Legambiente: Città lontane da obiettivi 2030 sulla mobilità

Le città italiane sono ancora lontane dagli obiettivi di mobilità, riduzione delle emissioni e sicurezza fissati al 2030, ma “hanno la responsabilità e il potere di fare la differenza”. E’ quanto emerge dal bilancio finale di Clean Cities, la campagna itinerante di Legambiente che ha messo in luce il ruolo che i capoluoghi italiani possono svolgere per guidare il paese verso una mobilità a zero emissioni. “Mentre il governo sembra muoversi in direzione opposta, decisamente anacronistica rispetto agli obiettivi comunitari di riduzione delle emissioni – tra cui il phase-out delle auto alimentate da combustibili fossili”, dice il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, le città “possono diventare veri motori di cambiamento, rispondendo finalmente alle esigenze di tutti i cittadini e posizionando il nostro Paese tra i più avanzati dell’Unione Europea“. In particolare, le 9 città pioniere – Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino – incluse nella Missione per la neutralità climatica “devono definire un percorso chiaro per raggiungere l’obiettivo del net-zero entro 7 anni“. Ecco allora che “devono compiere un importante cambiamento per diventare più vivibili e meno inquinate, ponendo al centro della loro strategia la mobilità pubblica, condivisa, elettrica, attiva e intermodale”.

Ma a che punto siamo? Dal rapport Clean Cities emerge che il rapporto pubblico in Italia “è molto al di sotto della media europea, con soltanto un quarto delle metropolitane, treni veloci, linee tranviarie e autobus elettrici rispetto agli altri paesi“. Per Legambiente, per rendere le città veramente sostenibili e inclusive, spiega Andrea Poggio, responsabile mobilità dell’associazione, “occorre adottare politiche che rendano i quartieri e le città più accessibili in bici e con mezzi elettrici condivisi (con zone a basse emissioni e a pedaggio per le auto private) adottando le nudge policies (o spinte gentili) attraverso incentivi economici, abbonamenti e miglioramenti dei servizi“. Per trasformare le città italiane in vere “clean cities”, secondo il Cigno Verde bisogna dunque “disegnare percorsi prioritari ciclo-pedonali, incrementare i mezzi pubblici, creare zone scolastiche, aumentare i servizi e le infrastrutture di mobilità elettrica e condivisa, progettare zone cittadine a “zero emissioni“, anche per la distribuzione delle merci.

Soltanto un cittadino italiano su 4, però, è pronto ad abbandonare l’auto privata per i mezzi pubblici, se comodi e puntuali. L’indagine condotta da Ipsos per Legambiente ha analizzato le abitudini di mobilità su scala nazionale con un focus sulle grandi città di Roma, Napoli, Firenze, Milano e Torino. Dai risultati emerge, in sintesi, che i comportamenti degli italiani sono molto variegati e segmentati, e ognuno di essi richiede una risposta diversa. In particolare, una fetta consistente del campione nazionale, il 23%, è rappresentato dagli “aperti al pubblico”, ovvero da coloro che userebbero di più i mezzi pubblici e condivisi a fronte di un potenziamento dei servizi e una diminuzione dei costi. A Milano sono il 25%, a Napoli il 24%, a Torino il 23%, a Firenze 18%, a Roma il 16%.

commissione ue

Auto a zero emissioni, bici e treni: la strategia Ue per la mobilità sostenibile

Dalla scure sulle emissioni delle auto a treni più veloci, dal piano per l’espansione delle infrastrutture ciclabili all’installazione di milioni di punti di ricarica pubblici. Nel corso degli ultimi due anni è diventata sempre più stratificata e ambiziosa la strategia dell’Unione europea per accelerare la mobilità sostenibile, a partire da una serie di proposte che si stanno concretizzando e che diventeranno una realtà sul medio e lungo termine.

Tutto ha avuto inizio il 9 dicembre 2020, con la presentazione da parte del gabinetto guidato da Ursula von der Leyen della ‘Strategia per la mobilità sostenibile e intelligente’. Una serie di obiettivi da concretizzare entro la fine della legislatura nel 2024 per trasformare il sistema di trasporto dei 27 Paesi membri e allinearlo all’ambizione ‘neutralità climatica al 2050’ del Green Deal europeo. Dal momento in cui i trasporti sono responsabili complessivamente di almeno un quarto delle emissioni di gas a effetto serra registrate nell’Ue, la strategia scandisce tre tappe temporali. Entro il 2030 dovranno viaggiare sulle strade europee 30 milioni di automobili a emissioni zero (con 3 milioni di punti di ricarica pubblici installati) e la mobilità su ferro ad alta velocità dovrà essere raddoppiata rispetto ai livelli attuali. Entro il 2035 dovrà essere pronto il mercato degli aeromobili di grandi dimensioni a zero emissioni. Ed entro il 2050 tutte le automobili, i furgoni, gli autobus e i veicoli pesanti nuovi dovranno essere a zero emissioni.

È, però, nel 2021 che la strategia ha assunto contorni ben precisi. Il 14 luglio la Commissione ha adottato il pacchetto Fit for 55, con una serie di proposte che si inseriscono nel solco dell’implementazione della mobilità. La più significativa è la revisione del regolamento che stabilisce gli standard di prestazione in materia di emissioni di CO₂ per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri nuovi: con l’intesa raggiunta tra i co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue è stato sancito lo stop ai motori a combustione interna – quindi benzina e diesel – entro il 2035 su tutto il territorio comunitario. Esattamente cinque mesi più tardi sono arrivate anche le proposte per modernizzare il sistema europeo del trasporto, spostando quanto più possibile passeggeri e merci su rotaia: il traffico ferroviario ad alta velocità dovrà essere raddoppiato entro il 2030, prima di portare a compimento nel 2050 la rete transeuropea di trasporto multimodale (Ten-T). Allo stesso tempo sarà sostenuta l’introduzione di punti di ricarica per carburanti alternativi come l’idrogeno e gli Stati membri dovranno sviluppare piani nazionali nazionali per assistere le città nello sviluppo dei loro piani di mobilità sostenibile, con particolare attenzione al problema della congestione del traffico urbano.

In questo contesto va ricordata una strategia che non è ancora stata presentata dalla Commissione Ue, ma che la titolare per l’Energia, Kadri Simson, ha recentemente anticipato essere al vaglio dell’esecutivo comunitario. Quella sull’incentivazione dell’uso della bicicletta per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili nel settore dei trasporti, “fino a un risparmio pari a cinque milioni di tonnellate di petrolio”. Una traccia di questa volontà si ritrova nella proposta di nuove regole per gli investimenti nella rete di trasporto transeuropea, in cui è stato incluso l’obbligo per ogni città con più di 100 mila abitanti di un piano entro il 2025 per rendere la mobilità urbana pulita, sostenibile e senza emissioni. Usare la bicicletta è però anche una questione di infrastrutture ed è per questo che i Paesi membri devono raddoppiare i chilometri di piste ciclabili, portandoli a 5 mila entro il 2030. Per quanto riguarda le bici elettriche si pone anche il problema della ricarica: non è un caso se nella revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia sono previsti punti di ricarica per bici elettriche e spazi dedicati alla necessità di parcheggiare un maggior numero di mezzi a due ruote nei nuovi edifici.

Amazon, un miliardo per elettrificazione in Europa. In Italia ecco i micro-hub

La rete di trasporto è una delle nostre aree più impegnative da decarbonizzare e per azzerare le emissioni nette di Co2 sarà necessario un investimento sostanziale e prolungato“, spiega Andy Jassy, Ceo di Amazon.L’utilizzo di migliaia di van elettrici, camion a lungo raggio e biciclette ci aiuterà ad allontanarci ulteriormente dai combustibili fossili tradizionali e, si spera, incoraggerà ulteriormente i trasporti e le industrie automobilistiche in Europa e nel mondo a continuare a crescere e innovare, poiché dovremo lavorare insieme per raggiungere i nostri obiettivi climatici“. Per arrivare a questo obiettivo il colosso della distribuzione mondiale ha così deciso di investire oltre un miliardo di euro nei prossimi cinque anni. Amazon sta già utilizzando migliaia di veicoli a zero emissioni allo scarico nelle sue operazioni in Europa e l’investimento annunciato pochi mesi fa ne aggiungerà altre migliaia, accelerando i progressi del gruppo fondato da Jeff Bezos verso il raggiungimento di zero emissioni nette di Co2 entro il 2040, cioè 10 anni prima di quanto stabilito dall’accordo di Parigi.
Nel dettaglio Amazon ora ha più di 3.000 furgoni elettrici che consegnano pacchi ai clienti in tutta Europa, ma l’obiettivo è quello di arrivare a superare le 10.000 unità entro il 2025. E parallelamente la società investirà anche in migliaia di stazioni di ricarica nei suoi siti logistici in Europa.

Per rivoluzionare le consegne in città Amazon ha poi lanciato hub di micro-mobilità elettrici in più di 20 centri in tutta Europa e prevede di raddoppiarne il numero nel giro di tre anni. Gli hub di micro-mobilità sono in pratica stazioni di consegna più piccole, depositi di dimensioni contenute, che si trovano in posizioni centrali. Questi hub permettono ad Amazon di modificare i metodi di consegna, utilizzando ad esempio le cargo bike elettriche o, più semplicemente, intensificando le consegne a piedi. Con i micro hub spariscono infatti parecchi furgoni dalla strada, il che significa alleggerire il traffico urbano e abbattere le emissioni. In Italia da fine novembre sono 4 le città interessate da questi nuovi hub di micro-mobilità: Milano, Napoli, Genova e Bologna. A Milano, oltre il 25% dei pacchi in Area C viene consegnato dai fornitori di servizi di consegna di Amazon Logistics con cargo scooter elettrici a zero emissioni allo scarico grazie all’hub di Rogoredo, e la quota continuerà a crescere nel 2023. A Napoli, il 60% dei pacchi nella zona a traffico limitato viene consegnato attraverso cargo scooter elettrici. L’hub di micromobilità di Genova permette ai fornitori di servizi di consegna di Amazon Logistics di consegnare il 100% dei pacchi con cargo scooter elettrici nella zona a traffico limitato. Il più recente hub di micromobilità di Amazon di Bologna consentirà di consegnare quest’anno il 100% dei pacchi nella zona a traffico limitato della città utilizzando cargo scooter elettrici a tre ruote al posto dei van.

Prima di arrivare al cosiddetto ultimo miglio ce n’è però di strada. Si comincia dai grandi centri di smistamento, fino a considerare le lunghe percorrenze che sono necessarie per consegnare un pacco al cliente. La transizione in questi ultimi due ambiti sta mobilitando il gruppo attraverso due percorsi.
La società alimenta già l’85% delle sue attività con energia rinnovabile, con obiettivo 100 per cento entro il 2025. Stiamo parlando di data center, negozi fisici, uffici aziendali e strutture logistiche, compresi i punti di ricarica in loco. Amazon ora ha oltre 100 progetti di energia rinnovabile in tutta Europa, inclusi 30 progetti di parchi solari o eolici off-site su scala industriale.
Più impervia è la decarbonizzazione dei mezzi pesanti per via delle loro dimensioni e del peso di camion e rimorchi. Il colosso dell’e-commerce oggi ha cinque eHGV (veicoli pesanti per il trasporto merci elettrici) in circolazione nel Regno Unito e 20 in Germania. Per una svolta elettrica serve che tutto il sistema compia la transizione, che può avvenire se produttori e indotto sono sicuri di avere commesse. In questo senso il gigante con sede a Seattle prevede di acquistare e distribuire più di 1.500 veicoli pesanti per il trasporto merci elettrici nella sua flotta europea nei prossimi anni. E per alimentare i suoi eHGV costruirà centinaia di stazioni di ricarica rapida specializzate nei suoi siti logistici in Europa, consentendo all’azienda la ricarica dei veicoli in circa due ore.