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Nutriscore, è battaglia in Ue ma la decisione slitta

E’ un’etichetta nutrizionale semplificata e colorata a dividere l’Europa. Si chiama ‘NutriScore’ ed è un sistema di valutazione nutrizionale che va dalla ‘A’, associata al colore verde scuro, alla ‘E’, di colore rosso, che è stata inventato in Francia e che potrebbe essere indicata dalla Commissione europea per diventare il modello di etichettatura nutrizionale uguale per tutti i Paesi in Ue. O almeno questo è quello che spera la Francia, dove il sistema è già stato adottato insieme al Belgio, la Germania, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, mentre in Spagna è in fase di approvazione. Nel quadro della sua politica agroalimentare, la strategia ‘Farm to Fork’ (Dal campo alla tavola) pubblicata a maggio 2020, la Commissione europea ha promesso di rivedere tutta la legislazione europea relativa alla cosiddetta ‘Informazione alimentare ai consumatori’, andando a proporre un sistema di etichettatura con i valori nutrizionali armonizzata a livello Ue. Una proposta doveva arrivare entro il 2022, ma per ora è slittata a data da destinarsi e potrebbe anche non arrivare in tempo per la fine della legislatura attuale nel 2024.

Gli Stati membri dell’Ue sono divisi sul sistema di etichettatura nato in Francia, principalmente perché qualunque sistema di etichettatura viene considerato da molti un sistema di condizionamento per i consumatori, che tendono a orientarsi sui cibi che l’etichetta definisce “più sani”. Attorno alla battaglia ci sono essenzialmente due schieramenti. Da un lato, una coalizione di almeno 7 Paesi, ovvero Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera, che negli anni scorsi ha promosso l’istituzione di un meccanismo di coordinamento al livello comunitario per facilitare l’adozione del Nutriscore.

Dall’altro lato, si pone una coalizione guidata dall’Italia, che comprende Paesi come Repubblica Ceca, Grecia e Romania. Per l’Europa meridionale la posta in gioco è ancora più alta visto che diversi prodotti mediterranei come l’olio d’oliva, il parmigiano o il prosciutto vengono penalizzati con un colore che rispecchia un voto basso, come ‘C’ o ‘D’. Per l’Italia il sistema Nutriscore è inaccettabile ed è in prima linea sul fronte europeo contro l’adozione, per una volta unita tra politica e mondo della filiera nel condannare questo sistema di etichettatura semplificata. Ormai più di tre anni fa ha presentato a Bruxelles una proposta per un sistema di etichettatura alternativo, chiamato ‘Nutrinform Battery’, un sistema che si presenta come una batteria, che indica il valore nutrizionale di un prodotto in relazione all’apporto nutrizionale giornaliero raccomandato per quel determinato alimento. Dal canto loro, i Paesi scandinavi (Danimarca, Norvegia e Svezia) utilizzando il simbolo a colori ‘Keyhole’ (buco della serratura), istituito in Svezia nel 1989, che rappresenta un’etichetta alimentare che identifica i prodotti più sani perché contengono meno zuccheri e sale, più fibre e cereali integrali o meno grassi rispetto ai prodotti simili dello stesso gruppo. Dal momento che il simbolo nordico non discrimina i prodotti ma si concentra solo sulla valenza positiva, secondo molti potrebbe rappresentare una buona via di compromesso tra la proposta francese e quella italiana.

La proposta italiana è partita già svantaggiata nella corsa europea, dal momento che il Nutriscore è già adottato in diversi Paesi e quindi i consumatori si stanno abituando piano piano al suo utilizzo quotidiano al supermercato. Nonostante il vantaggio che è innegabile, la partita è ancora tutta aperta finché la Commissione europea non deciderà di avanzare la proposta vera e propria. Anche a livello produttivo sta emergendo sempre maggiore consapevolezza sui limiti del Nutriscore, il cui principale punto di forza – riconosciuto anche dall’Italia stessa – è il sistema colorimetrico, a colori, che risulta molto semplice e immediato per i consumatori. Con il rischio, secondo molti, di condizionarne le scelte. Sull’etichetta “sono in corso lavori tecnici per raccogliere ulteriori prove scientifiche” per una valutazione d’impatto e non c’è data certa per una presentazione da parte dell’Ue.

Federalimentare contro il Nutriscore: Sistema inutile, sbagliato e ingannevole

Nutriscore sì, Nutriscore no? E’ il dilemma che, nel corso del 2024, dovrebbe sciogliere la Commissione Europea. Intanto, però, l’Italia, appoggiata da Cipro, Grecia, Lettonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria, si è sempre schierata sul fronte del ‘no’. In prima linea contro il sistema di etichettatura alimentare c’è fin dall’inizio Federalimentare. L’ex presidente Ivano Vacondio lo definiva come “un sistema sbagliato senza se e senza ma”. Secondo la Federazione, che riunisce le Associazioni nazionali di categoria dell’Industria Alimentare, il Nutriscore “non contribuisce a migliorare la dieta” e le sue basi scientifiche “sono molto deboli”, considerando anche che “dalla sua applicazione non si è verificato in nessun Paese alcun miglioramento dei dati relativi a obesità e malattie non trasmissibili”. Ma Federalimentare va oltre, ritenendo il Nutriscore non solo inutile, ma addirittura “ingannevole per i consumatori, poiché essendo basato sul generico parametro di 100g, a prescindere dalla tipologia di alimento, non tiene conto delle porzioni effettivamente consumate. Accade quindi che una pizza surgelata da oltre mille calorie possa ottenere il semaforo verde, mentre prodotti normalmente consumati in piccole dosi – come ad esempio l’olio d’oliva o il parmigiano – vengano puniti con il giallo o il rosso”. Alla base del ragionamento della Federazione c’è il fatto che la Dieta Mediterranea sia la più sana, mentre l’algoritmo che sottintende al Nutriscore è “fondato su basi sbagliate, perché pretende di dare una valutazione complessiva di un alimento sulla base di alcuni nutrienti prescindendo sia dalle porzioni e frequenze di consumo, sia dall’incidenza dell’alimento sulla dieta complessiva”.

Sulle stesse posizioni si schiera Coldiretti che descrive il Nutriscore un sistema “fuorviante, discriminatorio ed incompleto” e che “finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”. Questo, secondo Coldiretti, con implicazioni non solo sulla salute dei consumatori, ma anche, e soprattutto, sull’economia italiana, visto che il sistema esclude “paradossalmente dalla dieta ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine”.

L’Italia, come alternativa al Nutriscore, ha proposto il NutrInform Battery elaborato da tre ministeri (Sviluppo economico, Salute, Politiche agricole, alimentari e forestali) insieme all’Iss, al Crea e ai rappresentanti delle associazioni di categoria della filiera agroalimentare. Si tratta di un sistema che attraverso il simbolo della batteria indica al consumatore l’apporto nutrizionale dell’alimento in rapporto al suo fabbisogno giornaliero e al corretto stile alimentare. Sulla ‘batteria’ viene scritta la percentuale di calorie, grassi, zuccheri e sale per ogni singola porzione rispetto alla quantità raccomandata dall’Unione europea.

E il NutrInform Battery è diventato anche una app, che fornisce in un click informazioni immediate sulle calorie e nutrienti presenti negli alimenti, consentendo così ai consumatori di seguire una dieta varia e equilibrata. La app permette di monitorare attraverso il simbolo della batteria il consumo giornaliero di 5 elementi che sono alla base di una corretta alimentazione: calorie, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale. Il consumatore, inquadrando con la fotocamera del cellulare il codice a barre dei prodotti confezionati, potrà così conoscere la percentuale di calorie e nutrienti consumati nel corso della giornata, in riferimento alla porzione degli alimenti consigliata dai nutrizionisti secondo i valori stabiliti dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa).