Dell’Acqua: “Acqua pubblica, ma costerà di più. Siccità Sicilia solo punta dell’iceberg”

La siccità è uno dei fenomeni che sta mettendo in ginocchio l’Italia. Manca in diverse parti d’Italia, ma allo stesso tempo c’è la parte infrastrutturale da rivedere, o addirittura da fare. Il governo si è affidato per questo a un commissario straordinario, Nicola Dell’Acqua, nomen omen, cui è stato affidato il compito di adottare ‘interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica’. Ospite del #GeaTalk fa il punto sulla situazione in Italia, che non riguarda solo la Sicilia. Anzi, quella “è solo la punta dell’iceberg, l’Italia centromeridionale è tutta in fase di criticità abbastanza elevata”.

Anche martedì 10 dicembre ne ha discusso a Palazzo Chigi, dove il dossier resta sempre aperto. “La verità è che le infrastrutture idriche sono sotto stress, non le abbiamo manutenute e dunque abbiamo tanto lavoro da fare”, spiega. “In Sicilia c’è il quadro più drammatico, ma anche in provincia di Potenza, in Basilicata. La situazione è critica, grave, il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova le infrastrutture del Paese”. Promuove l’azione del Mit, che “ha raccolto tutte le opere necessarie in Italia da finanziare e ha messo in campo un piano da quasi 1 miliardo di euro, da attuarsi immediatamente”.

Altro capitolo ‘caro’ è quello dei dissalatori, di cui non possiamo fare più a meno nonostante siano “molto costosi” a causa dei prezzi dell’energia, “ma ora non possiamo più scherzare perché l’acqua potabile non c’è più”. Inoltre, “bisogna creare governane diverse”, visto che “abbiamo un ottimo sistema idrico integrato, ma criticità a monte: vanno manutenuti i canali e anche le dighe”, di cui non ci siamo occupati “per 50-60 anni”.

Tutte opere necessarie, investimenti che comunque hanno un prezzo. Ragion per cui “penso che l’acqua debba costare di più anche in Italia”, avvisa Dell’Acqua, ricordando che in altri Paesi le cifre sono più alte: “5-6 euro a metro cubo, mentre da noi è 2 euro”. Investendo su tubi e rimodernamento della rete, però, alla lunga avremo “meno costi di gestione”. Sintetizzando il concetto, per il commissario “l’acqua è pubblica, ma non vuol dire che deve essere gratis, perché ha un costo”.

Infine, Dell’Acqua risponde anche alle domande sulle perdite: “Abbiamo una media dagli acquedotti ancora troppo elevata” che “va a macchia di leopardo, dal 15% al 70%”. Il commissario, comunque, vuole vedere il lato positivo: “Dal 2016 è in funzione il sistema idrico integrato, che riguarda l’uso civile potabile, con un gestore unico, un controllore e una tariffa. Da quando è partito questo sistema, dove è partito, abbiamo un calo delle perdite del 16% e un aumento degli investimenti che vanno dal doppio al triplo”. È questo il modello a cui punta, in tempi ragionevolmente rapidi. Prima che ne passi davvero troppa di acqua sotto i ponti.