Si celebra la Giornata mondiale della Terra. Pichetto: “Il mondo ha consumato troppo”

Nell’ultimo secolo, “il mondo ha consumato troppo“. In occasione della Giornata mondiale della Terra, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiede impegno per il Pianeta.

Crisi climatica, smog, marine litter, consumo di suolo, malagestione dei rifiuti sono tra le principali minacce per il Pianeta e la biodiversità, denuncia Legambiente. Dalla crisi climatica che ha accelerato la sua corsa e che solo in Italia nel 2022 ha visto un aumento del 55% degli eventi estremi rispetto al 2021, causando danni e vittime, per passare al cronico problema dell’inquinamento atmosferico che non risparmia le città italiane all’eccessivo consumo di suolo, solo per citarne alcuni. Di fronte a questo quadro, il Cigno verde ribadisce che non c’è più tempo da perdere: “E’ ora il tempo del coraggio e delle azioni“. Per l’associazione sono cinque le aree di intervento su cui il Paese dovrebbe lavorare sempre di più anche per dare concretezza alla transizione energetica ed ecologica: rinnovabili, adattamento alla crisi climatica, consumo di suolo, mobilità sostenibile ed economia circolare. L’Italia “deve diventare un hub delle rinnovabili e non del gas, velocizzando gli iter di autorizzazione degli impianti, a partire da quelli fotovoltaici ed eolici“, afferma l’associazione. Deve approvare una legge contro il consumo di suolo, che il Paese aspetta da 11 anni, e nuove norme per abbattere più velocemente gli edifici abusivi; incentivare la mobilità sostenibile, intermodale e a emissioni zero; promuovere l’economia circolare, costruendo gli impianti industriali di riciclo e garantendo un approccio “sostenibile e circolare” per tutti i settori, a partire dal comparto idrico.

L’ultimo report dell’Ipcc ricorda che occorre dimezzare le attuali emissioni climalteranti nei prossimi otto anni per poter contenere li surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C. “Per poter far ciò serve mettere in campo in tutti i paesi, a partire dall’Italia, politiche coraggiose e lungimiranti a partire dallo stop ai sussidi alle fonti fossili, puntando in primis su efficienza energetica, rinnovabili, autoproduzione, accumuli e sviluppo delle reti“, scandisce il presidente Stefano Ciafani. “Allo stesso tempo bisogna, però – osserva –, replicare anche quelle esperienze virtuose che arrivano dai territori e che ci raccontano l’altra faccia dell’Italia, quella che coniuga sostenibilità ambientale, innovazione, tutela e valorizzazione, consapevoli che il futuro del Pianeta passa anche da qui, da come noi intendiamo investire sul futuro della nostra Terra”.

Sulla stessa linea il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, che tramite GEA rivolge un appello alla premier Giorgia Meloni: “Si fermi, cambi. Non si faccia dare la linea dall’Eni, che vuole costruire un futuro basato sugli idrocarburi, vuole l’Italia hub del gas per vendere il gas all’estero, questa sarà la rovina del nostro Paese. Ma la rovina del nostro Paese – ricorda – è data anche dalla dipendenza dalle fonti fossili. Puntiamo sulle rinnovabili, non facciamo più la guerra all’Europa sull’auto elettrica e sul risparmio energetico. Bisogna essere amici del clima se vogliamo dare un futuro alle generazioni che verranno“.

giornata della terra

Earth Day, tutto il mondo riunito per salvare il nostro pianeta

L’Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. Voluta dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promossa ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in 192 Paesi del mondo. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile.

Nata il 22 aprile 1970 come movimento universitario per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra, nel tempo, l’Earth Day è diventato un momento educativo e informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili. Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.

L’idea della creazione di una Giornata per la Terra fu discussa per la prima volta nel 1962. In quegli anni le proteste contro la guerra del Vietnam erano in aumento e al senatore Nelson venne l’idea di organizzare un teach-in sulle questioni ambientali. Nelson riuscì a coinvolgere anche noti esponenti del mondo politico come Robert Kennedy, che nel 1963 attraversò ben 11 Stati del Paese tenendo una serie di conferenze dedicate ai temi ambientali.

L’Earth Day prese definitivamente forma nel 1969 dopo il disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oi al largo di Santa Barbara, in California, a seguito del quale Nelson decise che era giunto il momento di portare le questioni ambientali all’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico. “Tutte le persone – disse – a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”. Il 22 aprile 1970, ispirandosi a questo principio, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una manifestazione a difesa della Terra. I gruppi che singolarmente avevano combattuto contro l’inquinamento da combustibili fossili, contro l’inquinamento delle fabbriche e delle centrali elettriche, i rifiuti tossici, i pesticidi, la progressiva desertificazione e l’estinzione della fauna selvatica, improvvisamente compresero di condividere valori comuni. Centinaia di college e università organizzarono proteste contro il degrado ambientale: da allora il 22 aprile prese il nome di Earth Day, la Giornata della Terra. La copertura mediatica della prima Giornata Mondiale della Terra venne realizzata da Walter Cronkite della CBS News con un servizio intitolato ‘Giornata della Terra: una questione di sopravvivenza’. Fra i protagonisti della manifestazione anche alcuni grandi nomi dello spettacolo statunitense tra cui Pete Seeger, Paul Newman e Ali McGraw. La Giornata della Terra diede una spinta determinante alle iniziative ambientali in tutto il mondo e contribuì a spianare la strada al Vertice delle Nazioni Unite del 1992 a Rio de Janeiro. Nel corso degli anni l’organizzazione dell’Earth Day si è dotata di strumenti di comunicazione più potenti arrivando a celebrare il proprio ventesimo anno di fondazione con una storica scalata sul monte Everest in cui un team formato da alpinisti statunitensi, sovietici e cinesi, realizzò un collegamento mondiale via satellite. Al termine della spedizione tutta la squadra trasportò a valle oltre 2 tonnellate di rifiuti lasciati sul monte da precedenti missioni. Nel 2000, grazie alla diffusione di internet, lo spirito fondante dell’Earth Day e, in generale, la celebrazione dell’evento vennero promosse a livello globale. L’evento che ne conseguì riuscì a coinvolgere oltre 5.000 gruppi ambientalisti al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone, e molti noti personaggi dello spettacolo come l’attore Leonardo di Caprio.

La partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta superando oltre il miliardo di persone in tutto il mondo: è l’affermazione della ‘Green Generation’, che guarda ad un futuro libero dall’energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali.

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Giornata della Terra: perché è indispensabile investire nel Pianeta

Il 22 aprile, si celebra come ogni anno da 52 anni a questa parte la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), promossa dalle Nazioni Unite e ‘onorata’ in circa 150 Paesi del Mondo. Il tema delle celebrazioni di quest’anno è ‘Investire nel nostro Pianeta’. Il miglior investimento possibile, potremmo aggiungere.

Questa celebrazione affonda le sue radici fino al 1969, quando nella conferenza Unesco di San Francisco, l’attivista John McConnell propose di onorare il Pianeta su cui viviamo e la pace con una giornata dedicata, in cui concentrare iniziative e manifestazioni con l’obiettivo di mettere a fuoco i (molti) drammi ambientali e promuovere la necessità di affrontarli per garantirci un futuro di benessere. Questa Giornata venne sancita in un Proclama firmato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, U Thant, e dallo stesso McConnell. Da allora, l’attenzione all’ambiente è cresciuta enormemente nel mondo, ma in misura ancora maggiore sono cresciuti i problemi: tanto che gli scienziati sono arrivati ormai a implorare la politica di agire, per scongiurare conseguenze catastrofiche.

La dichiarazione che introduce alla celebrazione della Giornata della Terra 2022 è molto chiara: “Questo è il momento di cambiare tutto: il clima economico, il clima politico e il modo in cui agiamo sul clima. Ora è il momento di dare spazio all’inarrestabile coraggio di preservare e proteggere la nostra salute, le nostre famiglie e i nostri mezzi di sussistenza. Per la Giornata Mondiale della Terra 2022, dobbiamo agire (coraggiosamente), innovare (ampiamente) e creare sviluppo (equamente). Ci sarà bisogno di tutti noi. Tutti insieme. Imprese, governi e cittadini – tutti responsabilizzati e tutti responsabili. Una partnership per il Pianeta”. Poche, semplici e chiarissime parole per ribadire quanto è chiaro da tempo: abbiamo la necessità assoluta di diventare sostenibili, di non consumare risorse in maniera sconsiderata e per giunta poco efficiente. Rispettare la salute del Pianeta, ovvero fare in modo che si conservi l’equilibrio che ha permesso di preservare quelle condizioni fisiche, chimiche, biologiche che rendono possibile la vita nelle forme in cui la conosciamo e ci permettono di prosperare, è un dovere etico ma ugualmente una necessità assoluta: per noi stessi, intesi come esseri umani, e per tutte le specie che popolano la Terra (e consentono la nostra esistenza)…

Si tratta di garantire il nostro futuro, non di garantirlo al Pianeta o alla Natura che in qualche modo si adatteranno a diverse percentuali di CO2, a diverse temperature, ecc… Concetti fondamentali che gli scienziati ribadiscono da decenni, prima totalmente inascoltati, poi ascoltati (poco) e blanditi con finte soluzioni e scarso coraggio, scarsa capacità di progettare il futuro. Concetti che vengono sottolineati anche da chi studia le scienze economiche, non solo quelle ambientali. Un esempio per tutti rende evidente la situazione. Nel rapporto pubblicato il 2 maggio 2019 dal Fondo Monetario Internazionale e dal titolo ‘Global Fossil Fuel Subsidies Remain Large: An Update Based on Country-Level Estimates’ (I sussidi globali per i combustibili fossili rimangono grandi: Un aggiornamento basato su stime a livello nazionale) viene sottolineato come i sussidi pubblici – Sussidi pubblici, è bene ripeterlo e sottolinearlo – ai produttori di petrolio nel solo 2017 ammontarono a 5200 miliardi di dollari, cifra equivalente al 6,5 per cento del PIL globale. Un dato esorbitante e che stupisce la maggior parte delle persone, abituate a credere che la redditività dell’estrazione petrolifera sia immensa e quindi certamente non bisognosa di sussidi pubblici. Inoltre, sentiamo da decenni – come replica agli appelli del mondo scientifico – che le fonti rinnovabili sono poco convenienti economicamente, ‘a meno che non ci siano sovvenzioni pubbliche’. E mentre ideologicamente si sostengono queste tesi – oggi anche false dal punto di vista finanziario – i sussidi sostengono l’estrazione di petrolio.

Scrive testualmente il Fondo Monetario Internazionale: “I sussidi hanno lo scopo di proteggere i consumatori mantenendo i prezzi bassi. Ma hanno anche un costo elevato. I sussidi sono costosi da finanziare per i governi – e quindi per i contribuenti – e possono ostacolare gli sforzi dei governi per ridurre i deficit di bilancio. Sono anche in competizione con altre spese pubbliche prioritarie per strade, scuole e sanità”. E: “Tutti i consumatori, sia ricchi che poveri, beneficiano dei sussidi pagando prezzi più bassi. I governi potrebbero ottenere più ‘bang for their buck’ (ritorno per il denaro speso, ndr) rimuovendo o riducendo i sussidi e indirizzando il denaro direttamente a programmi che aiutano solo i poveri”. Quindi: “I sussidi incoraggiano il consumo eccessivo di energia, che accelera l’esaurimento delle risorse naturali (petrolio, gas e carbone che non sono rinnovabili, ndr). Riducono anche l’incentivo all’investimento nell’efficienza energetica e in altre forme di energia più pulita. Incoraggiando lo spreco di energia, i sussidi energetici possono anche esacerbare la vulnerabilità esterna dei paesi alla volatilità dei prezzi internazionali dell’energia. Concludendo: “I guadagni fiscali, ambientali e di benessere derivanti dalla rimozione dei sussidi energetici sono sostanziali. A livello globale, i guadagni delle entrate nel 2015 sono stati stimati in circa 2,8 trilioni di dollari (3,8% del PIL globale) e 3,2 trilioni di dollari (4% del PIL globale) nel 2017. Queste riforme possono anche generare sostanziali benefici ambientali, come la riduzione delle emissioni di CO2 e delle morti premature dovute all’inquinamento atmosferico”.

Non a caso, nella stessa giornata in cui questo rapporto vedeva la luce, si tenne un incontro dal titolo ‘Nature is our capital’ ovvero ‘La natura è il nostro capitale’. Quando qualcuno, ideologicamente, spiega che la tutela dell’ambiente non deve intaccare il ciclo economico così come lo conosciamo perché ‘prima il pane, poi l’ambiente’ dovremmo avere già chiaro con chi abbiamo a che fare: con qualcuno che non ha capito – o ha interesse a non capire – che per avere il pane è necessario un campo che produca grano, da ridurre a farina e unire ad acqua e sale. Tutti elementi che ci fornisce la Terra. Per questo dobbiamo celebrarla, tutelarla e rispettarla avendo il coraggio di seguire quelle indicazioni scientifiche (anche di scienze economiche) che da decenni ci dicono che la tutela dell’ambiente significa anche crescita economica e tutela del lavoro, della salute e della sicurezza di tutti. Non ci arriveremo in pochi giorni, ma dobbiamo metterci a correre. La Giornata Mondiale della Terra è l’occasione per ribadirlo tutti insieme.

Alluvione

È ora di combattere contro il riscaldamento globale: 2021 anno di disastri climatici

L’estate più calda della storia, l’impennata delle temperature, gli incendi eccezionali e le inondazioni devastanti: nel 2021, l’Europa ha vissuto una serie di eventi estremi che sottolineano la necessità di agire contro il riscaldamento globale. È quanto afferma il rapporto annuale sul clima europeo redatto dall’European Climate Change Service Copernicus (C3S) pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Terra. Dall’era preindustriale, sul pianeta le temperature sono aumentate tra 1,1 e 1,2°C, ma l’Europa si sta riscaldando più velocemente con un aumento medio della temperatura di +2°C, rivela il report, spiegando che questo riscaldamento sta aumentando il numero di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, e l’Europa non viene risparmiata.

Il 2021 è stato un anno di eventi estremi, tra cui l’estate più calda d’Europa, ondate di calore nel Mediterraneo, inondazioni e mancanza di vento, dimostrando che la comprensione degli estremi meteorologici e climatici è sempre più importante per i settori chiave della società”, commenta il direttore di Copernicus, Carlo Buontempo.

Intanto, le concentrazioni globali di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4) hanno continuato ad aumentare. C’è stato un aumento particolarmente alto nella concentrazione atmosferica di metano. Le stime dei dati satellitari mostrano che le concentrazioni di CO2 sono aumentate di circa 2,3 ppm e il CH4 di circa 16,5 ppb.

Gli scienziati, compresi gli esperti Onu sul clima dell’Ipcc, ci hanno avvertito che il tempo sta per scadere per limitare il riscaldamento a +1,5°C”, l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi, commenta Mauro Facchini, direttore dell’Osservazione della Terra alla Commissione Europea. Nel suo ultimo rapporto, pubblicato all’inizio di aprile, l’Ipcc ha sottolineato la necessità di una riforma economica totale e di un tetto alle emissioni in meno di tre anni per mantenere un mondo ‘vivibile’. Il rapporto Copernicus “sottolinea la necessità di agire, eventi estremi legati al clima stanno già accadendo in Europa”, insiste Mauro Facchini.

CALDO RECORD

Anche se l’intero anno non è entrato nella top 10 dei più caldi del continente, il rapporto conferma che l’estate del 2021 è stata la più calda mai registrata in Europa, 1°C sopra la media degli ultimi 30 anni. Questa stagione particolarmente torrida è stata segnata da ondate di calore durate diverse settimane e molto intense, con la colonnina di mercurio che è salita a 48,8°C in Sicilia, un nuovo record europeo (che deve ancora essere confermato ufficialmente), e a 47°C in Spagna, record nazionale. Il caldo è stato accompagnato da una persistente siccità, soprattutto nel Mediterraneo, creando condizioni favorevoli agli incendi, soprattutto in Italia, Grecia e Turchia. Un totale di 800.000 ettari di terreno è andato in fumo in luglio e agosto, rendendo questa una delle stagioni degli incendi più intense in Europa da 30 anni. Inoltre in Europa gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati, con il 2021 che è stato però tra i più freddi.

TEMPERATURA DEL MARE

La temperatura media globale della superficie del mare (SST) per il 2021 è stata la sesta o settima più calda dal 1850. Tuttavia, c’è un chiaro aumento globale sia sulla terraferma che sul mare rispetto ai livelli preindustriali, con temperature superficiali globali dell’aria aumentate tra 1,1 e 1,2°C. Le condizioni di La Niña all’inizio e alla fine dell’anno hanno fatto sì che le temperature del mare del 2021 fossero più fredde a livello globale rispetto agli ultimi anni, il che ha avuto un impatto anche sulle temperature dell’aria superficiale sulla terraferma e sull’oceano. Il livello del mare ha continuato a salire durante il 2021; l’aumento totale dal 1993 è di circa 9 cm.

LE INONDAZIONI

Dopo le precipitazioni record del 14 luglio 2021, la Germania e il Belgio sono stati devastati da inondazioni che hanno ucciso più di 200 persone e causato miliardi di euro di danni. Un episodio la cui probabilità è stata aumentata dal 20% al 900% a causa del riscaldamento globale, secondo i ricercatori del World Weather Attribution. E una gelata di fine primavera, quando la natura era già germogliata, ha danneggiato molte viti e alberi da frutta dalla Francia alla Grecia settentrionale. Finora, l’impatto più chiaro del cambiamento climatico in Europa è l’intensificazione delle ondate di calore. Ma altri eventi estremi seguiranno la stessa traiettoria, dicono gli scienziati. “Ci aspettiamo che aumentino in futuro”, avverte Freja Vamborg, autore principale del rapporto.

MANCANZA DI VENTO

Le velocità annuali del vento in alcune parti dell’Europa occidentale e centrale sono state tra le più basse dal 1979. Questo ha portato a una riduzione del potenziale stimato per la produzione di energia eolica. I paesi con le velocità del vento più basse della media includono Irlanda, Regno Unito, Repubblica Ceca, Danimarca e Germania. Alcune aree di questi paesi hanno sperimentato la più bassa o la seconda più bassa velocità annuale del vento almeno dal 1979. Al contrario, parti dell’Europa sud-orientale hanno visto velocità del vento annuali molto più alte della media.

GHIACCIO DELLA GROENLANDIA AI MINIMI

Il rapporto europeo sul clima mostra anche che l’Artico si sta riscaldando ancora più velocemente del resto del mondo, con una media di +3°C rispetto all’era preindustriale. Anche se il 2021 non è stato un anno record per l’Artico, la temperatura registrata è stata di 0,4°C più alta del normale e gli incendi hanno devastato la regione, soprattutto nella Siberia orientale, rilasciando 16 milioni di tonnellate di carbonio (il quarto volume più alto dall’inizio delle misurazioni nel 2003). Il ghiaccio marino della Groenlandia si è sciolto come mai prima, registrando la sua estensione più bassa misurata, il 72% al di sotto del normale. Sotto l’influenza di temperature più alte del normale e di venti meridionali, il ghiaccio si è sciolto ampiamente durante l’estate, lasciando la Groenlandia orientale praticamente senza ghiaccio alla fine della stagione.