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Il Parlamento Ue approva le riforme del mercato elettrico e del gas

Un voto a larghissima maggioranza, che sancisce il via libera definitivo del Parlamento Europeo a un pacchetto di riforme cruciali per il futuro energetico a medio e lungo termine dell’Unione Europea. Gli eurodeputati hanno approvato in sessione plenaria quattro file del pacchetto per la riforma del mercato elettrico e dell’energia (ciascuno con oltre 400 voti a favore), confermando le intese raggiunte a dicembre 2023 con il Consiglio dell’Ue sul mercato elettrico e sulla decarbonizzazione del mercato del gas. Ora si attende solo il timbro finale dei 27 governi Ue, prima dell’entrata in vigore di tutta la legislazione.

L’elemento centrale della riforma del mercato elettrico è l’introduzione di strumenti di finanziamento per le energie rinnovabili e a zero emissioni di carbonio, compreso il nucleare, rendendo i prezzi dell’elettricità meno dipendenti dalla volatilità di quelli dei combustibili fossili. Il sostegno pubblico diretto alla produzione di energia elettrica rinnovabile (eolica, solare, idroelettrica senza serbatorio, geotermica) e da nucleare avverrà attraverso un contratto per differenza a due vie, in cui ai produttori viene pagato un prezzo di esercizio fisso per la loro elettricità, indipendentemente dal prezzo nei mercati dell’energia a breve termine. Il Consiglio avrà il potere di dichiarare una crisi dei prezzi (su proposta della Commissione), in base al prezzo medio dell’elettricità all’ingrosso o a un forte aumento dei prezzi al dettaglio dell’elettricità: in caso di crisi i prezzi possono essere fissati fino al 70 per cento del consumo di elettricità per le piccole e medie imprese e fino all’80 per cento per le famiglie.

Sui meccanismi di capacità (strumenti di incentivi alla generazione a disposizione degli Stati membri per contrastare potenziali carenze di elettricità) gli Stati membri possono sostenere finanziariamente le strutture per la fornitura di capacità, trasformandoli da una soluzione di emergenza a una componente strutturale dell’approvvigionamento energetico. Rimane fino alla fine del 2028 l’eccezione del finanziamento alle centrali elettriche a carbone o a gas già in funzione che emettono emissioni superiori allo standard di emissione (più di 550 g di CO2 per KWh). Sul fronte dei consumatori, ci sarà libera scelta di stipulare contratti a prezzo fisso (con durata minima di un anno) o contratti a prezzo flessibile, e soprattutto viene introdotto il divieto di interruzione della corrente per le persone colpite dalla povertà energetica.

Per quanto riguarda la decarbonizzazione del mercato del gas, il punto centrale riguarda la creazione di un modello di mercato per l’idrogeno in Europa con regole per l’accesso alle infrastrutture, la separazione della produzione e delle attività di trasporto e la fissazione delle tariffe. È prevista a partire da quest’anno – ma pienamente operativa dal 2027 – una nuova entità europea indipendente che riunirà gli operatori delle reti a idrogeno (Ennoh) accanto alle altre due strutture esistenti per il gas (Entsog) e l’elettricità (Entsoe). Diventerà permanente, ma su base volontaria, il meccanismo di acquisti congiunti di gas introdotto durante la crisi energetica, mentre l’idrogeno sarà incluso sotto forma di progetto pilota quinquennale per riunire la domanda e l’offerta e per garantire trasparenza di mercato nell’ambito della Banca europea dell’idrogeno.

È il 2049 la data per lo stop ai contratti a lungo termine per il gas fossile non abbattuto, ovvero le cui emissioni di gas serra non sono state lavorate per essere eliminate attraverso tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio, in vista degli obiettivi di emissioni nette zero emissioni nell’Ue alla metà del secolo. Resta la possibilità di contratti fornitura a breve termine (inferiori a un anno) perché sono considerati importanti per la sicurezza dell’approvvigionamento e per ragioni di liquidità del mercato. In linea con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi, sarà introdotto un meccanismo che consente agli Stati membri di limitare le offerte anticipate per la capacità di accesso alla rete e ai terminali per il gas naturale e il Gnl provenienti da Russia e Bielorussia.

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Commissione europea, il 2023 tra riforma del mercato elettrico e banca dell’idrogeno

Riforma del mercato dell’energia, banca dell’idrogeno e nuove tecniche genomiche. Il programma di lavoro che attende la Commissione europea nel 2023 comprenderà 43 nuove iniziative politiche a sostegno dei sei punti cardine della sua legislatura: Green Deal, Europa Digitale, un’economia a sostegno delle persone, Ue nel mondo, promozione dello stile di vita europeo e un nuovo slancio alla democrazia dell’UE. Di queste, 9 saranno dedicate alla più importante priorità della Commissione a guida Ursula von der Leyen: la decarbonizzazione del continente entro il 2050, ovvero l’attuazione del patto verde per l’Europa.

Prima tra tutte, nel primo trimestre dell’anno è attesa da parte della Commissione una proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue. In un primo tempo scettica sull’argomento, dalla scorsa primavera la Commissione Ue ha pienamente “abbracciato” l’idea di una riforma che non sia solo una risposta alle necessità immediate, ma una soluzione a lungo termine per ottimizzarne il funzionamento. Bruxelles ha già confermato che priorità sarà disaccoppiare i prezzi dell’energia elettrica prodotta dal gas da quella prodotta da altre fonti di energia, per evitare l’effetto contagio dei costi. La riforma dovrà contribuire a ridurre la volatilità dei prezzi, migliorare la liquidità del mercato, garantire gli scambi commerciali (di energia) tra gli Stati membri. Sulla riforma del mercato in Ue ci sono però posizioni molto diverse (come lo erano quelle sul price cap) e quindi si preannunciano negoziati lunghi: Germania e Paesi Bassi guidano il fronte di chi scoraggia un intervento strutturale sul mercato, mentre la Spagna, la Francia e anche l’Italia spingono per una riforma importante, che includa anche il disaccoppiamento dei prezzi.

Bisognerà attendere il terzo trimestre del 2023 per la presentazione di un altro importante tassello per la politica energetica dell’Ue: ovvero il lancio della prima Banca europea dell’idrogeno, di cui ha accennato la prima volta la presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione a settembre, anticipando che sarà dedicata allo sviluppo dell’idrogeno su larga scala e sarà in grado di investire almeno 3 miliardi di euro nei prossimi anni. Nel piano ‘REPowerEu’ presentato lo scorso maggio, la Commissione si è posta l’obiettivo di portare a 20 milioni di tonnellate la produzione di idrogeno verde: 10 milioni di tonnellate di produzione interna e 10 milioni di tonnellate di importazioni ogni anno entro il 2030. L’obiettivo di dar vita a una Banca di investimenti per l’idrogeno rinnovabile è quello di passare da un mercato che in Europa è ancora “di nicchia” a uno per la produzione su larga scala.

Queste le proposte più attese sul versante energetico e climatico, ma non saranno le uniche. Per il secondo trimestre è attesa la revisione della direttiva rifiuti per la parte tessile e alimentare così come il quadro normativo annunciato da Bruxelles per le cosiddette nuove tecniche genomiche usate per la produzione di piante. Seguiranno poi un’iniziativa per i suoli sani, la revisione della legislazione sul benessere animale e un quadro per la sicurezza alimentare, anche alla luce della guerra in Ucraina. Nel secondo trimestre attese anche tre proposte legislative per il trasporto merci pulito (consegne internazionali, dimensioni e pesi, trasporto misto). Quanto alla trasformazione digitale, la prima iniziativa che viene menzionata è quella, molto attesa, sulle materie prime critiche attesa nel primo trimestre dell’anno.

Le sfide fuori dal programma di lavoro. Oltre alle iniziative legislative previste per il 2023, Bruxelles dovrà continuare il lavoro di preparazione al prossimo inverno 2023/2024 e di contrasto all’aumento dei prezzi, oltre che mettere in pratica alcune delle misure promesse nel 2022. A partire dal nuovo indice di riferimento (benchmark) per il gas naturale liquefatto che sarà complementare al TTF olandese, che la Commissione ha annunciato nel quadro del pacchetto di emergenza contro il caro bollette del 18 ottobre. Tra le misure, la Commissione Ue ha preso atto del fatto che il TTF di Amsterdam, il mercato olandese plasmato sulle transazioni da gasdotto, non rispecchia più l’attuale andamento del mercato e quindi ha promesso entro marzo un indice europeo complementare solo per i prezzi del Gnl.

L’altra grande sfida che attende Bruxelles è quella delle riserve e della preparazione al prossimo inverno. A partire dalla primavera i governi dovranno iniziare a riempire di nuovo gli stoccaggi sotterranei di gas, che si saranno svuotati durante questo inverno. Se quest’anno il riempimento delle riserve è riuscito senza grosse difficoltà, per l’anno prossimo potrebbe non essere altrettanto dal momento che mancherà la gran parte del gas russo. L’Agenzia internazionale per l’energia ha stimato un potenziale deficit di quasi 30 miliardi di metri cubi di gas naturale il prossimo anno. Per questo, a partire da gennaio Bruxelles dovrà accelerare il lavoro sugli acquisti congiunti di gas, mettendo a punto uno strumento di aggregazione della domanda con l’intenzione di chiudere i primi contratti entro l’estate. I Paesi Ue hanno accettato di aggregare la domanda di volumi di gas per almeno il 15% dei rispettivi obblighi di riempimento degli stoccaggi. Oltre il 15%, l’aggregazione sarà volontaria.

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Bocciata la revisione del mercato elettrico. Ue: “Prudenza su tetto prezzi”

La struttura del mercato elettrico all’ingrosso dell’Unione Europea non è responsabile per l’attuale crisi dei prezzi dell’energia, garantisce forniture efficienti e sicure di elettricità in condizioni di mercato relativamente “normali” e dunque “vale la pena di essere mantenuto”. Sono le conclusioni a cui è giunta l’Acer, l’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione tra i regolatori dell’energia, nella valutazione finale pubblicata venerdì sulla struttura del mercato all’ingrosso dell’elettricità dell’Ue.

L’analisi del mercato elettrico europeo era stata commissionata in autunno dalla Commissione Europea per valutare che tipo di interventi sul mercato apportare per affrontare il rincaro dei prezzi dell’energia, su pressione di diversi Stati membri come la Francia e la Spagna. Con la guerra in Ucraina i prezzi di gas ed elettricità hanno raggiunto livelli da record dal momento che la Russia è il principale fornitore di gas all’Europa. Ma la crisi geopolitica si è inserita in un contesto di prezzi energetici già molto elevati a causa della ripresa della domanda con la progressiva uscita dalla fase più acuta di pandemia Covid-19.

Per mesi i governi europei si sono divisi in due schieramenti, tra un gruppo di Paesi mediterranei guidati dalla Spagna – spalleggiati anche da Italia e Portogallo – a favore di un intervento mirato dell’Ue sul mercato elettrico, con l’introduzione ad esempio di massimali sui prezzi dell’elettricità o del gas e anche un disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità per evitare il cosiddetto effetto contagio. Germania e altri Paesi del Nord Europa frenano in sostanza perché un massimale di prezzo potrebbe disincentivare gli investimenti alle energie rinnovabili.

Per l’autorità dei regolatori dell’energia l’attuale desing del mercato non ha bisogno di essere ristrutturato in profondità, e non è “responsabile per l’attuale crisi” ma anzi ha contribuito a mitigarne gli effetti più gravi. Tuttavia, le Istituzioni dell’Ue dovrebbero prendere in considerazione miglioramenti “a lungo termine” per garantire l’espansione su larga scala di energie rinnovabili necessarie alla decarbonizzazione entro il 2050, tra cui un aumento degli scambi di elettricità tra i paesi dell’UE, un maggiore coordinamento tra i paesi per sostenere gli investimenti nelle reti e nelle infrastrutture elettriche.

Proprio questa settimana, Madrid e Lisbona hanno ottenuto, vista la particolarità energetica del loro territorio (con poche interconnessioni e tante rinnovabili), l’approvazione da parte della Commissione Europea per fissare un tetto al prezzo del gas come misura temporanea per un anno. L’Acer ritiene che “non sia del tutto chiaro” quale sia il contributo che un tetto al prezzo del gas potrebbe dare. L’autorità avverte della necessità di essere “molto prudenti” verso l’intervento sul mercato all’ingrosso in “tempo di guerra”, quindi giustificato da una emergenza. La relazione conclude che “la necessità di interventi nel funzionamento del mercato dovrebbe essere considerata con prudenza e attenzione in situazioni di estrema costrizione”.

È sulla base di questa valutazione che la Commissione europea dovrà presentare a maggio le sue proposte per una eventuale riforma del mercato elettrico, l’ultimo Consiglio europeo di fine maggio ha dato il mandato politico all’Esecutivo per esplorare tutte le opzioni sul tavolo per ammortizzare i costi della crisi, compreso il cosiddetto ‘price cap’ (il tetto sul prezzo). La Commissione Europea porterà avanti il confronto sulla struttura del mercato elettrico all’ingrosso dell’UE “per fornire le iniziative necessarie già a maggio, come richiesto dal Consiglio europeo di marzo”, ha confermato su Twitter la commissaria europea per l’energia, Kadri Simson.