Trentino ordina abbattimento di due lupi. Insorgono animalisti: “Valutiamo azioni legali”

Dopo gli orsi, in Trentino è caccia ai lupi. Il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti ha infatti firmato un’ordinanza in cui si autorizza l’abbattimento di due esemplari nella zona di Malga Boldera, nel Comune di Ala. Si tratta del primo caso in Italia di prelievo tramite abbattimento di due esemplari di lupo, specie protetta a livello europeo. Il decreto, che ha ricevuto il via libera dell’Ispra, è stato emesso lo scorso 24 luglio in seguito all’alto numero di predazioni di animali da allevamento registrate nella zona: secondo quanto di legge nel documento, sedici bovini e due asini sono stati predati nel pascolo di Malga Boldera. Di proprietà del Comune di Ala, la malga è gestita dalla locale Società allevatori e ha una superficie a pascolo di 64 ettari, delimitati da un recinto elettrificato proprio in funzione anti-lupo. Ciononostante, dallo scorso 3 giugno i lupi sono riusciti a predare 2 asini e 16 vitelle.

Sarà il Corpo forestale a procedere all’abbattimento. “L’entità dei danni registrati nonostante le misure di prevenzione e la particolare intensità della pressione predatoria del lupo rispetto all’intero territorio provinciale evidenziano come si tratti di un caso di particolare criticità“, si legge nel documento che ha avuto parere positivo di Ispra. Secondo Ispra, infatti, “la rimozione di due esemplari di lupo non appare incidere significativamente sullo stato di conservazione della popolazione di lupo del Trentino Alto Adige”, alla luce delle “analisi condotte“.   Ispra precisa comunque come il via libera all’abbattimento di non più di due esemplari abbia carattere sperimentale: la Provincia dovrà “produrre una sintetica valutazione dei possibili miglioramenti della prevenzione” entro tre mesi. Trattandosi di una prima autorizzazione all’abbattimento, all’istituto preme inoltre “raccogliere informazioni in particolare circa gli effetti del prelievo sulla popolazione di lupi e sulle dinamiche predatorie“.

Intanto,  le associazioni animaliste annunciano battaglia contro l’ordinanza del presidente: la Lav ha fatto sapere, tramite un comunicato, che intende percorrere “tutte le strade possibili per fermare questa nuova guerra scellerata e unilaterale di Fugatti“, proclamando una manifestazione di piazza a Trento per sabato 16 settembre. L’Oipa, parlando di “un’azione persecutoria nei confronti della fauna selvatica del Trentino” da parte di Fugatti, riferisce di voler attendere di “leggere il provvedimento per valutare le conseguenti azioni legali“. La Lega abolizione caccia (Lac) definisce il provvedimento un “mantra per tenere alta la visibilità del presidente“. Anche la deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, definisce “un’ossessione” quella del presidente Fugatti per la fauna selvatica e promette ricorso al Tar per difendere i due esemplari.

L’ordinanza precisa che “gli eventi predatori del mese di giugno 2023 concentrati a Malga Boldera costituiscono esempio di focolaio di attacco, verificatisi in sequenza entro il raggio di 5 km dalla Malga e come tale con carattere di gravità che potrebbe portare ad una perdita economica diretta – rappresentata dal valore del bestiame predato – e indiretta, con ragionevole previsione dell’abbandono dell’attività di alpeggio, con conseguente impatto sui servizi ecosistemici connessi all’attuale assetto silvopastorale e contestuale perdita per il comparto dell’economia di montagna“. Inoltre, “tenuto conto delle caratteristiche temporali e del numero degli animali predati, nel proprio parere del 17 luglio 2023 Ispra ritiene che le predazioni registrate nella malga Boldera, a giugno 2023, possano essere considerate danno grave all’allevamento“.

Una task force per stabilire dove alloggerà Jj4: storia tipicamente italiana

Era un po’ che non si sentiva parlare di Jj4, l’orsa che per una settimana abbondante ha spaccato l’Italia, regalato una popolarità mostruosa a Maurizio Fugatti, presidente della provincia autonoma di Trento, sollevato il problema sul ripopolamento di animali che non sono facilmente gestibili (per usare un eufemismo) in zone ad alta densità turistica. Jj4 è stata ritenuta responsabile dell’uccisione del runner Andrea Papi e per parecchi giorni ha rischiato a sua volta di morire perché destinata all’abbattimento. Poi è stata ‘salvata’ dall’onda emotiva popolare (è un’orsa e ha fatto l’orsa a difesa dei suoi piccoli) e da alcune associazioni animaliste: adesso aspetta in una ‘casa rifugio’ vicino a Trento di essere trasferita in Romania.

Detta così sembra semplice, ma per consegnare Jj4 al santuario di Zarnesti si è messa in azione una specie di task force (guidata da un illustre professorone) che ha effettuato un sopralluogo e dato l’avallo al trasferimento. L’orsa dovrebbe andare a vivere in una struttura definita “ottima”, al punto che Michela Vittoria Brambilla – politica che ha fatto della tutela animale la sua battaglia di vita – sta pensando di esportare il modello rumeno in Italia per fare in modo che altri orsi possano vivere in serenità e senza dover espatriare.

Ora, il punto non è la collocazione di Jj4 quanto piuttosto il fatto che per creare un ‘santuario’ per gli orsi sia necessario spedire una delegazione di studio in un paese straniero e, alla resa dei conti, copiare come fanno i cinesi o i giapponesi. Ma è davvero il caso? Non riusciamo a fare da soli? Tra l’altro, non è che si parla di giaguari o di giraffe, animali non proprio made in Italy, ma di orsi che in realtà da secoli popolano le nostre Alpi e i nostri Appennini. Una vicenda, insomma, molto italiana

Orso Marsincano

Il Tar di Trento sospende l’ordinanza di abbattimento per gli orsi JJ4 e MJ5 fino al 27 giugno

Jj4 e Mj5 sono salvi, almeno per ora. Il Tar di Trento, infatti, ha accolto i ricorsi delle associazioni animaliste e sospeso provvisoriamente il provvedimento di abbattimento dell’orsa che ha ucciso il runner Andrea Papi ad aprile e dell’esemplare maschio accusato di aver aggredito un escursionista a marzo. L’ordinanza è sospesa fino al 27 giugno, mentre l’udienza di merito è fissata per il 14 dicembre. E secondo la Lav proprio fino a questa data non potranno essere uccisi i due esemplari.

Intanto le associazioni animaliste continuano a spingere per le possibili alternative agli abbattimenti. “Noi abbiamo elaborato delle proposte – spiegano Enpa, Leidaa e Oipa, che hanno presentato congiuntamente ricorso contro i decreti del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti -, che svilupperemo ulteriormente nelle prossime settimane, proprio per dimostrare che non c’è alcuna necessità di abbattere JJ4. L’orsa potrà andare a vivere in un posto molto lontano dal Casteller e soprattutto molto diverso. Ci sono dei precedenti molto incoraggianti dove gli animali sono stati trasferiti e stanno bene e vivono in situazioni compatibili con le loro esigenze etologiche”. La Lav va oltre, spiegando che “le possibilità di trasferire gli orsi sono concrete e reali e depositeremo l’approfondimento richiesto del progetto per portare in salvo gli animali in un rifugio santuario sicuro, sostenendone interamente le spese”.

Di tutt’altro avviso il presidente trentino Maurizio Fugatti, che sostiene che il Tar abbia dato ragione alla Provincia autonoma. Visto che, sostiene, “il Tar riconosce come i ricorsi non siano supportati da un presumibile fondamento giuridico e ravvisa già profili di inammissibilità”. L’ipotesi di trasferimento avanzata da qualche associazione – viene rilevato dalla Provincia – “non è suffragata da alcuna concreta e fattibile proposta da cui risulti anche l’impegno dei proponenti a farsi carico di tutti gli oneri. Per questo motivo, si può affermare che la scelta definitiva di confermare l’abbattimento sia di MJ5 che di JJ4 sia stata ritenuta validamente motivata”. Secondo Fugatti la sospensione degli abbattimenti “è stata disposta esclusivamente per un aspetto procedurale, ovvero allo scopo di permettere alle associazioni ricorrenti di impugnare anche le linee guida e il rapporto Ispra e Muse del 2021, non essendo ancora decorsi i termini per impugnare tale documentazione. Proseguiranno, quindi le operazioni di individuazione e identificazione di MJ5.

Alla luce delle ordinanze pubblicate stamani – è il commento del presidente Fugatti – emerge come la Provincia abbia svolto la propria istruttoria alla base dei provvedimenti adottati per gli Orsi pericolosi, JJ4 (responsabile dell’uccisione di Andrea Papi), e MJ5 (che ha aggredito un uomo in Val di Rabbi), in maniera ragionevolmente approfondita. Una conferma della validità delle decisioni adottate per garantire in primo luogo l’incolumità delle persone e la gestione degli animali problematici. Sostanzialmente – conclude il presidente – traspare dai provvedimenti del Tar la legittimità della decisione di abbattimento, che la Provincia ha adottato proprio sulla base di questa approfondita istruttoria”, conclude Fugatti.

Orso Marsincano

Catturata nella notte l’orsa Jj4: era con i suoi cuccioli. Fugatti: “Pronti ad abbatterla”

E’ stata catturata alle 23 circa di lunedì nei boschi – e non vicino al centro abitato – in Val Meledrio, attirata dalla frutta posizionata dal corpo forestale all’interno della trappola tubo, l’orsa Jj4, ritenuta responsabile della morte del runner Andrea Papi. Una volta sedata è stata portata al centro faunistico Casteller, dove si trova già M49. “Non daremo la localizzazione precisa – è stato riferito in conferenza stampa a Trento, convocata per dare i dettagli della cattura – per evitare che si generi un turismo alla ricerca dei tre cuccioli” di Jj4, che si trovano nei boschi. L’orsa ora si trova al centro faunistico Casteller, dove è presente anche M49 e dove c’è un’altra gabbia libera.

PRESENTI I TRE CUCCIOLI. E proprio i tre cuccioli erano presenti al momento della cattura. Due di loro sono finiti nella trappola insieme alla mamma, il terzo cucciolo, invece, non è stato catturato. I due animali, che pesano circa 35-40 chili, hanno due anni di età e sono stati liberati subito dopo la cattura. Sono già svezzati.

JJ4 SARA’ ABBATTUTA CON EUTANASIA. “Ieri – ha detto  il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti abbiamo consegnato al Tar la documentazione che ci aveva richiesto nel decreto. Vale l’auspicio che il Tar possa anticipare la decisione rispetto all’11 maggio perché così noi procederemo all’abbattimento di Jj4″. Abbattimento che avverrà con l’eutanasia che “è la cosa che si usa anche per gli animali di affezione. E’ lo strumento con meno sofferenza per l’animale. Non esiste l’idea dello sparo cruento se non in condizioni di immediato pericolo”, come ha riferito Raffaele De Col, dirigente del dipartimento della Protezione civile, foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento. Anche se, ha detto Fugatti “noi avremmo voluto abbattere Jj4 sul posto”.

ALTRI DUE ORSI DA ABBATTERE. Oggi è stato convocato il Comitato di sicurezza, durante il quale si parlerà di “Mj5, su cui c’è già il parere dell’Ispra per l’abbattimento e di M62, per cui chiederemo a Ispra un nuovo parere sull’abbattimento”, ha detto Fugatti. “Ora – ha aggiunto – ci attiviamo per catturare Mj5, ma sarà difficile perché è un maschio aggressivo e molto veloce, può fare anche 30 chilometri al giorno. I tre orsi sono l’aspetto che ci interessa nell’immediato, ma è ugualmente importante il tema del futuro del progetto, cioè i numeri devono tornare all’origine, cioè una cinquantina di esemplari che si sarebbero dispersi sull’arco alpino e su questo dobbiamo lavorare”.

FUGATTI: NOTIZIA DA DARE NEL 2020. L’orsa Jj4 è stata catturata “in tempi celeri rispetto alle problematiche tecniche e procedurali che riguardano una cattura di questo tipo, ma il corpo forestale ci è riuscito. Grazie a loro – ha detto Fugatti – e a chi ha lavorato alacremente in questa settimana per catturare l’orsa”. “Quando c’è la possibilità di catturare animali pericolosi – ha aggiunto -le nostre strutture sono in grado di farlo in tempi celeri. Ho immediatamente avvisato il ministro” dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, “il sindaco di Caldes e il presidente della Comunità Val di sole. E’ una notizia che avremmo voluto dare nel 2020, quando la Provincia di Trento emise due ordinanze: la prima per abbatterla e la seconda per catturarla, cosa che non abbiamo potuto fare. Oggi siamo soddisfatti, ma c’è amarezza e tristezza per quando accaduto nel frattempo”.

IL TAR NON ANTICIPERA’ IL PARERE SULL’ABBATTIMENTO. Il Tar di Trento ha rigettato l’istanza presentata dalla Provincia per anticipare al 20 aprile l’udienza relativa alla sospensione dell’ordinanza di abbattimento dell’orsa Jj4, confermando l’11 maggio come data per la camera di consiglio. “L’orsa Jj4 – specifica il Tribunale nelle motivazioni – dovrà essere reclusa in attesa dell’acquisizione di un formale parere dell’Ispra circa la necessità della sua soppressione ovvero circa la possibilità di un suo eventuale trasferimento in un sito esterno alla regione Trentino-Alto Adige, anche estero“.

LA DECISIONE DEL TAR. Sulla questione venerdì scorso si era pronunciato il Tar di Trento: sì alla cattura ma non all’abbattimento dell’orsa. O, almeno, non immediatamente. Bisognerà infatti attendere la trattazione collegiale dell’incidente cautelare in camera di consiglio il prossimo 11 maggio.

Il Tar aveva accolto in via interinale il ricorso presentato dalla LAV e dalla LAC che chiedevano la sospensione dell’ordinanza emanata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, lo scorso 8 aprile. La vittoria della associazioni animaliste, però, è solo a metà. Perché già nel decreto il Tar si esprime sostanzialmente a favore della rimozione dell’orsa, ritenendo che “l’estrema gravità di quanto accaduto astrattamente giustifichi, nella specie, l’adozione della misura dell’abbattimento dell’animale”.

Secondo il Tar ora Jj4 “dovrà essere reclusa in attesa dell’acquisizione di un formale parere reso dall’Ispra circa la necessità della sua soppressione (cosa già avvenuta, ndr) ovvero circa la possibilità di un suo trasferimento in altro sito esterno alla Regione Autonoma Trentino – Alto Adige/Sudtirol, anche estero”, ma senza spese a carico della Provincia e dello Stato. Insomma, un trasferimento invece dell’abbattimento potrebbe essere comunque preferibile.

Insomma, il Tar attende entro il 27 aprile tutta la documentazione sui fatti, compresi i referti sanitari dell’autopsia di Andrea Papi e gli esami sul Dna. Poi, l’11 maggio, prenderà la decisione definitiva.

Orso Marsincano

Caccia all’orsa in Trentino. Fugatti: “Nel 2020 ci impedirono di abbatterla”

E’ caccia agli orsi in Trentino: sono infatti due gli esemplari su cui pende l’ordinanza di abbattimento. Oltre all’orsa Jj4, ritenuta responsabile dell’uccisione del runner Andrea Papi sul monte Peller, l’Ispra ha consesso il via libera alla cattura (e alla rimozione) anche di Mj5, plantigrado che lo scorso 5 marzo ha aggredito un escursionista di 39 anni nei boschi della valle di Rabbi. La priorità nella cattura sarà data all’orsa Jj4 e poi a Mj5: essendo JJ4 un esemplare femmina – e dunque più stanziale dei maschi – il Corpo forestale trentino conosce l’area frequentata abitualmente dall’animale e in queste ore sta presidiando la zona compresa tra Mostizzolo e la Val Meledrio.

L’orsa ha 17 anni, è figlia di Joze e Jurka, tra i primi plantigradi arrivati in Trentino fra il 2000 e 2001, nell’ambito del progetto Life Ursus per la reintroduzione degli esemplari sulle Alpi, e ha un cartellino rosso sull’orecchio sinistro. Nella zona interessata i forestali stanno lavorando nella massima sicurezza perché è abitata da una ventina di orsi. Come ha ribadito il governatore trentino Maurizio Fugatti, l’ordinanza di abbattimento è in vigore ed è stata anche recepita da Ispra. Ciò significa che una volta catturata l’orsa sarà abbattuta, nonostante gli appelli di organizzazioni animaliste e politici. Tre sono le modalità con cui potrà avvenire la cattura dell’esemplare, dotato di radiocollare anche se non funzionante, secondo i protocolli internazionali: le trappole tubo vengono rese attrattive con del cibo e scattano non appena l’orso aggancia l’esca. Non sempre tuttavia gli orsi si avvicinano a questi dispositivi, dimostrando la propria diffidenza. Il Corpo forestale, fra le proprie tipologie di cattura può utilizzare anche dei lacci oppure la telenarcosi.

E’ con un sentimento di commozione e rabbia che prendiamo atto di quanto è accaduto” ha commentato Fugatti, rivolgendo un pensiero alla famiglia della vittima e all’intera comunità della Val di Sole in lutto per la morte del runner 26enne. Il presidente ha quindi illustrato l’iter giudiziario della vicenda, mettendo in evidenza che l’amministrazione provinciale, dopo aver segnalato i vari episodi di aggressione commessi da Jj4, si è vista negare le autorizzazioni di abbattimento da parte sia di Ispra sia del Tar. “In più occasioni avevamo informato Roma sulla situazione e richiesto la rimozione: rispetto a quanto è accaduto fa molto male e arrabbiare ulteriormente. Quell’orsa poteva essere rimossa da tempo ma non ce lo hanno permesso”, ha ricordato Fugatti ammettendo di aver avuto finora “le mani legate”.

L’orsa era già stata responsabile di due aggressione in Val di Rabbi nel 2020 mentre nel 2022 aveva compiuto un violento falso attacco a un biker. In seguito alla prima aggressione, JJ4 era stata oggetto di un’ordinanza urgente per l’abbattimento, sottoscritta dal presidente Fugatti. “Il Tar, il 31 luglio 2020, ha bocciato l’ordinanza con parere collegiale. Quindi ho revocato l’atto e ne ho fatto un altro per la cattura, l’11 agosto del 2020. E’ iniziata ancora una serie di ricorsi tra cui quello delle associazioni ambientaliste su cui il Consiglio di Stato si è espresso e, con giudizio monocratico prima, e collegiale poi, ha sospeso definitivamente la nostra ordinanza“, ha precisato il presidente. “Il tutto torna al Tar di Trento che ha recepito totalmente la linea del Consiglio di Stato bocciando anche l’ordinanza di cattura – ha aggiunto -. Noi quindi non potevamo procedere, avevamo le mani legate“. A quanto riferito da Fugatti, la Provincia di Trento ha poi costantemente segnalato la pericolosità dell’esemplare a Ispra, fino al 2022. “Dopo la bocciatura del Consiglio di Stato nel luglio del 2021 abbiamo chiesto a Ispra la cattura con risposta che Jj4 non è pericoloso – ha raccontato ancora il governatore in una conferenza stampa in cui ha mostrato tutta la documentazione -. Successivamente sono accaduti altri episodi e nell’agosto 2022 abbiamo ritenuto nuovamente di prendere provvedimenti sull’orsa. Il 21 ottobre Ispra ci ha risposto che ‘non appaiono i presupposti per l’abbattimento’“.

Dopo Jj4 sarà la volta di Mj5, orso maschio da 340 chilogrammi, stazza che potrebbe andare in corso alla problematica di non riuscire a entrare nelle trappole a tubo dislocate sul territorio. La Provincia Autonoma di Trento resta poi in attesa per provvedimenti nei confronti dell’orso M62 che non ha mai attaccato l’uomo ma è considerata confidente: in questi giorni è stata segnalata la presenza dove ci sono alberi da ciliegio.

Mario Draghi a Canazei

Marmolada, vittime e feriti. Draghi: Intervenire perché non riaccada

Una tragedia umana indicibile, che porta con sé anche tutto il dramma di un cambiamento climatico in atto che sembra non lasciare scampo. Il crollo di un enorme seracco dal ghiacciaio della Marmolada ha causato almeno sette vittime (di cui tre identificate), otto feriti di cui due in condizioni delicate e 13 dispersi. Un blocco di detriti e ghiaccio lungo 200 metri, largo 60 e spesso 30 metri: “Praticamente due campi da calcio spessi 30 metri”, ha precisato il governatore del Veneto Luca Zaia. Un disastro annunciato, secondo il Wwf che spiega come “era prevedibile”, visto che “quanto accaduto corrisponde agli scenari e agli avvertimenti che climatologi e glaciologi diffondono da anni”. I dati e le analisi, per l’associazione, sono “disponibili da tempo: è l’azione che manca”. E quell’azione diventa ogni giorno di più una corsa contro il tempo, visto che “la montagna sta collassando e sta diventando sempre più fragile”, rimarca Legambiente. Che tramite le parole del suo presidente, Stefano Ciafani, invita l’Italia a “accelerare il passo sulle politiche climatiche dove è in forte ritardo, approvando al più presto l’aggiornamento del piano nazionale integrato energia e clima agli obiettivi del Repower Eu e un piano di adattamento al clima”.

Il cordoglio per il disastro è condiviso. Dal Parlamento Ue, la cui plenaria a Strasburgo in apertura osserva un minuto di silenzio, fino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha telefonato al governatore trentino Maurizio Fugatti e a quello del Veneto Luca Zaia per esprimere la sua vicinanza. Ma il presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto addirittura recarsi sul posto, pur con le difficoltà del maltempo che ha reso impossibile l’arrivo in elicottero a Canazei, per “rendermi conto di persona di quello che è successo. Assicuro che è molto importante essere venuti. Abbiamo fatto un punto tecnico e operativo con tutti coloro che hanno collaborato alle operazioni, ma soprattutto sono qui per esprimere la più sincera, affettuosa e accorata vicinanza alle famiglie delle vittime, dei dispersi, dei feriti. E alle comunità che sono state colpite da questa tragedia“. In un punto stampa congiunto con le autorità locali e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, Draghi non fa sconti: “Questo è un dramma che certamente ha dell’imprevedibilità, ma certamente dipende dal deterioramento dell’ambiente e della situazione climatica“. Per questo, ora, il Governo “deve riflettere su quanto accaduto e deve prendere dei provvedimenti. Perché quanto accaduto abbia una probabilità bassissima di succedere o possa, addirittura, essere evitato“.

Intanto sono gli esperti a analizzare la situazione. E a spiegare, come Massimo Frezzotti, professore del dipartimento di scienze dell’Università Roma Tre, che il disastro “è la conseguenza delle attuali condizioni meteorologiche, vale a dire un episodio di caldo precoce che coincide con il problema del riscaldamento globale. Lo scioglimento dei ghiacci è accelerato nelle Alpi. Abbiamo vissuto un inverno estremamente arido, con un deficit di precipitazioni dal 40 al 50%. Le condizioni attuali dei ghiacciai corrispondono a metà agosto, non all’inizio di luglio“. I dati Arpav (Agenzia regionale di protezione ambientale del Veneto) lo confermano: a maggio-giugno le temperature medie giornaliere sono risultate significativamente superiori alla media storica, con uno scarto di +3.2°C nei due mesi. Le conclusioni le tira Legambiente: “Per fronteggiare la crisi climatica, servono azioni e interventi coerenti e sostenibili. Se riusciremo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravvivrà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto”.

 

(Foto Palazzo Chigi)