Ferrara (Fri-El): “Il mercato dell’acciaio soffre, investiamo 5 miliardi su geotermia”

L’Europa unita è nata dopo la seconda guerra mondiale attorno al carbone e all’acciaio. A 73 anni dalla costituzione della Ceca, come sta l’acciaio? “L’aumento dei costi delle materie prime è sensibile e il mercato dell’acciaio ne soffre. L’acciaio però è fondamentale non solo per l’industria ma anche per la transizione: serve per gli impianti eolici ma anche per realizzare i telai dei pannelli solari e la geotermia si basa su tubature in acciaio… Se i costi lievitano, gli investimenti e gli ammortamenti di ritorno sono più cari”. A dirlo è Andrea Ferrara, responsabile rapporti industriali di Fri-El Green Power e responsabile sviluppo di Fri-El Geo.

Quanto influiscono le regole ambientali sulla transizione?
“Mah… La transizione non aumenta i prezzi, è la situazione geopolitica a scatenare i rincari, senza dimenticare che in Italia l’ex Ilva è in difficoltà con ricadute su tutto il tessuto economico-industriale. Dico che la transizione non aumenta i prezzi perché è iniziata da tempo, solo qualche mese fa c’è stata l’inaugurazione del nuovo impianto Duferco per l’acciaio green a Brescia, la via è quella”.

I prezzi però sono saliti, come diceva prima…
“Sì, adesso la transizione costa di più, ma se ci fossero incentivi a tendere costerà di meno. E poi, tornando all’esempio di Duferco, i costi scenderanno una volta che i forni saranno elettrici saranno alimentati con le rinnovabili, una su tutte la geotermia”

Se ne parla tanto, ma non si vede una grande crescita della geotermia…
“La geotermia, nonostante sia fonte matura nel mondo, è ancora considerata non matura anche in Europa. L’Italia è ferma da 25 anni a Larderello in Toscana. Siamo all’anno zero come 30 anni fa per idroelettrico, fotovoltaico, eolico e noi stiamo investendo molto in questo settore, anche il governo sta ascoltando e si sta procedendo verso una incentivazione”.

Quanto vale in termini di energia un impianto medio geotermico?
“Gli impianti costano molto, ma dico che uno da 250 milioni riscalda120mila abitazioni”

Costi industriali alti e poi ci sono i tassi ai massimi da un ventennio…
“Già… 15 anni fa partirono i primi incentivi per le biomasse, cioè il Governo ha dato una spinta iniziale per lanciare la tecnologia, poi il settore va avanti da solo. Immagino una cosa simile per la geotermia, che comunque non può essere realizzata ovunque. Si scava fino a 5-6000 metri in profondità, gli impianti di perforazione sono simili a quelli del gas e/o del petrolio ma non ci sono tante aziende o strutture meccaniche che lavorano in tutto il mondo, bisogna anche accaparrarsele… Possiamo però arrivare a quello. La geotermia può decarbonizzare abitazioni e industrie oltre che abbattere importanti emissioni di Co2.

La geotermia ha anche una produzione prevedibile e costante rispetto ad altri rinnovabili?
“Un impianto fotovoltaico produce per 1700 ore, uno geotermico per 8600 ore notte e giorno”

Come mai, viste tutti questi benefici, la geotermia va avanti piano?
“La geotermia è bloccata per la stessa paura del nucleare, ma non c’entra nulla… Nessuna emissione, nessun problema sismico”.

Quanto investirete in geotermia?
“In 15 anni abbiamo previsto 5 miliardi investimenti per fare 25 impianti futuri in Italia, maggiormente al Nord, soprattutto Lombardia. Se penso alle emissioni degli edifici, è l’area che ne ha di più. Se abbattiamo lì abbiamo fatto un grande passo”.

Con la direttiva green sulle case, quanti gradi può abbattere la geotermia?
“Solo con la geotermia, senza toccare infissi e cappotti termici, aumentano di 2 gradi le classi energetiche degli edifici”.

A livello locale ci sono ostacoli?
“Dove siamo andati c’è sempre stata apertura. Noi facciamo un lavoro su tutte le fonti, andiamo a parlare con le comunità, andiamo dove veniamo accettati o dove non c’è sindrome Nimby. Tutti hanno il problema bollette e avere un prezzo flat sul consumo è importante per cittadini e la politica… C’è un problema sulla normativa, su tanti aspetti ci sono blocchi derivanti da Regi Decreti. La concessione mineraria normata dal Regio Decreto non dovrebbe essere la norma che consente la coltivazione della risorsa geotermica, siamo nel 2024 e ci dovrebbe essere una norma ad hoc”.

In Europa com’è la situazione?
“La Germania di Scholz, subito dopo l’estate, ha dichiarato prioritario l’investimento sulla geotermia. Monaco è alimentata completamente a geotermico. L’Olanda è pronta ad aprire 20 impianti geotermici, mentre la Francia ha una normativa – il cosiddetto fondo mitigazione rischio del pozzo esplorativo – che garantisce un ritorno di un 80% all’operatore se non trova risorsa o del 50% se la risorsa è scarsa”.

A voi piacerebbe quest’ultimo schema in Italia?
“Direi proprio di sì. Aggiungo che è ovviamente importante il piano Mattei, ma puntando sull’Africa continueremmo ad appoggiarci a Paesi esteri per l’approvvigionamento energetico mentre la geotermia fatta bene sarebbe un importante apporto alla diminuzione della dipendenza straniera”.

Una curiosità: il vostro gruppo investe su geotermico, eolico, solare, agrivoltaico… perché non sull’idrogeno green?
“Non ci crediamo molto per ora ma siamo pronti sempre a ricrederci. Osserviamo, guardiamo, cerchiamo di capire. Siamo stati visionari 30 anni fa con l’eolico, ora siamo visionari nella geotermia, mentre sull’idrogeno attendiamo, così come sull’eolico offshore: pensiamo che più di 15-20 progetti non si possano fare, senza dimenticare i costi esorbitante per realizzare gli impianti. Ecco, il rapporto costi-benefici per ora non ci convince”.

L’energia geotermica può aiutare la transizione, l’Italia ha grandi risorse

Abbiamo più volte sostenuto che l’approccio giusto alla transizione energetica e cioè del passaggio dall’energia prodotta con fonti fossili, che comporta grandi emissioni di CO2, all’energia prodotta da fonti rinnovabili senza emissioni di CO2 è quello che si definisce di ‘neutralità tecnologica’.

Applicare il principio della neutralità tecnologica significa sfruttare tutte le tecnologie che producono energia senza emissioni di CO2 e non limitarsi solo ad alcune filiere tecnologiche quali tipicamente fotovoltaico, eolico e idroelettrico, che vanno benissimo ma per varie ragioni, prima fra tutte la loro non programmabilità e intermittenza, non sono sufficienti.

Le industrie, gli ospedali, altri servizi essenziali hanno bisogno di energia elettrica h 24 e cioè anche quando il sole non c’è, il vento non tira e c’è poca acqua nei fiumi.

Tra le fonti energetiche che possono fornire energia continua e senza emissioni di CO2 c’è certamente il geotermico.

Un caro amico geologo, il dottor Sandro De Stefanis che legge regolarmente i miei articoli sulla transizione energetica e che insieme alla Confederazione Italiana libere professioni sta organizzando per settembre un bel convegno a Genova sulla sicurezza energetica, mi ha sollecitato ad occuparmi anche dell’energia geotermica come importantissimo strumento per la decarbonizzazione, per la produzione di elettricità continua, per l’utilizzo di grandi risorse naturali ancora da sfruttare , nel rispetto dell’ambiente circostante.

Come si vedrà l’Italia ha un potenziale importantissimo per la produzione di questa energia, un potenziale che per ragioni difficilmente spiegabili non viene adeguatamente sfruttato.

L’energia geotermica è la forma di energia ottenibile dal calore proveniente da fonti geologiche presenti nel sottosuolo.

Si tratta di una forma di energia alternativa e rinnovabile che si basa sullo sfruttamento del calore naturale del pianeta Terra dovuto all’energia termica rilasciata da processi di decadimento nucleare naturale di elementi radioattivi quali uranio, torio e potassio contenuti nelle rocce presenti nel sottosuolo terrestre (nucleo, mantello, crosta terrestre). Ma come è possibile recuperare il calore della terra?

La temperatura del suolo aumenta mano a mano che si scende in profondità, registrando un incremento di 3 gradi ogni 100 metri. Le acque sotterranee a contatto con rocce ad alta temperatura si trasformano in vapore.

Il grande interesse dell’energia geotermica è che si tratta di una fonte stabile da cui si può ricavare energia costante (il famoso base load decarbonizzato) e che determina un’occupazione di suolo più contenuta rispetto alle altre fonti di energia rinnovabile. Inoltre l’assenza di processi di combustione contribuisce alla riduzione delle emissioni di inquinanti e di CO2 in atmosfera; infatti l’energia termica fuoriesce dalla superficie terrestre attraverso vettori fluidi quali acqua e vapore.

Senza entrare troppo nei dettagli tecnici esistono diverse tipologie di centrali geotermiche che sfruttano il vapore e l’acqua calda per azionare turbine e produrre energia elettrica.

Molti e significativi sono i vantaggi dell’energia che sfrutta il calore della terra.

  • Si tratta di un’energia verde e continua, indipendente dalle temperature esterne, dalle condizioni metereologiche e dall’alternanza notte-giorno;
  • Tra le energie rinnovabili è quella che riesce a produrre maggiore quantità di elettricità;
  • Gli impianti geotermici sono silenziosi, non creano problemi acustici e non emettono anidride carbonica né polveri sottili;
  • L’assenza di processi di combustione riduce al minimo la necessità di interventi di manutenzione sugli impianti.

Dal punto di vista geotermico l’Italia ha grandissime risorse ed è un paese privilegiato con un potenziale enorme che sarebbe capace di soddisfare, secondo gli studiosi, il 40% del fabbisogno interno di energia elettrica. Nel nostro Paese le zone ad alta geotermia si trovano in Toscana: si tratta del triangolo Lardarello-Travale -Radicondoli e del Monte Amiata.

Proprio gli italiani sono stati all’inizio del ’900 i primi a sfruttare a Lardarello questa fonte energetica. Oggi gli impianti toscani, tutti gestiti dall’Enel producono 6 miliardi di Kwh l’anno coprendo circa il 30% del fabbisogno elettrico regionale. La centrale elettrica più grande è quella di Valle del Secolo a Lardarello che ha una capacità di 120 MW e oggi è in manutenzione.

Sono in attesa di autorizzazione impianti per oltre 700 GWh/anno che da soli, secondo stime dell’ex ministro dell’Energia e dell’Ambiente Cingolani, potrebbero dare il 10% dell’energia rinnovabile da immettere in rete nel 2030.

Infine, oltre le grandi centrali elettriche di cui si è detto sopra, possono risultare interessanti anche più piccole applicazioni domestiche del geotermico per riscaldare e climatizzare le abitazioni con consumi molto bassi e costi di manutenzioni irrisori.

Il principio anche in questo caso è molto semplice: si manda acqua in profondità, oltre i 100 metri, per scaldarla di 3-4 gradi centigradi; questo gradiente termico è sufficiente a trasformare un fluido contenuto in un serbatoio della centrale termica in un gas che espandendosi crea energia e calore alimentando caloriferi e scambiatori di calore. Ideale per le case in montagna dove non è difficile scendere di 100 metri con i tubi dell’acqua. Si tratta di un investimento piuttosto costoso che però viene ripagato nel tempo dalla totale assenza di consumi di combustibile. L’unica energia che viene consumata nel processo è quella della piccola pompa elettrica che manda l’acqua in profondità. Ma anche qui basta mettere qualche pannello solare sul tetto per coprire con fonti verdi anche questo fabbisogno energetico.

Energia, da Consiglio nazionale geologi via libera al decreto ‘Geoscambio’

Lo scorso dicembre si è riunita la ‘Piattaforma Geotermia’, gruppo di lavoro costituito dal Consiglio nazionale dei geologi, che raggruppa Enti di Ricerca, associazioni, ordini professionali che si occupano di Geotermia Nazionale e internazionale. Oggetto del confronto è stato il decreto ministeriale “Geoscambio”, firmato lo scorso 30 settembre dal ministro della Transizione ecologica (pubblicato il 14 ottobre sulla Gazzetta Ufficiale), un provvedimento salutato con soddisfazione dai componenti della Piattaforma Nazionale Geotermia e che ha lo scopo di normare a livello nazionale il settore delle “piccole utilizzazioni geotermiche” in Italia, con particolare riferimento agli impianti geotermici a circuito chiuso.

Il Decreto era atteso dal 2011 – ha dichiarato in una nota Emanuele Emani, membro del Consiglio nazionale geologi con delega al coordinamento della piattaforma geotermia – quale attuazione del Decreto Legge 2011/28 e della Direttiva Europea DEC 2009/28, ed ha come obiettivo quello di regolamentare l’installazione delle pompe di calore geotermiche. In particolare, risponde alla necessità di semplificare e accelerare il processo autorizzativo, soprattutto in questa fase di forte spinta verso la transizione energetica ed ambientale, nei confronti della geotermia, fonte energetica rinnovabile e programmabile che concorre in modo sostanziale alla diminuzione delle emissioni climalteranti, oltre ad essere strategica in termini di contributo economico, occupazionale e di risparmio ed efficienza energetica”.

Nel testo del decreto ministeriale – evidenzia Emani – viene esplicitata l’importanza e la necessità di una corretta modellazione geologica e idrogeologica, in particolare per sonde oltre i 50 kW, nonché la presenza, in ogni caso, di una direzione dei lavori da parte di un esperto iscritto all’Albo (DPR 328/2001). Diviene quindi di fondamentale importanza la figura del professionista in grado di curare gli aspetti idro-geologici, geotecnici, ambientali e di impatto termico connessi alla realizzazione di un impianto geotermico. Questo strumento rappresenta il primo traguardo importante raggiunto dalla Piattaforma Geotermia, grazie al lavoro e alla costanza di tutti i partecipanti al tavolo coordinati dal Consiglio Nazionale dei Geologi: Aicarr, Airu, Anighp, Anim, Anipa, Anisig, Associazione Acque Sotterranee, Consiglio Nazionale Ingegneri, Consiglio Nazionale Periti Industriali, Cosvig, Enea, Finco, Gse, Rse, Iah Italia, Ugi, Feg, Ispra, Itaca, Ingv e Cnr. L’impegno della Piattaforma e dei suoi componenti continuerà con l’obiettivo di proporre un miglioramento al testo sopracitato, prevedendo un ampliamento degli interventi non contemplati, estendendo la normativa anche agli edifici di nuova costruzione ed infine proponendo linee guida per i sistemi geotermici a circuito aperto”, ha concluso.