Un Piano contro proliferazione del granchio blu: dal governo 10 milioni in due anni

Photo credit: sito ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste

E’ pronto, in attesa di approvazione formale da parte dei ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, il piano per il contenimento del Granchio Blu. La specie aliena originaria delle coste atlantiche americane è stabilmente presente nel Mar Mediterraneo dal 1987 e l’assenza di predatori naturali ne ha agevolato la diffusione fino alla crescita esponenziale registrata negli ultimi anni. Disastrosi sono stati i danni alla biodiversità e alle attività di molluschicoltura in particolare nelle regioni del Delta del Po e dell’Alto Adriatico. Con il cambio di salinità delle acque e il riscaldamento climatico si è verificata la “tempesta perfetta”, l’ambiente è ormai ideale per l’invasione, spiega il commissario straordinario, Enrico Caterino. Per la realizzazione del progetto il Governo ha previsto, nel Decreto Agricoltura, lo stanziamento di 10 milioni di euro, gestiti dalla struttura commissariale coordinata da Caterino, nominato commissario straordinario il 20 settembre 2024 con mandato fino al 31 dicembre 2026.

Per gli interventi contro la proliferazione, invece, il Masaf ha stanziato altri 44 milioni di euro complessivi per indennizzare le imprese per la semina, il ripopolamento e la protezione degli allevamenti, il rimborso della cattura, la protezione dell’acquacoltura, la ricerca e lo sviluppo tecnologico.

Nel Piano sono previste una serie di azioni per il biennio 2025-2026 per contribuire alla difesa della biodiversità degli habitat colpiti dall’emergenza, contenere e contrastare il fenomeno della diffusione e della proliferazione della specie Granchio blu, impedire l’aggravamento dei danni inferti all’economia del settore ittico; promuovere e sostenere la ripresa delle attività economiche esercitate dalle imprese di pesca e di acquacoltura.

L’area di intervento interessa, principalmente, il Delta del Po (Polesine e area ferrarese), le lagune e i tratti costieri dell’Alto Adriatico, con il coinvolgimento delle istituzioni regionali e locali, delle associazioni di settore e delle imprese e dei principali enti di ricerca e università.

Con il commissario Caterino, con gli assessori regionali, con i sindaci dei territori colpiti dall’emergenza, rende noto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, “abbiamo lavorato in questi anni sostenendo le azioni che venivano proposte per affrontare un fenomeno nuovo“. Si è lavorato poi con i centri di ricerca, con “tutti quelli che potevano contribuire alla redazione di un piano che fosse efficace sia per il rilancio delle attività di acquacultura che per noi sono fondamentali e in particolare ovviamente l’allevamento della vongola verace“, afferma. Oggi l’incontro con le associazioni, con le amministrazioni locali e regionali ha “decretato il successo del Sistema Italia“, rivendica Lollobrigida, perché “quando si lavora insieme si lavora meglio, si ottiene di più, si risparmiano fondi o si utilizzano al fine di far crescere la ricchezza e non solo per tamponare i problemi“.

In fase attuativa, si punterà alla collaborazione con le flotte dei pescatori delle aree interessate, con la pesca selettiva delle femmine nella fase in cui hanno la transizione dall’ambiente lagunare all’ambiente marino. “Le femmine depositano dalle 700.000 ai 2 milioni di uova, qualche studio è arrivato a pensare a circa 8 milioni di uova depositate, non abbiamo ancora la certezza se il deposito avviene una sola volta o due volte nell’arco dell’anno“, ricorda il commissario.

Se il piano funzionerà, si potrà riproporre in altre aree del paese, perché il granchio blu non è presente solo nel Vento e in Emila Romagna, ma anche in Sardegna, in Puglia, in Toscana e in Sicilia. Quanto alla proposta di importare vongole portoghesi: “Bisogna vedere se effettivamente sono resistenti al granchio più delle nostre – spiega Caterino -, è tutto da verificare”.

Si tratta di andare avanti, contenendo da un lato il granchio e dall’altro creando la condizione per avere una nuova semina di vongole“, osserva Pichetto, che ricorda come in Italia ci siano ormai circa 3.300 specie aliene. “Dobbiamo trovare un punto di equilibrio – prevede -. Alcune dovranno essere eliminate, altre solo gestite”.

Granchio blu, l’ex prefetto di Rovigo Enrico Caterino commissario straordinario

L’ex prefetto di Rovigo Enrico Caterino è il commissario straordinario per l’emergenza del Granchio blu. Lo annuncia il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. “La nomina – assicura – è stata condivisa in grande sintonia tra i due ministeri“.

Essendo servitore dello Stato, affronterò l’emergenza con il massimo impegno. Il problema lo conosco perché vivo in quella zona. Non si conosce bene dal punto di vista scientifico il motivo della proliferazione, ma è un fenomeno che va gestito“, commenta Caterino, che annuncia che la struttura commissariale avrà anche un vicecommissario.

In questa fase, nell’Adriatico in particolare, il granchio blu ha compromesso alcune attività di carattere economico e rischia di compromettere l’intero ecosistema marino se non si prevedono misure strategiche. Potevano essere previste prima? Probabilmente sì. Non si è fatta una dovuta attenzione alla fluttuazione di abbondanza, portando criticità che riguardano il mondo della pesca“, spiega Lollobrigida. Se dalla pianificazione emergerà l’esigenza di nuovi stanziamenti “il governo non si tirerà indietro“, garantisce.

Il rischio di perdita di biodiversità è “molto forte“, conferma Pichetto. “La presenza del granchio blu, come specie aliena, risale a molti decenni fa ma le classificazioni ci davano un numero di esemplari bassissimo per ettaro che si è moltiplicato per mille e quindi è diventato un’invasione“, ricorda. Il riscaldamento del mare ha inciso e non poco. “Con molta onestà dobbiamo prevenire la limite del possibile – scandisce il ministro -. Il Granchio blu c’era 30 anni fa, pochi esemplari, i dati di Ispra mi dicono questo, però nel giro di due anni è esploso. Perché è esploso? Si ritiene principalmente perché c’è stato il riscaldamento dell’acqua, ma naturalmente non è solo questa la causa, è una valutazione che faremo da qui in avanti“.

Il granchio blu da emergenza diventa una risorsa: l’Emilia Romagna avvia l’export negli Usa

Al via la commercializzazione negli Usa del granchio blu pescato in Emilia-Romagna. E’ infatti partito ed è attualmente in viaggio verso le coste della Florida, destinazione Miami, il primo container, carico di 15,75 tonnellate di crostacei semilavorati. Lo rende noto la Regione. Pescati dalle imprese ittiche della Sacca di Goro, del territorio di Comacchio e nel Delta del Po, potranno essere venduti nel Paese di cui è originaria – e molto richiesta dai consumatori – questa specie alloctona che tanti danni sta creando agli allevamenti di vongole e novellame, minando il delicato equilibrio ambientale dell’area del Delta.

Regista dell’operazione la società di Rimini Mariscadoras, una start up tutta al femminile, nata nel 2021 e ideatrice del progetto ‘Blueat – La Pescheria Sostenibile’, per promuovere l’utilizzo alimentare e gastronomico delle specie aliene marine invasive, a partire appunto dal granchio blu, tra le più dannose attualmente presenti nel Mediterraneo, a causa della sua voracità e assenza di predatori naturali.

Da qui l’accordo di collaborazione dell’azienda riminese con un’azienda di trasformazione di Mestre per la lavorazione e la trasformazione dei granchi in polpa e sughi, che stanno approdando sul mercato domestico ed estero.

“Questa prima spedizione di quasi 16 tonnellate di granchio blu, è la dimostrazione concreta che ci sono le condizioni per provare a creare una filiera in grado di fornire prodotto semilavorato di qualità e una redditività anche alle nostre imprese ittiche”, commenta l’assessore regionale all’Agricoltura e pesca Alessio Mammi. Un obiettivo, dice, su cui “siamo fortemente impegnati: trasformare quella che attualmente è un’emergenza in una possibile opportunità”.

E per farlo si sta lavorando in più direzioni, in stretta collaborazione con il mondo della pesca e dell’acquacoltura. Un primo passo è stata l’autorizzazione alla cattura, al prelievo e alla commercializzazione, “ma questo non basta”, avverte Mammi. Non tutto il prodotto, infatti, ha le caratteristiche per essere venduto, mentre i danni che questa specie sta provocando a un intero settore pongono in primo piano il tema degli indennizzi, oltre a quello dello smaltimento del prodotto non adatto alla vendita. “Ne parleremo proprio nei prossimi giorni con i pescatori e acquacoltori di Goro e Comacchio, assieme ai sindaci, per fare il punto della situazione”, dice l’assessore. L’incontro è previsto il 21 agosto.

L’obiettivo è fare il punto sulle diverse questioni aperte e già oggetto di un documento, condiviso con Veneto e Friuli Venezia Giulia e inviato al Governo. Dalla richiesta di maggiori indennizzi al Governo in tempi rapidi, all’eventuale dichiarazione dello stato di calamità, passando per l’approvazione di un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena.