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L’inquinamento minaccia la salute più di guerre, alcol, droga e terrorismo messi insieme

L’inquinamento, in tutte le sue forme, rappresenta una minaccia per la salute maggiore di quella rappresentata da guerra, terrorismo, malaria, HIV, tubercolosi, droghe e alcol messi insieme. Lo rileva uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology.

I ricercatori dell’Università di Edimburgo, della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, del Global Observatory on Planetary Health del Boston College, del Centre Scientifique de Monaco, dell’University Medical Centre di Mainz e del Victor Chang Cardiac Research Institute si sono concentrati sul riscaldamento globale, sull’inquinamento atmosferico e sull’esposizione ai fumi degli incendi boschivi, evidenziando anche i fattori meno noti che determinano l’insorgere di malattie cardiache, tra cui l’inquinamento del suolo, acustico e luminoso e l’esposizione a sostanze chimiche tossiche. “Ogni anno circa 20 milioni di persone in tutto il mondo muoiono a causa di malattie cardiovascolari e gli inquinanti svolgono un ruolo sempre più importante”, spiega Jason Kovacic, direttore e amministratore delegato del Victor Chang Cardiac Research Institute con sede in Australia.

Gli agenti inquinanti sono noti come fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, ma colpiscono l’organismo in modi diversi. Il fumo e le altre tossine possono essere inalati direttamente nel tratto respiratorio inferiore e raggiungere il sangue, per poi essere trasportati ad altri organi e in tutto il corpo. Possono causare uno stress ossidativo che può danneggiare le cellule e gli organi, compreso il cuore. L’inquinamento acustico e quello luminoso possono influenzare i modelli di sonno, provocare infiammazioni e portare a un aumento della pressione sanguigna e del peso. Il caldo estremo può anche portare a disidratazione, riduzione del volume del sangue, aumento dello sforzo cardiovascolare e insufficienza renale acuta.

L’inquinamento atmosferico esterno e interno, insieme, è associato a oltre sette milioni di morti premature all’anno, di cui oltre il 50% è dovuto a cause cardiovascolari, principalmente cardiopatie ischemiche e ictus. Durante le ondate di calore, il rischio di mortalità cardiovascolare legata al caldo può aumentare di oltre il 10%. A livello globale, poi, si stima che il fumo degli incendi sia responsabile di 339.000-675.000 morti premature all’anno.

“I nostri corpi sono bombardati da inquinanti da ogni angolazione, che si ripercuotono sulla salute del nostro cuore. Le prove suggeriscono che il numero di persone che muoiono prematuramente a causa di queste diverse forme di inquinamento è molto più alto di quanto attualmente riconosciuto”, spiega Kovacic.

Il team di ricercatori ha quindi formulato una serie di raccomandazioni tra cui l’attuazione di modifiche alla progettazione delle città che favoriscano la salute del cuore, come l’aumento della copertura arborea, mezzi sicuri per gli spostamenti attivi e la riduzione dell’uso dei veicoli. Chiedono, poi, di porre fine ai sussidi all’industria dei combustibili fossili “per consentire maggiori investimenti nelle energie rinnovabili e nella produzione di energia più pulita”, ma anche “una formazione medica” specifica sui crescenti pericoli degli inquinanti.

Il cambiamento climatico aumenterà la diffusione di malattie infettive

Che il cambiamento climatico sia legato all’aumento della diffusione delle malattie infettive è cosa nota, ma l’incremento esponenziale di contagi di patologie trasmesse da vettori come zanzare, pulci e zecche, sta allarmando la comunità scientifica. In un articolo pubblicato su JAMA, un gruppo di infettivologi ha lanciato l’allarme sull’emergere e la diffusione di agenti patogeni dannosi e ha invitato il mondo medico ad avere “una maggiore consapevolezza e preparazione” per affrontare “l’impatto del cambiamento climatico sulla diffusione delle malattie”.

Le patologie infettive possono essere causate da virus, batteri, funghi o parassiti e molte si trasmettono da animale a uomo o da uomo a uomo. Quelle trasmesse da vettori, come la dengue, la malaria e la Zika, sono causate da agenti patogeni trasportati da zanzare, pulci e zecche. Il cambiamento del clima e delle precipitazioni sta ampliando il raggio d’azione dei vettori e i loro periodi di attività. Ad esempio, le malattie causate dalle zecche (come la babesiosi e la malattia di Lyme) si manifestano ora anche in inverno e, inoltre, vengono riscontrate in regioni più a ovest e a nord rispetto al passato.

Un’altra grande preoccupazione è la malaria. Le zanzare che trasmettono la malattia si stanno espandendo verso nord, a causa del clima, che ha portato all’aumento del numero di questi insetti e a un più alto tasso di trasmissione della malattia. “Come medico di malattie infettive, una delle cose più spaventose della scorsa estate sono stati i casi di malaria acquisiti localmente. Abbiamo visto casi in Texas e in Florida e poi fino a nord nel Maryland, il che è stato davvero sorprendente. Si sono verificati in persone che non avevano viaggiato fuori dagli Stati Uniti”, spiega il primo autore dello studio Matthew Phillips.

Anche le malattie zoonotiche, come la peste e l’hantavirus (trasportato dai roditori), mostrano cambiamenti nell’incidenza e nella localizzazione. A causa della perdita di habitat, gli animali selvatici si stanno avvicinando all’uomo e questo comporta un rischio maggiore di trasmissione delle malattie di sviluppo di nuovi agenti patogeni.
Lo studio ha anche evidenziato la comparsa di nuove infezioni fungine, come la Candida auris (C. auris), e cambiamenti nella localizzazione di alcuni patogeni fungini. Ad esempio, l’infezione Coccidioides (nota anche come febbre della valle) era endemica delle aree calde e secche della California e dell’Arizona, ma è stata recentemente diagnosticata a nord, nello Stato di Washington.

Anche i cambiamenti nei modelli di pioggia e nella temperatura delle acque costiere possono influenzare la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua, come l’E. coli e il Vibrio.

Il clima influenza la diffusione delle malattie trasmesse dalle zanzare

Il clima influenza l’incidenza delle malattie trasmesse dalle zanzare: quello locale su scala annuale, mentre i cambiamenti globali sono statisticamente riscontrabili ogni 2-4 anni. A rivelarlo è uno studio pubblicato su Science Advances e condotto da un team di scienziati guidati da Bernard Cazelles dell’Institut de Biologie de l’Ecole Normale Superieure della Sorbonne, che hanno analizzato una lunga serie di dati relativi alla alla malaria e alla febbre dengue provenienti da diversi Paesi su varie scale temporali, da anni a decenni. Per gli esperti questi risultati potrebbero contribuire a migliorare i sistemi di allerta precoce per le epidemie.

Le malattie trasmesse dalle zanzare continuano a minacciare la salute pubblica in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali. Le epidemie di malaria, virus Zika, dengue e febbre del Nilo occidentale sono influenzate da una serie di fattori, tra cui l’evoluzione dei patogeni e le condizioni socioeconomiche. I ricercatori tendono a concordare sul fatto che anche le variabili climatiche, come l’umidità locale e l’andamento delle precipitazioni, svolgono un ruolo importante. Alcuni focolai sono stati associati anche a El Niño-Southern Oscillation, un indice di variabilità climatica globale.

Tuttavia, pochi studi sono stati in grado di distinguere i fattori climatici locali da quelli globali che determinano le epidemie. Per colmare questa lacuna, Cazelles colleghi hanno analizzato le variabili climatiche locali e globali che si ritiene influenzino l’incidenza delle malattie trasmesse dalle zanzare nei Paesi dell’Asia meridionale/sudorientale, dell’America centrale/sudorientale e dell’Africa subsahariana. Utilizzando osservazioni climatiche allineate con 197 serie temporali di incidenza di malaria e febbre dengue che coprono un arco temporale di circa tre decenni, i ricercatori hanno individuato le scale temporali in cui queste malattie presentano forti associazioni con i fattori climatici locali (ad esempio, temperatura, precipitazioni e umidità) e globali (come El Niño-Southern Oscillation).

I risultati suggeriscono che le condizioni climatiche locali hanno generalmente influenzato la variazione dell’incidenza delle malattie su scale temporali stagionali (annuali), mentre le condizioni climatiche globali hanno influenzato la loro incidenza su scale temporali da 2 a 4 anni. Gli autori affermano che i risultati supportano la crescente evidenza che i fattori climatici possono influenzare l’emergere di malattie trasmesse dalle zanzare, ma si spingono oltre dimostrando “che questi effetti dipendono in modo consistente dalla scala temporale“. Una migliore comprensione di queste dinamiche potrebbe facilitare l’adozione di misure preventive più tempestive.

Carruba (CSRO): “Prevenire obesità significa ridurre malattie correlate”

Oggi abbiamo nel reparto adulti una popolazione che per la metà è o sovrappeso o obesa. Per quanto riguarda i bambini, uno su tre è sovrappeso e uno su quattro obeso. Abbiamo una generazione che avrà più obesità di quella attuale. Un bambino obeso ha l’80% di possibilità di rimanerlo da adulti. Il problema è che l’obesità non è vissuta come una malattia e affrontata e curata, ma è vissuta come un problema estetico. La carenza di una presenza della sanità pubblica su questo argomento fa sì che i falsi profeti delle diete si inventino le cose più impensate perché la gente chiede di dimagrire non per stare meglio ma per sentirsi più bella”. Così Michele Carruba, presidente Centro studi e ricerche sull’obesità, a margine dell’evento ‘Il nuovo approccio europeo alla salute e le ricadute per il sistema italiano’ organizzato da Withub a Roma. “L’obesità crea tutta una serie di patologie: il 90% dei casi di diabete sono legati all’obesità, il 55% delle cardiopatie, il 35% dei tumori. Prevenire l’obesità significa ridurre queste malattie che costano. Significa risparmiare nella cura e nell’assistenza ai malati di tutte le patologie causate dall’obesità. Non fare niente costa più di fare qualcosa”, aggiunge.