i prezzi. L’inverno che sta arrivando ha il problema non solo dei prezzi e dell’alta volatilità, ma anche quello della disponibilità del gas e quindi si affaccia l’ulteriore incognita di potenziali fermate imposte per mancanza di disponibilità. Oltre alle grandissime incognite sulla tenuta del mercato che ci chiediamo fino a che livello possa reggere”.

Per voi si apre anche il tema della competitività, soprattutto se in altri Stati le imprese riceveranno maggiori aiuti dai Governi…

“Se nel breve termine siamo riusciti a sopravvivere e miracolosamente il mercato è riuscito a reggere nonostante gli aumenti dei costi, è chiaro che nel medio e lungo termine abbiamo una perdita di competitività rispetto al resto del mondo che ci metterà inevitabilmente fuori mercato. La cosa vale per l’Europa verso gli altri continenti, ma in questi giorni vediamo il grossissimo pericolo che si verifichi Europa su Europa. Il piano da 200 miliardi della Germania, anziché una soluzione condivisa europea, rischia di creare degli squilibri anche all’interno del continente che avrebbero effetti devastanti per la tenuta dell’industria e dell’Europa”.

Cosa chiedete all’Europa e al Governo italiano che sta per insediarsi?

“Le industrie hanno già chiesto moltissimo, ci sono già state proposte attraverso il gruppo tecnico energia di Confindustria: maggior impiego di gas nazionale, dare alle aziende una quota di energia rinnovabile a prezzo di produzione e non di mercato… Queste misure ancora non hanno visto attuazione e adesso sembra che l’electricity release vedrà la luce a gennaio. Credo che le aziende abbiano già detto in modo molto efficace quali sono i problemi e spiegato quanto sono strategiche. E devo dire che dalla politica c’è un ascolto e un recepimento del problema. Purtroppo non stiamo verificando nei fatti, soprattutto a livello europeo, una adeguata azione volta a risolvere un problema che potrebbe scoppiarci in mano”.

Un eventuale stop delle fonderie sarebbe un danno anche per la transizione ecologica?

“Le fonderie sono fondamentali per realizzare la transizione ecologica. Un generatore eolico è composto all’80% da fusioni. Le fusioni di ghisa, acciaio, alluminio sono dei manufatti resistenti che mettono il materiale solo dove serve. Costituiscono la massima efficienza dal punto di vista della manifattura e la massima potenzialità di alleggerimento, per esempio nel mercato dei veicoli. Per la fonderia c’è sicuramente un futuro in un mondo che vuole decarbonizzarsi”.

Che ruolo avete, invece, nell’economia circolare?

“La fonderia è con orgoglio, in particolare quella italiana, campionessa di riciclo. Il 95% di ciò che utilizziamo viene o convertito in altri utilizzi come sottoprodotto o utilizzato nella stessa fonderia come materiale di produzione. Un getto di ghisa, alluminio o acciaio può essere riciclato semplicemente prendendo il componente dismesso e ributtandolo in forno per essere fuso e riutilizzato per un numero infinito di volte”.

La situazione attuale, quindi, rischia di frenare anche la corsa verso la sostenibilità?

“Credo che in questi momenti di forte incertezza non dobbiamo comunque perdere di vista l’obiettivo a lungo termine che, pur con tutte le difficoltà, deve essere un mondo con meno emissioni ed ecologicamente più sostenibile. In questa direzione noi dobbiamo andare e continuare a pensare per la nostra evoluzione. Sicuramente la situazione che stiamo affrontando non aiuta e si rischia di perdere la via maestra. L’importante è distinguere tra strategia di lungo termine e tattica”.

Ma è ancora possibile, in questo momento, investire in sostenibilità per le vostre aziende?

“Sicuramente oggi per investire in sostenibilità e risparmio energetico siamo fortemente penalizzati non solo dai prezzi alti, ma anche da questa estrema volatilità. Se volessi investire in una infrastruttura che mi permette di risparmiare costi energetici, se calcolassi con il prezzo che l’energia aveva ad agosto avrei un ritorno dell’investimento in meno di un anno, se invece calcolassi con il costo di questi giorni potrei avere un ritorno in tre anni. In queste condizioni, purtroppo, con gli investimenti ingessati, questo non fa bene a nessuno”.